NL è stato il primo periodico a dare la notizia della decisione del nuovo AD RAI Roberto Sergio di uscire dal TER (Tavolo Editori Radio) da gennaio 2024. Altre testate l’hanno poi ripresa, dando però alla dichiarazione una connotazione probabilistica.
Noi, invece, abbiamo, da subito sottolineato – e l’abbiamo ribadito – come essa apparisse definitiva per una serie di ragioni tattiche.
D’altra parte, proprio su Newslinet, negli anni passati, Roberto Sergio aveva iniziato le sue contestazioni contro un’indagine d’ascolto anacronistica, basata su modelli di rilevazione arcaici (il CATI) che anziché aiutare il mezzo radiofonico a conquistare la dignità che merita nel paniere dei media, lo stava allontanando dal mercato.
Decisioni errate su presupposti insufficienti
Un approccio commerciale che, con dati vecchi seguiti da improbabili analisi che, basandosi su presupposti, se non errati, sicuramente insufficienti e comunque tardivi, portavano (e purtroppo portano ancora) a decisioni sovente irrazionali e comunque incompatibili con la necessità di strategie di confronto con i principali competitor: gli OTT dello streaming on demand.
Sergio l’eretico
Come ricorderanno i nostri lettori (ma soccorrono anche i motori di ricerca alla bisogna), Roberto Sergio, dopo le numerose esternazioni su queste pagine, era stato fortemente attaccato dagli altri player radiofonici. Nel tempo, però, il fronte degli oppositori si era prima sfaldato, poi disfatto. E, infine, la situazione si era ribaltata.
Nuove alleanze
Con uno spostamento strategico di posizioni dall’altra parte.
Gli oppositori analogici
Col risultato che, ora, a sostenere un indifendibile status quo, sono pochi.
Credibilità mai così bassa
“Questa indagine sta toccando i suoi livelli più bassi di credibilità”, ha dichiarato su NL Flavio Mucciante, direttore Radio RAI in corso di formalizzazione.
Muro di gomma
Nondimeno, a quanto pare, il confronto all’interno del TER non sta conducendo a nulla.
Chi non vuole il cambiamento
Anche perché, va detto, qualche affannato grande gruppo radiofonico (di mentalità, progettualità ed assetti prevalentemente analogici) pagherebbe un prezzo carissimo con un radicale passaggio alla rilevazione elettronica.
Forse ho ascoltato
Un’evoluzione che condurrebbe ad una rilevazione effettiva ed istantanea dei contatti e non all’antico ricordo di un probabile ascolto.
Flessione generale il prezzo da pagare? Forse. Ma i vantaggi generali pagherebbero gli interessi
Probabilmente, con tale metodologia, il volume d’ascolto generale del medium radiofonico potrebbe flettere in qualche misura. Così come potrebbe avere luogo un avvicendamento notevole in classifiche che ora vedono posizioni improbabilmente fossilizzate perché ancorate al brand più che ai contatti effettivi (perché di questi, appunto, si dovrebbe parlare ormai).
Fotografia istantanea e non sbiadita
Ma, dall’altra parte, si avrebbe una fotografia molto più attendibile delle modalità di ascolto, della portata della omni-canalità, della distribuzione dei contatti sulla multi-piattaforma.
Nuove misure
E si potrebbe parlare, alla buonora, di Average Minute Rating-Device (l’ascolto nel minuto medio digitale fruito live e on demand), di Total Time Spent (la somma dei secondi in cui ciascun device ha visualizzato contenuti editoriali e pubblicitari di un singolo canale), di Legitimate Stream (il volume di stream erogati per almeno 300 millisecondi) e di Average Stream Duration (il tempo medio di visione del singolo Legitimate Stream).
Quarto d’ora di paura
Invece che buttare soldi in inverosimili (se non ormai ridicole) ricostruzioni di ascolti sul quarto d’ora medio, che nell’era della fluttuazione istantanea dell’audience fanno sconsolatamente scrollare la testa ad ogni analista e girarla dall’altra parte agli investitori pubblicitari.
Via i parrucconi
Quindi, una rivoluzione di questo tipo manderebbe in pensione molti parrucconi e potrebbe riscrivere equilibri consolidati.
Ma consentirebbe, finalmente, alla radio di confrontarsi con concorrenti digitali che, davanti ad un mezzo che pensa di fondare anche nel 2024 le sue strategie su un’indagine CATI, non possono che fregarsi le mani.
Non c’è due senza TER
Per questo abbiamo scritto che tertium non datur. Le soluzioni sono due: nuova indagine subito o TER senza RAI.
2024: basta chiacchiere senza distintivi
E Roberto Sergio ce l’ha confermato: “Impossibile prolungare. Sono anni che si chiacchiera inutilmente. Il 1° gennaio TER non avrà Radio della Rai iscritte per il 2024″. (M.L. per NL)