Se i soci “pesanti” del TER (Tavolo Editori Radio) – la società a responsabilità limitata amministrata da Nicola Sinisi che cura da quest’anno le rilevazioni sugli ascolti radiofonici dopo essere succeduta ad Eurisko che con Radio Monitor era a sua volta subentrata ad Audiradio – lunedì porranno il veto alla pubblicazione, gli esiti dei controversi rilievi potrebbero non vedere la luce neppure alla fine di settembre.
I rumors settoriali s’inseguono e si moltiplicano da agosto, dopo l’indiscrezione di Dagospia su un presunto riscontro negativo d’audience per Radiomediaset nel primo trimestre, che quindi non ne vorrebbe la pubblicazione.
Tutte voci, ci mancherebbe altro; rispetto alle quali, tuttavia, non è giunta fino ad ora alcuna smentita.
Ora però, se fossero fondati gli intensi mormorii che riportano che anche RAI (oltre a Mediaset) sarebbe molto critica verso la pubblicazione dei dati semestrali e che potrebbe quindi opporsi nel prossimo consiglio di amministrazione del Tavolo previsto per l’11 settembre, considerando che a questi gruppi, nel complesso, è riconducibile il 31,8% delle azioni di TER srl (16% Radio Mediaset; 15,8% Rai), il rischio di uno stop sarebbe concreto.
Il motivo di queste resistenze non sarebbe, ovviamente, il presunto calo degli ascolti (che oggettivamente è tutto da accertare), ma il forte dubbio sull’attendibilità dei risultati della ricerca, composta dalle rilevazioni – attraverso l’arcaico e da più parti contestato metodo CATI – svolte da Ipsos e Gfk sugli ascolti del quarto d’ora medio, giorno medio e sette giorni e dalla ricerca di base svolta da Doxa sugli ascolti dei 14, 21 e 28 giorni.
Secondo i pettegolezzi, sia in Viale Mazzini che a Cologno Monzese, infatti, si guarderebbe con sospetto ai dati del primo trimestre 2017, i quali in generale (quindi non in relazione ai loro casi specifici) si discosterebbero spesso (sia per player nazionali che locali) grandemente ed immotivatamente dai trend precedenti e, per questo, non andrebbero considerati nella valutazione semestrale che non sarebbe sufficiente a delineare un quadro attendibile e pertanto reale.
Inoltre, continuano le voci che qui cerchiamo di collazionare, tanto RAI che Mediaset riterrebbero che possa essere stato un errore inserire nell’indagine anche gli ascolti frutto dell’ibridazione radiotelevisiva. Così facendo, infatti, si sarebbe creata una confusione tra canali solo audio ascoltati per il tramite del televisore (che a buon diritto sono stati inseriti in un’indagine dichiaratamente mutlipiattaforma) e i veri e propri programmi televisivi delle radio, come RTL 102,5 (versione radiovisione) o Radio Italia Tv (che invece non avrebbero dovuto essere conteggiati).
Sul versante opposto, invece, si porrebbero le radio del gruppo Gedi-Espresso (Deejay, Capital, m2o), RTL 102,5 (che oltre all’ammiraglia vede in indagine anche Radio Zeta e Radio Freccia) e RDS, che premerebbero per la pubblicazione della ricerca del Tavolo Editori Radio, mostrando insofferenza verso l’ultima ingombrante arrivata, Radiomediaset. Al punto che contro il polo radio del Biscione fortemente voluto da Berlusconi jr. sarebbero stati presentati esposti ad Antitrust e Agcom per denunciare presunte politiche commerciali considerate aggressive, l’acquisizione di una radio locale, ancorché di peso nazionale, come Radio Subasio (che pure ha ricevuto l’avvallo dell’Agcom) ed atteggiamenti non collaborativi a riguardo proprio delle indagini sull’ascolto.
Nel mezzo ci sono quelle radio locali che avrebbero subìto un crollo degli ascolti rispetto a alla precedente indagine Radio Monitor (Eurisko), ma che restano comunque silenti, anche se nel TER sono rappresentate da due associazioni di categoria, entrambe detentrici rispettivamente del 15% delle quote, per un totale del 30%.
Per tentare di placare gli animi e fare luce sulla scientificità dell’indagine sugli ascolti radiofonici (magari individuando gli aspetti migliorabili della stessa), sarebbe stata assoldata una società di consulenza terza col compito di verificare e certificare l’attendibilità della ricerca. Negli intenti, l’intervento di un soggetto esterno, imparziale, dovrebbe servire a mettere una parola definitiva e quietare le proteste.
Sempre che chi conduce i giochi al Tavolo degli editori decida di sottostare alle regole comuni. (V.D. per NL)