Di interferenze internazionali è destino che se ne parli quasi sempre d’estate: o all’inizio (a giugno) o alla fine (tra agosto e settembre). Sono anni che è così e il 2023 non fa eccezione.
All’ultima riunione del Radio Spectrum Policy Group, gruppo consultivo fondato il 26 luglio 2002 per la Commissione Europea su questioni relative allo spettro radio, la task force italiana che si occupa delle interferenze internazionali FM ha dichiarato che “Il rapporto dovrebbe essere completato entro la metà dell’estate 2023″ e presumibilmente, pertanto, reso noto (agli enti interessati) a breve.
Ma cosa si è deciso nel consesso di giugno 2023?
Il punto della situazione sulle interferenze internazionali
Premesso che senza un Piano FM difficilmente si potrà risolvere alla radice il problema delle interferenze internazionali in FM, che – frizioni politiche con gli stati esteri (Croazia e Slovenia in testa) a parte – sta bloccando il pieno sviluppo del DAB, impedendo l’attribuzione di frequenze coordinate (quantomeno) sull’area adriatica, va riconosciuto che il Ministero delle imprese e del made in Italy ed Agcom stanno comunque provando a gestire la vexata quaestio, con la costituzione del citato gruppo di lavoro, promosso ex art. 50 c. 10 D. Lgs. 208/2021.
Strategie
Task force che avrebbe già effettuato una ricognizione della consistenza delle attuali reti FM e che, secondo alcuni rumors, di cui abbiamo dato conto in passato, potrebbe tentare di individuare eventuali ridondanze impiantistiche da ridurre per determinare una provvista di risorse radioelettriche da attribuire ai soggetti che dovranno dismettere frequenze pienamente incompatibili con quelle estere.
Target complesso
Obiettivo, come abbiamo già osservato in passato, più facile a dirsi che a farsi (ammesso che sia questa la strategia), in quanto, senza una pianificazione preventiva basata su frequenze coordinate e conseguente assegnazione, il rischio della disparità di trattamento (che costituisce un vizio di legittimità dell’atto amministrativo) è dietro l’angolo.
Ridondanze in sicurezza…
Senza considerare che già alle prime avvisaglie dell’anno scorso, le eccedenze radioelettriche sono state in gran parte poste in sicurezza attraverso opportune alienazioni. Improbabile, pertanto, che la soluzione strategica possa essere questa.
Concetto sconosciuto all’estero…
“La ridondanza FM è un concetto sconosciuto all’estero, in quanto qualsiasi pianificazione la esclude a priori, basandosi sul massimo sfruttamento di una risorsa normalmente scarsa.
… e comunque non risolutiva del problema
E’ quindi difficile far capire ad un interlocutore straniero la ragion d’essere di una frequenza in più sul medesimo bacino per la stessa emittente”, dichiara una fonte ministeriale a NL, che aggiunge: “A questo punto, tanto vale pianificare il tutto, tenendo conto dei diritti maturati dagli attuali esercenti”.
Un passo indietro
Prima di esporre le ultime determinazioni assunte, ricordiamo che, in occasione della riunione del 07/06/2022 del Radio Spectrum Policy Group in seno alla Commissione europea, i rappresentanti italiani avevano dichiarato che il progetto sarebbe partito dal Friuli Venezia Giulia e che al vaglio vi erano anche ipotesi di non meglio chiarite “misure di compensazione”.
Modelli tv
Espressione che la tradizione televisiva vorrebbe ricondotta a degli indennizzi economici per gli spegnimenti.
Indennizzi improbabili
Ad oltre un anno di distanza da quelle manifestazioni di volontà, stante la difficile situazione economico-finanziaria del paese, appare però altamente improbabile la destinazione di risorse di bilancio per eventuali indennizzi per spegnimenti FM, quand’anche nella forma di incentivi per lo sviluppo alla radiodiffusione sonora in tecnica digitale.
Spegnimenti volontari
E quindi è più probabile che ci si limiterà a favorire spegnimenti volontari, con la garanzia che vengano preservati i diritti di illuminazione FM (in altri termini, consentendo la partecipazione ai consorzi DAB coi relativi diritti doveri anche successivamente alla dismissione di impianti FM).
Antieconomici
E ciò anche in considerazione del fatto che lo sviluppo della fruizione digitale (DAB+, IP, DTT) ha già reso in molti casi antieconomici impianti analogici minori (è il caso della dismissione volontaria di impianti FM in alcune valli laterali). Tendenza che era stata accentuata dall’aumento dei costi dell’energia elettrica.
Le linee guida DAB
Quanti aderiranno?
Una prospettiva su cui, tuttavia, non ci sono proiezioni attendibili in termini di positivo riscontro da parte degli editori locali.
Radio Spectrum Policy Group giugno 2023
Ma veniamo alle determinazioni più recenti del Radio Spectrum Policy Group.
Work in progress
Al 14 giugno 2023, data di esito del RSPG23-022, la rappresentanza italiana aveva dichiarato che non era ancora “possibile rendere disponibili nuove informazioni”, in quanto il gruppo di lavoro costituito “svilupperà un processo interno che riferirà al Ministero.
Consigli
Il rapporto consiglierà una serie di possibili azioni aventi anche l’obiettivo di utilizzare in modo più efficiente le frequenze FM come valutazione sulla fattibilità dell’attuazione di tali azioni, indicate dall’Italia in precedenti occasioni (sistemi di compensazione e migrazione al DAB, ndr)“.
Compromesso tra eliminazione/mitigazione interferenze e preservazione investimenti effettuati dai privati
Nell’esito del lavoro della sessione di giugno 2023 è stato confermato che gli obiettivi di queste azioni includono “l’eliminazione/mitigazione di interferenze e la preservazione degli investimenti effettuati in questo settore” e che “il rapporto dovrebbe essere completato entro la metà dell’estate 2023”.
All’esame casi specifici segnalati da Croazia e Slovenia
Circa l’impatto degli interventi, è stato precisato che l’Italia sta “cercando di risolvere casi specifici di interferenza sulla base dell’elenco prioritario dei casi di interferenza (segnalati da Slovenia e Croazia, ndr)”.
Prima risolvere problemi meno complessi
“L’Italia – è stato dichiarato – intende affrontare innanzitutto questi casi che ritiene meno complessi da risolvere. Le potenziali soluzioni saranno discussi con gli operatori per ridurre al minimo i potenziali rischi di contenzioso col Ministero”.
Soluzioni difficili da attuare e rischio effetto domino
“Sebbene le stazioni interferenti siano state identificate, non possono essere spente senza fornire un’alternativa fattibile che consenta di proseguire l’attività. In alcuni casi c’era poi il rischio di un effetto domino ed è complesso individuare delle soluzioni alternative”, hanno spiegato i rappresentanti italiani.
Coerenza con gli indirizzi politici di Urso
Una posizione coerente con le dichiarazioni rese ad inizio 2023 dal ministro Adolfo Urso, che, al primo Tavolo permanente sulle comunicazioni elettroniche – settore radio, si era così espresso: “Non è intenzione di questo Ministero avviare un piano di dismissione della radiodiffusione in tecnica analogica FM, concetto che ho già avuto modo di ribadire durante l’audizione alla Camera e al Senato sulle linee programmatiche per le telecomunicazioni”.
Casa delle imprese, non della chiusura delle stesse
“Questo Ministero è la casa delle Imprese e per tale motivo vogliamo rafforzare e sostenere le imprese del settore radio e ovviamente anche gli investimenti fatti”, aveva ribadito Urso.
Diffidenza croata e slovena
Approccio verso il quale l’Italia si dichiara fiduciosa, ma che Croazia e Slovenia non condividono, “soprattutto perché non è stato compiuto alcun progresso verso la soluzione interferenze facenti parte della lista delle priorità”.
CE vigile
Per parte propria, la Commissione Europea “resterà vigile” e si riserva di “agire a livello politico e giuridico, se necessario“.
Radio Spectrum Policy Group sollecita Italia a risoluzione problematiche
Il Radio Spectrum Policy Group ha, invece, conclusivamente “ribadito il suo invito all’Italia affinché trovi e attui soluzioni nel più breve tempo possibile nel rispetto, in particolare, dell’articolo 45 del Codice delle Comunicazioni Elettroniche Europee”. (E.G. per NL)