Radio, indagini d’ascolto: l’assenza delle rilevazioni penalizza le nazionali ma annienta le locali. Mediatelecom: si affidi subiti l’indagine all’ISTAT

L’empasse nella rilevazione degli ascolti radiofonici che da oltre un anno affligge il comparto, come ampiamente noto, sta incidendo sulla raccolta della pubblicità nazionale.

Ma mentre i network riescono in qualche modo a barcamenarsi sottoponendo agli inserzionisti le risultanze delle rilevazioni Eurisko o di proprie indagini, le locali sono letteralmente annientate dall’assenza di dati spendibili sul mercato. nel frattempo, con intollerabile lentezza, Agcom sta procedendo a compiere audizioni con i sindacati di categoria delle radio locali, che però, al solito, si presentano con soluzioni eterogenee, in maniera scoordinata e poco convincente, aggiungendo confusione alla stagnazione. Così, alcuni gruppi editoriali locali si stanno muovendo autonomamente, inviando memorie all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni cercando di sopperire all’evidente scarsa rappresentatività degli enti esponenziali. Un esempio di iniziative di questo tipo viene dal gruppo campano Mediatelecom (editore, in primis, della nota Radio Alfa), che per tramite del proprio direttore, Antonio Giardullo, ci ha invitato a pubblicare quanto inviato ad Agcom. Lo facciamo, sintetizzando l’articolata esposizione del gruppo radiofonico.  "Riteniamo – scrive la società – che sia opportuno che: 1. l’affidamento delle nuove indagini non avvenga assolutamente alle stesse società che hanno avuto partecipazioni e responsabilità in Audiradio; 2. l’affidamento delle nuove indagini non avvenga a società in evidente conflitto d’interessi nei settori della pubblicità e della radiotelevisione; 3. l’affidamento delle nuove indagini avvenga all’ISTAT, quale ente ufficiale pubblico di ricerca a supporto dei cittadini e dei decisori pubblici e privati; 4. sulle nuove indagini di ascolto radiofoniche, il ruolo di vigilanza e di potestà resti all’Authority, affinchè le indagini d’ascolto radiofoniche siano sane, trasparenti, veritiere, non falsificate nei dati, non mistificate nelle interviste". "Siano effettuate tenendo da conto anche delle coperture tipiche dell’emittenza locale – spiega la Mediatelecom – siano strumento di corretta, leale e veritiera competizione tanto nel mercato della pubblicità nazionale quanto locale; siano valido metro di riferimento per gli enti pubblici locali nella distribuzione delle risorse pubblicitarie pubbliche, contro l’imperante malcostume che le vede oggi soventemente assegnate a pioggia o per meri fini clientelari ed elettoralistici, così come più volte ha stigmatizzato l’Autorità giudiziaria; siano un freno alla penalizzazione che le radio locali hanno subito nello scorso decennio da una gestione dei rilevamenti per molti versi scorretta, che pare abbia perseguito con mezzi  non proprio canonici l’affossamento di quel polmone di Democrazia che le  radio locali rappresentano, a beneficio di quei pochi che hanno illecitamente dreanato risorse che erano da destinarsi anche all’emittenza locale". "Perché – domanda retoricamente la società di Giardullo – è importante che un Istituto indipendente come l’ISTAT realizzi, per tutti, le nuove indagini di ascolto?" "Perché – spiega Mediatelecom – Il mercato della pubblicità radiofonica in Italia vale all’incirca 500milioni di euro. Nella precedente gestione (…) dei rilevamenti d’ascolto nel solito conflitto italiano che confonde senza ritegno il ruolo di controllato e controllante, per oltre 10 anni (…) si mormora di come qualcuno abbia rosicato artificiosamente i dati di ascolto delle radio locali a beneficio di alcune nazionali, riuscendo, nell’indifferenza totale, ad estromettere (…) le radio locali dalla raccolta pubblicitaria nazionale. Noi ad esempio, come altre ben più importanti emittenti locali, da alcuni anni, dal mercato della raccolta di pubblicità nazionale percepiamo zero. Solo allorquando, esaurite le possibilità di continuare a drenare all’infinito i dati delle locali, toccato il fondo del barile, si sono appalesate tanto le contraddizioni proprie dell’erronea e faziosa metodologia di rilevamento quanto il livello di conflittualità interno (con l’evidente risultato che è  oggi sotto gli occhi di tutti) il giocattolo s’è rotto! Audiradio è morta (per fortuna!). Adesso è necessario (…) che l’Authority, a tutela dell’intero comparto (radio locali, nazionali e concessionaria pubblica), affermi il proprio ruolo di vigilanza e avochi a sé la potestà d’indirizzo e controllo sulle nuove indagini di ascolto radio, che solo un Istituto indipendente e prestigioso come l’ISTAT può garantire", conclude Mediatelecom. Chi volesse intervenire sull’argomento può farlo, come di consueto, inviando contributi all’indirizzo [email protected] oppure attraverso la funzione "Commenti". (E.G. per NL)

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