Nicola Sinisi, presidente del Consiglio di amministrazione del Tavolo Editori Radio, ha annunciato le sue dimissioni dalla più alta carica della società che si occupa di effettuare la rilevazione degli ascolti radiofonici italiani. Questa sua decisione farà data dal 14/03/2018 e Sinisi, secondo quanto riportato dal quotidiano Italia Oggi, andrà a ricoprire l’incarico di direttore di Rai Canone, tornando quindi a tempo pieno al gruppo di Viale Mazzini. A seguito di questa scelta, si torna a parlare dell’ultima indagine Ter sui risultati delle emittenti radio nel periodo da maggio a dicembre 2017, risultati di cui queste pagine hanno ampiamente dato notizia.
Oggetto di particolare attenzione è il metodo utilizzato, CATI (Computer-Assisted Telephone Interviewing), una modalità di rilevazione diretta di unità statistiche realizzata attraverso interviste telefoniche, dove l’intervistatore legge le domande all’intervistato e registra le risposte su un computer, tramite un apposito software. Una forma decisamente arcaica e poco adatta alla Radio con ambizioni 4.0.
Come facilmente immaginabile, coloro che hanno visto attestare la propria leadership (tra cui, con un posto di spicco, RTL 102,5) non trovano nulla da contestare in merito alla tecnica impiegata nell’osservazione condotta da Gfk e Ipsos. Diversamente, gli insoddisfatti o – meglio – coloro che avrebbero voluto essere più soddisfatti (Rai, che però deve anche ricalibrarsi strategicamente e il gruppo RadioMediaset, con Radio 105, Virgin Radio, R101 e Radio Subasio) si augurano una modificazione delle modalità seguite dalla ricerca. Come spesso accade, anche qui è complesso stabilire da che parte stia la ragione.
Un dato di fatto è, però, l’importanza di questa indagine: si tratta di un banco di prova di assoluto rilievo per le radio, in quanto da essa dipende la pianificazione pubblicitaria e, quindi, l’allocazione di ingenti somme in termini di advertising. Proprio per questo, alcuni soci del Tavolo Editori Radio vorrebbero che Upa (Utenti Pubblicità Associati), l’organismo associativo che raccoglie gli investitori pubblicitari, facesse parte del Ter. Questo anche a fronte di un interesse meno “di parte”, come invece inevitabilmente è quello degli editori; Upa, infatti, sarebbe super partes nella partita degli ascolti.
In realtà, sono ormai in molti a pensare che si uscirà dall’empasse solo dando una vigorosa virata al sistema attraverso l’adozione del meter, soluzione che consentirebbe, da una parte, di conciliare le posizioni dell’ente presieduto da Lorenzo Sassoli de Bianchi e, dall’altra, di disporre di dati in tempi molto ravvicinati (tendenzialmente in tempo reale), consentendo contromisure editoriali immediate in caso di calo degli ascolti (oggi le emittenti possono intervenire quando il danno non solo è fatto, ma si è pure sedimentato in almeno 4 mesi), così avvicinandosi agli strumenti di profilazione dell’utente tipici del web. Tuttavia, la meterizzazione degli ascolti spaventa non pochi grandi player, posto che l’esperienza ha dimostrato che in tutti i mercati dove è stato introdotto in sostituzione al modello CATI le top radio hanno avuto, quantomeno nella fase iniziale, un sensibile ridimensionamento rispetto agli operatori sottostanti.
Molti, quindi, sono gli aspetti che andranno definiti nel breve periodo, primo fra tutti il successore di Sinisi. (G.C. per NL)