Niente da fare. Le doglie del Tavolo Editori Radio (TER) proseguono, ma il parto appare ancora lontano.
Le ultime notizie confermano in pieno le indiscrezioni di questo periodico di qualche settimana fa: con buona pace della presunta pax sventolata dal presidente Nicola Sinisi attraverso un comunicato all’esito del cda di settembre che aveva mandato su tutte le furie l’UPA (Utenti Pubblicità Associati), i rapporti all’interno della società chiamata dal 2017 a sostituire Eurisko con la sua indagine Radio Monitor sarebbero tutt’altro che idilliaci.
Le criticità che avrebbero sollevato profondi malumori – pare in particolare da Radiomediaset (oggetto di una spoilerata di Dagospia su presunti niente affatto brillanti risultati per Virgin Radio e Radio 105) e RAI – sarebbero da ricondurre alle metodologie adottate, che avrebbero penalizzato taluni per superpremiare altri.
I dati riservati diffusi in estate sul 1° trimestre 2017, secondo i rumors, avevano già fatto registrare una profonda disomogeneità rispetto a pregressi rilievi contraddistinti da alterazioni mai particolarmente eclatanti, quantomeno sui grandi volumi d’ascolto.
Questa volta però non sarebbe stato così, in particolare per il primo trimestre, tanto che si penserebbe addirittura di pubblicare il dato semestrale mobile (cioè senza i primi tre mesi che avrebbero risentito di fenomeni tali da indurre a valutarli come non del tutto affidabili). Almeno queste le voci.
Certo è che la nomina del super-esperto Giorgio Marback, 82enne luminare in ricerce di mercato – già rettore dell’ateneo telematico Universitas Mercatorum e professore Ordinario di Statistica economica – che consegnerà il 5 ottobre la propria relazione sulla correttezza (o meno) dei criteri adottati per la conduzione dell’indagine lascia pensare che molti dubbi, tante perplessità e poca condivisione regnino sul Tavolo degli editori radio, dove tutto si sente tranne che la voce delle emittenti locali, che pure intorno al medesimo siedono formalmente. Il silenzio su un argomento tanto delicato da parte delle rappresentanze delle radio locali appare veramente sempre più misterioso.
Intanto pare che mentre al TER si analizzato dati basati sull’antidiluviano metodo delle logorroiche interviste telefoniche CATI qualcuno sia già in beta test con il meter radio in Italia, ovviamente basato su app domiciliata sugli smartphone.
Il TER attende; il mercato, evidentemente, no. (M.L. per NL)