L’intricatissima questione delle indagini sull’ascolto radiofonico, con ogni probabilità, finirà davanti all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in un’audizione complessiva della industria radiofonica.
Difficile, se non impossibile, infatti, che i grandi editori riescano a trovare un accordo da soli.
Radio RAI, infatti, non ne vuole più sapere del Tavolo Editori Radio s.r.l. e dichiara: “O una newco o da soli”.
Dall’altra parte, nessun socio del TER ha rilasciato dichiarazioni sulla scomoda questione (anche se espressamente interpellato), mentre, per parte propria, UPA (Utenti Pubblicità Associati) non desidera far l’ago della bilancia nella controversia. “Ci rimettiamo alle decisioni di Agcom”, ha affermato UPA, tramite il suo presidente, Lorenzo Sassoli de Bianchi.
Il quadro
Vediamo di riepilogare gli ultimi avvenimenti per acquisire una sufficiente consapevolezza di quanto la vicenda si stia complicando, quasi di giorno in giorno.
Il bollino di affidabilità e credibilità
“Per noi il TER non c’è più, non ci confrontiamo con chi non ha più credibilità. La mission del servizio pubblico è garantire affidabilità e credibilità a qualsiasi iniziativa che ci vede coinvolti”, aveva dichiarato lapidario una decina di giorni fa Roberto Sergio.
Voltare pagina
Il neo a.d. RAI, acerrimo nemico del modello MOC (Media Owner Committee, cioè ente rilevatore partecipato solo dai rilevati stessi) e del metodo CATI (interviste telefoniche) e, per converso, sostenitore del JIC (organismo partecipato dall’intera filiera dell’industria radiofonica, quindi anche dai pubblicitari, finora esclusi) e del meter, è determinato – come non mai – a (far) voltare pagina.
Comunque RAI non ci sarà in TER 2024
Precisando – onde fugare qualsiasi possibilità di riappacificazione – che “In ogni caso non iscriveremo le nostre radio per il 2024″.
Non c’è PER senza TER
Come se non bastasse, la larga crepa nei rapporti tra le parti si è ulteriormente ampliata questa settimana, con l’annuncio dell’uscita di RAI anche dalla s.r.l. Player Editori Radio, la società che gestisce l’aggregatore dei flussi streaming delle radio nazionali e di molte delle locali iscritte al TER.
Rottura estesa coi soci dominanti del TER
“E’ una questione di coerenza, visto che Radioplayer è di fatto TER”, aveva motivato a NL una fonte RAI, ammettendo che si trattava di una “estensione della rottura coi soci dominanti nel TER”, ma anche di una ragione oggettiva, considerati “i numeri irrisori che non giustificano i costi”.
La reazione di TER
Poco dopo la nostra notizia, data poco prima della pubblicazione dei dati integrativi del 1° semestre 2023, la presidenza del TER (Federico Silvestri), ha accompagnato la nota di presentazione dei risultati con la precisazione “che il ricorso ex art. 700 cpc davanti al Tribunale di Milano proposto dalla RAI nei confronti di TER per chiedere la inibitoria alla pubblicazione dei propri dati del 1° semestre 2023 (in relazione all’attività di pubblicità autopromozionale effettuata da molte emittenti) è stato rigettato con ordinanza in data 13 luglio 2023, con condanna della RAI alle spese del giudizio.
I procedimenti cautelari
La RAI ha, quindi, proposto reclamo avverso tale provvedimento e il Tribunale di Milano, con ordinanza in data 11 agosto 2023, ha rigettato anche quest’ultimo ricorso, confermando il provvedimento di primo grado e condanndando la RAI alle spese anche di quest’ultimo giudizio”, concludeva la nota TER.
I buoi e la stalla
Non che un esito differente avrebbe cambiato qualcosa, in realtà, visto che nelle more delle decisioni la pubblicazione dei dati era già avvenuta da parte del TER il 3 luglio 2023.
I malumori si diffondono anche alla base dell’ industria radiofonica
Intanto, malumori sull’indagine si registrano anche dalla base dell’industria radiofonica, con le emittenti locali che sul forum d’eccellenza del settore, Talkmedia, si dichiarano i maggiori danneggiati dall’attuale gestione dell’indagine d’ascolto.
Azzeramento ed indifferenza dei sindacati
Gli editori, sul gruppo Facebook di Talkmedia, lamentano, infatti, un 1° semestre 2023 che “ci ha azzerati” e contestano l’inerzia delle proprie associazioni di categoria che “nonostante l’allucinante situazione che si trascina da mesi, non hanno espresso alcuna posizione a riguardo”.
La delibera Agcom 202/23/cons
La situazione attuale, come noto, vede il TER obbligato entro la fine della prossima settimana a dare conto ad Agcom, così come previsto dalla delibera 202/23/CONS, del piano d’intervento per procedere a trasformare la società di rilevazione passando dal modello MOC a JIC ed adottando un metodo ibrido di rilevazione (rilevazione dichiarativa + elettronica) entro 6 mesi.
Società di monitoraggio dell’ascolto sotto monitoraggio
Non solo, TER s.r.l., nei sei mesi che condurranno all’adozione delle misure imposte da Agcom, dovrà relazionare costantemente l’Autorità stessa sul progresso delle operazioni di adeguamento, che saranno seguite passo passo.
Sergio: industria radiofonica sconfitta da ottusità di chi non ci ha ascoltati
Sebbene la delibera Agcom abbia, di fatto, dato ragione a Roberto Sergio, quest’ultimo, non appare affatto soddisfatto di aver visto riconosciute le proprie storiche tesi. “E’ una sconfitta della radiofonia tutta, causata dall’ottusità di chi non ha voluto ascoltare la voce del servizio pubblico”, ha fatto sapere per interposta persona a NL.
O newco o soli
Comunque sia, come detto, Sergio non intende continuare con TER: “O una nuova società o da soli“, ha dichiarato, aggiungendo una battuta, che, probabilmente, tale non è: “Esiste un marchio registrato, Audiradio, che può essere posto in capo ad una newco“.
UPA: ci rimettiamo ad Agcom
Anche il presidente di UPA, Utenti Pubblicità Associati, cioè la componente essenziale insieme ad UNA (Aziende della Comunicazione Unite), per trasformare il TER da MOC a JIC, rimanda ad Agcom: “Noi seguiamo le indicazioni dell’Autorità”, ha dichiarato al quotidiano Italia Oggi.
Industria radiofonica guidata
“Ci faremo guidare dalle indicazioni dell’Agcom. Perciò direi che la palla non è nelle nostre mani, ma in quelle dell’Autorità”.
Nulla sarà più come prima
D’altra parte, come abbiamo già scritto, la continuità lineare dell’indagine del Tavolo Editori Radio s.r.l., come fin qui conosciuta, è compromessa, perché la futura rilevazione sarà necessariamente parziale (stante l’assenza di RAI) e non confrontabile con le precedenti.
CATI/CAWI/meter
Ergo, che nel 2024 ci siano due indagini parallele, entrambe curate da enti JIC con metodologia ibrida (metodi CATI o CAWI, cioè diari, e meter), oppure una sola curata da una newco comprensiva della industria radiofonica nel suo complesso (quindi con RAI, soggetto oggettivamente imprescindibile per una rilevazione che abbia dignità di fotografia completa del panorama) – ma con una governance differente da quella attuale del TER –, l’anno che verrà sarà da considerarsi quello zero per la rilevazione dell’ascolto.
Equilibristi delle indagini
Con l’inevitabile riscrittura degli equilibri fin qui consolidatisi. (M.L. per NL)