Vedremo se entro stasera si saprà finalmente qual è il quadro degli ascolti radiofonici dell’anno in corso, a distanza di quasi… un anno.
La sofferta prima edizione dell’indagine del nuovo rilevatore Tavolo Editori Radio (TER), la società partecipata dalle emittenti radiofoniche italiane col fine di sottoporre loro stesse ad accertamenti sui propri dati d’ascolto, dovrebbe oggi pubblicare i dati del primo semestre “mobile”, cioè relativi a due trimestri non decorrenti dal 1° gennaio 2017 (segnatamente aprile/giugno e luglio/settembre), essendo i primi tre mesi stati espunti dal novero delle valutazioni in conseguenza del non superamento del vaglio dell’advisor prof. Marbach, nominato dal cda dopo le querelle sull’attendibilità dei rilievi all’indomani della distribuzione dei dati riservati (relativi per l’appunto al periodo gennaio-marzo 2017). Ricordiamo sul punto che i contrasti maturati sulla metodologia hanno condotto a rideterminare il layout della prima edizione dell’indagine, che conterà 90.000 interviste + 20.000 interviste realizzate per il calcolo delle coperture fino ai 28 giorni.
Inevitabile, in un contesto così nebuloso, la circolazione di rumors e presunte spoilerate, come quelle che darebbero in buona crescita due emittenti nazionali fortemente esposte in televisione, oppure una condizione di affanno per qualche minore indipendente (che invero non sarebbe affatto una novità). In realtà, secondo i più, non assisteremo ad alcun stravolgimento, anche perché tutto è stato fatto per cercare di normalizzare l’indagine TER rispetto a quella precedente di Radio Monitor, come provato anche dal fatto che dopo la consegna degli “aggiornamenti” rispetto al dato (riservato) dei primi 90 giorni del 2017 non c’è stata alcuna reazione da parte degli interessati.
E’ infatti intuitivo che se ci si trovasse di fronte a valori completamente stravolti rispetto ai rilievi di Eurisko, il primo dubbio sarebbe rivolto alla continuità: le variazioni sarebbero conseguenza del diverso approccio del nuovo rilevatore (ancorché basato sullo stesso metodo CATI impiegato coi medesimi strumenti attraverso analoghi operatori)? E, soprattutto, in tal frangente, a quale delle due indagini andrebbe assegnata preferenza? Chi fosse premiato da TER ovviamente difenderebbe la validità di quest’ultima indagine, probabilmente basandosi sul lasso di tempo trascorso, che potrebbe effettivamente aver alterato il quadro di ripartizione (le tendenze del pubblico divengono sempre più fluide, anche in conseguenza della forte concorrenza dello streaming online, non necessariamente on demand); viceversa, chi fosse penalizzato dalla nuova rilevazione contesterebbe l’alterazione, tendenzialmente motivandola con una più o meno difendibile diversità di approccio.
In ogni caso, forti sono le perplessità e le tensioni in ordine ad una rilevazione nata non bene ed evolutasi non benissimo, tra polemiche di importanti soci (come Radiomediaset) e prese di distanza della rappresentanza degli inserzionisti pubblicitari, l’Utenti Pubblicità Associati (UPA). Senza considerare l’annosa querelle in ordine ad un metodo di rilevazione, il CATI, ampiamente superato ed assolutamente inappropriato in un momento di avvicendamento tecnologico in ambito mediatico, che vede l’esigenza di una profilazione assoluta dell’utente in tempo reale. Richiesta che un metodo che rende disponibili i dati in maniera pesantemente differita rispetto al momento della rilevazione e che si basa su lunghe interviste telefoniche prevalentemente su numeri stanziali (utenze fisse), dove la memoria (e quindi la notorietà del marchio) è privilegiata in maniera spropositata rispetto ai comportamenti di fatto dell’utenza sottoposta ad accertamento, non può certamente soddisfare.
Un accertamento condotto, peraltro, attraverso un campione necessariamente ristretto che privilegia i soggetti dotati di capillarità diffusiva su territori vasti a tutto danno delle emittenti strettamente locali, anche se magari dotate di fortissimo appeal su aree ristrette.
Una cosa però è certa: comunque andrà, nelle prossime giornate avremo di che parlarne. (M.L. per NL)