Le prescrizioni di Agcom impongono modifiche all’indagine TER sull’ascolto radiofonico entro sei mesi. Ma potrebbe essere troppo tardi.
Quella che vedete come immagine d’apertura riassume gli ultimi risultati trimestrali di RAJAR, l’indagine ufficiale sull’ascolto radiofonico in Gran Bretagna. L’acronimo, che evoca contesti indiani (da tempi politicamente non sospetti, risalendo al 1992), riassume il nome completo della società di rilevazione: Radio Joint Audience Research Limited.
E’ un JIC (Joint Industry Commitee), cioè una società partecipata dall’intera industria di settore (quindi broadcaster e pubblicitari), che rileva circa 300 stazioni commerciali, con somministrazione pubblica trimestrale dei risultati.
Il metodo dei diari
La metodologia di ricerca si basa su un “diario” (es. vacanze di Natale), che misura il comportamento dell’ascolto di oltre 54.000 persone maggiori di 15 anni lungo 12 mesi. Il diario (dal 2011 online) è compilato ogni quarto d’ora per una settimana di ascolto da un campione rappresentativo dell’area di trasmissione della singola emittente e dell’intera nazione.
Senza meter, ancora
Il lavoro sul campo per la ricerca è svolto per conto di RAJAR da soggetti specializzati (attualmente Ipsos Mori) e non prevede ancora l’integrazione del meter, anche se ne sono stati testati molti, che però sono apparsi troppo sbilanciati verso un gruppo di device o l’altro (il problema principale pare essere quasi sempre l’ascolto in cuffia).
Confronto con TER
Ma che c’entra col titolo d’apertura, potrebbe dire qualcuno?
Notate qualche differenza rispetto ai dati del TER, l’indagine sull’ascolto radiofonico italiano curato dalla s.r.l. Tavolo Editori Radio, un MOC (Media Owner Commitee), cioè un soggetto il cui capitale è suddiviso solo tra i broadcaster (in pratica non è presente l’intera filiera come nel JIC)?
Dinamiche
Guardate la percentuale di ascolto digitale e la dinamica della penetrazione delle singole sorgenti, con siti internet ed app che cedono a favore degli smart speaker e la tendenza generale ad una crescita dell’online.
Credibilità
Quale è la differenza rispetto ai dati del TER?
Che in RAJAR l’ascolto per device, nonostante l’assenza del meter, disegna tendenze che sono identiche in tutti i paesi UE (ed in verità non solo).
22/08/2023
Con la pubblicazione prevista del 22/08/2023 del volume, in formato elettronico, dei dati del contestatissimo primo semestre dell’indagine principale RadioTER 2023, insieme al nastro di pianificazione (con i dati integrati dell’indagine principale e dell’indagine parallela), consultabile con i software autorizzati da TER, si potranno comparare le tendenze.
Comparazione
Ma siamo pronti a scommettere che saranno profondamente differenti da quelle UK per quanto riguarda il digitale in generale e online in particolare. E ciò nonostante l’Italia sia uno dei paesi UE più evoluti quanto a fruizione di contenuti via IP.
Non solo il 1° semestre 2023 sul banco degli imputati
E’ questo il nodo cruciale: la credibilità dei dati forniti dall’indagine TER, non tanto e non solo a riguardo del primo semestre 2023.
I buoi, la stalla e l’immagine del mezzo dopo le prescrizioni Agcom
Entro sei mesi la s.r.l. Tavolo Editori Radio dovrà integrare l’indagine adottando un metodo (di rilevazione) ibrido e trasformandosi da MOC a JIC. Avrebbe potuto (e dovuto) farlo da anni, ma il CdA ha preferito attendere le prescrizioni di Agcom attraverso la delibera 202/23/CONS, così determinando enormi danni d’immagine al mezzo radiofonico.
Senza RAI
Ma dovrà adeguarsi alle prescrizioni senza RAI, che nel frattempo ha esercitato il diritto di recesso da socio del Tavolo Editori Radio s.r.l. e, comunque (e questo è l’aspetto più impattante), non si iscriverà a TER 2024.
Mai più come prima
Sarebbe credibile una RAJAR senza la BBC? Allo stesso modo non può esserlo una TER 2024 senza RAI. Di qui la sensazione che il futuro dell’indagine del Tavolo Editori Radio s.r.l. sia comunque compromesso, perché la futura rilevazione sarà parziale e non confrontabile.
Sergio: per noi TER non c’è più
Nessuna possibilità peraltro di ricucire i rapporti. L’a.d. RAI Roberto Sergio lo ha dichiarato ripetutamente: “Per noi il TER non c’è più, non ci confrontiamo con chi non ha più credibilità. La mission del servizio pubblico è garantire affidabilità e credibilità a qualsiasi iniziativa che ci vede coinvolti”.
Situazione irrimediabilmente compromessa
Parole pesantissime, che chiudono qualsiasi ipotesi di dialogo.
Contatti tardivi
Tra l’altro, risulta che TER abbia nei mesi scorsi avviato contatti con le rappresentanze dei pubblicitari UPA (Utenti Pubblicità Associati) ed UNA (Aziende della Comunicazione Unite), nell’ottica di un loro coinvolgimento nella struttura societaria (quindi nel futuro JIC).
Comunicazione inefficace. Anzi, assente
Eppure di ciò non ha dato comunicazione verso l’esterno, fornendo così, ancora una volta, l’idea di un ente che vuol gestire tutto in casa, rafforzando dubbi sulla mancanza di trasparenza.
La battuta finale
Anche RAI ha però ha avviato consultazioni con la filiera dell’industria radiofonica, tanto che, sempre per tramite di Roberto Sergio, dichiara: “O una nuova società o da soli“.
Audiradio
Aggiungendo una battuta, che forse tale non è: “Esiste un marchio registrato, Audiradio, che può essere posto in capo ad una newco“. (M.L. per NL)