Mucciante (Radio RAI): E’ una pagina triste per il mondo della radio.
Oltre due milioni e mezzo di ascoltatori in più in un solo semestre e una crescita per alcune emittenti, nel quarto d’ora medio (il riferimento per le campagne pubblicitarie) anche superiore al 70 per cento. Quale credibilità possono avere dati come questi?
L’arroganza di TER rischia di provocare gravi danni alla credibilità del mezzo e pesanti riflessi negativi sugli equilibri del mercato pubblicitario.
Attacco frontale
Come prevedibile, RAI attacca frontalmente gli esiti della rilevazione d’ascolto TER (l’unica ufficiale in Italia) relativamente al 1° semestre 2023.
Ma la preoccupazione nel settore è palpabile. E, al di là delle (scontate) dichiarazioni di chi ne è uscito bene (praticamente tutti, a leggere i comunicati), gli editori s’interrogano sul futuro. Ponendosi, in particolare, una domanda.
La contestazione di Mucciante
Il vicedirettore di Radio RAI Flavio Mucciante commenta la decisione del Tavolo Editori Radio (TER) di pubblicare anche i dati delle reti radiofoniche della RAI, nonostante il ricorso dell’azienda, che ne aveva chiesto la sospensione, contestando “l’attendibilità della metodologia e pesanti distorsioni nell’indagine, a causa di continue e aggressive campagne autopromozionali da parte di tutte le emittenti commerciali” (anche se in realtà le critiche riguardano pure la metodologia CATI, l’assenza della intera filiera del mercato radiofonico, in particolare gli inserzionisti pubblicitari e la governance della s.r.l. Tavolo Editori Radio, ndr).
La pagina di Mucciante: l’arroganza di TER rischia di provocare danni alla credibilità del mezzo
“E’ una pagina triste per il mondo della radio – afferma Mucciante – l’arroganza di TER rischia di provocare gravi danni alla credibilità del mezzo e pesanti riflessi negativi sugli equilibri del mercato pubblicitario”.
Epilogo (in)evitabile
“Del resto, l’epilogo di questi giorni con l’uscita della Rai da TER è il risultato di anni di sollecitazioni inascoltate“, spiega il vicedirettore vicario di Radio RAI.
Noi (ed Agcom), inascoltati
“Tutte le indicazioni di Agcom – precisa Mucciante – sono rimaste lettera morta: dalla governance (che esclude pubblicitari e inserzionisti) alla metodologia (interviste telefoniche basate sul ricordo), fino all’uso di pratiche scorrette, emerso negli ultimi mesi con martellanti campagne per invitare gli ascoltatori a votare la propria emittente”.
Distorsioni evidenti
“Le distorsioni provocate – secondo Mucciante – sono evidenti: l’aumento esponenziale della platea di ascoltatori e soprattutto le oscillazioni nella rilevazione del quarto d’ora, tra il 40 e il 70 per cento in pochi mesi, sono dati inverosimili, che si riflettono su pianificazione delle campagne pubblicitarie e costo degli spazi, inquinando il mercato.
Zone d’ombra
Uno scenario con zone d’ombra, che la Rai non può avallare in alcun modo”, conclude il manager RAI.
La domanda
Ma, dicevamo in apertura, la domanda che si fanno tutti a denti stretti è: RAI finirà isolata o dalla sua parte si schiereranno altri editori insoddisfatti della attuale situazione?
Pesi
E, in un caso o nell’altro, cosa accadrà, posto che parliamo di un gruppo primario per la radiofonia italiana con un peso (anche politico-istituzionale) notevole?
Giocatori chiamati intorno ad un (nuovo) tavolo
RAI, infatti, aveva fatto sapere a questo periodico che intendeva promuovere, da subito, l’apertura di un tavolo di lavoro con tutti i player del settore radiofonico.
Presidio
“Nell’ambito del quale – ci aveva riferito una fonte interna RAI – gli investitori pubblicitari possano svolgere un indispensabile presidio di garanzia e tutela di tutte le componenti del mercato e del migliore funzionamento delle metodologie di rilevazione dei dati d’ascolto”.
A presto
Ne parleremo approfonditamente nei prossimi giorni coi vari protagonisti, per cercare di delineare i due possibili scenari. Perché il libro della radiofonia non si compone di una sola pagina. (M.R. per NL)