Allora, cerchiamo di fare il punto della situazione: ieri avrebbero dovuto essere pubblicati i dati sull’ascolto radiofonico italiano del Tavolo Editori Radio relativi al primo semestre 2017, figli di una complicatissima gestazione con doglie iniziative tra giugno e luglio, all’indomani di dati riservati che pare abbiano premiato alcuni e punito altri (ma essendo tali dati vincolati da un patto di non divulgazione, ciò si sa, ma non si può dire).
Nel mese di agosto, dato mio non ti conosco, Dagospia annunciava che un rapporto riservato serpeggiava a Cologno Monzese a riguardo dei dati (ricordiamo riservati) di Radiomediaset, annotandoli come non lusinghieri. Non seguiva alcuna conferma, ma nemmeno smentite (a quanto noto). Però, a settembre, dopo un cda pare piuttosto animato, il TER decideva di nominare un revisore (individuato nel prof. Marbach) per verificare l’affidabilità o meno dei rilievi del primo trimestre, con un corollario di incomprensioni con l’UPA (la rappresentanza degli utenti pubblicitari). Il professore, consegnava l’elaborato nei termini fissati, bocciando l’esame relativamente ai primi tre mesi; circostanza che determinava l’opportunità di dirottare l’esposizione sul cd. “semestre mobile”, cioè la combinazione di due trimestre fluttuanti nell’anno solare ad usum delphini. Il TER comunicava quindi che il termine della gravidanza sarebbe stato l’8/11. Cioè ieri.
Come noto, però, ancora oggi (termine giornata del 9/11) della pubblicazione degli attesi dati non vi è traccia ed il sito del TER (www.tavoloeditoriradio.it), messo in piedi in fretta e furia per le visite all’aspirante neonato, è tuttora congelato nella sezione “dati 1° semestre 2017“.
Ma non è finita qui: un articolo di ItaliaOggi (odierno) riferisce di fortissime tensioni interne al TER, connesse alla “limitata operatività per motivi personali” del presidente Nicola Sinisi e della dipartita dal consesso di Silvio Siliprandi, manager di vertice e vicepresidente del rilevatore Gfk, ma anche e soprattutto al fatto che almeno un player avrebbe diffidato la società dal pubblicare i dati in conseguenza del fatto che vi sarebbero “enormi scostamenti, individuati da alcuni editori già nelle rilevazioni relative al trimestre aprile-giugno, tra i dati di ascolto raccolti dall’ istituto di ricerche Gfk e quelli raccolti da Ipsos. Scostamenti che, per qualche emittente, oscillano del 30% in più o in meno”.
Spiega il quotidiano economico-finanziario: “Il malcontento sulla qualità della ricerca, d’altronde, è emerso chiaramente in fase di dibattito” da parte di “poli piuttosto importanti nello scenario radiofonico italiano, che chiuderà il 2017 con una raccolta pubblicitaria in crescita del 5%”.
A rincarare la dose ci ha poi pensato sempre oggi Dagospia, con un pezzo ancora più duro sul medesimo tema.
Senza la presenza di alcun comunicato ufficiale da parte della società Tavolo Editori Radio, ma nemmeno dei suoi soci (salva una parentesi di Radiomediaset per voce del suo a.d. Paolo Salvaderi, di cui abbiamo già dato conto), nessuno può motivare oggettivamente la ragione del ritardo della pubblicazione del dato semestrale (quello – sempre rigorosamente riservato – relativo al 3° trimestre, annunciato singolarmente, come dimostrato dal messaggio reso pubblico dai destinatari sui social network e che qui riportiamo, sta invece arrivando in queste ore, ma non può essere diffuso).
Il punto, tuttavia è che se, come sostiene Dagospia, TER non pubblicasse i dati (ipotesi che in verità riteniamo remota), con ogni probabilità si esporrebbe a contestazioni di rilievo da parte di tutti gli iscritti che invece esigono che essi vengano resi noti, anche per una questione di trasparenza nei confronti del mercato, che oltretutto sta premiando il medium radiofonico più di altri.
Viceversa, se lo pubblicasse in pendenza di eventuali contestazioni (ammesso che esse siano fondate, beninteso) da parte di un soggetti con adeguata rappresentanza (compatibile con i vincoli sociali), potrebbe esporsi ad analoghe contestazioni. Ma almeno in tal caso le istanze dell’utenza pubblicitaria sarebbero soddisfatte, anche se le armi ai detrattori ormai sono state fornite.
Insomma un pasticcio che rischia di penalizzare la radio in un momento delicatissimo del suo sviluppo socio-economico-tecnologico-commerciale. (E.G. per NL)