Radio. Indagine ascolto TER, 1° semestre 2023: tra device vincono come incremento gli smart speaker. Ma cosa succederebbe se applicassimo…

DEVICE

Anche l’ascolto per device pubblicato tra i dati integrativi alla rilevazione del 1° semestre 2023 dell’indagine di ascolto TER (Tavolo Editori Radio) pare soffrire del condizionamento dell’intensa azione di sensibilizzazione a rispondere agli intervistatori degli istituti incaricati della ricerca.
Come l’ascolto generale, cresciuto in una misura imparagonabile rispetto al 2022 sul 2021, anche (quasi) tutti i dispositivi d’ascolto hanno registrato un aumento. In alcuni casi incomprensibile.
Quindi abbiamo voluto effettuare un esperimento suggestivo.

Le premesse

Come sempre una premessa: i dati sull’ascolto radiofonico italiano vanno presi con le pinze, considerato che sono raccolti ed elaborati attraverso interviste telefoniche col metodo CATI che, come noto, espone non l’ascolto effettivo dell’utente, ma il ricordo dello stesso.

Fattori condizionanti

Il quale è facilmente, quanto naturalmente, condizionabile da una serie di fattori esterni.

La controversa autopromozione del 1° semestre 2023

Come la controversa autopromozione effettuata da molte stazioni nazionali (ed ovviamente non solo) che ha caratterizzato il 1° semestre 2023 e che ha condotto alla sospensione tardiva (arrivata cioè al termine del semestre) da parte della s.r.l. Tavolo Editori Radio.

“La commissione d’inchiesta”

La quale ha (poi) disposto una verifica che, siamo convinti, non fornirà una risposta esaustiva in quanto difficilmente valutabile.

Cosa cambierebbe?

E comunque, quand’anche si dimostrasse che (come è probabile) il risultato è stato condizionato dall’autopromozione, cosa si potrebbe fare, visto che i dati sono stati pubblicati e, ovviamente, non sono rielaborabili al netto del fattore (eventualmente) distorsivo?

Danni

Senza considerare – in una tale ipotesi – le conseguenze in termini di danni invocabili dai soggetti che l’autopromozione non l’hanno effettuata.

Pasticcio nel pasticcio

Insomma, un gran bel problema che si aggiunge alla necessità di dar seguito entro sei mesi alle prescrizioni di Agcom con la delibera 202/23/CONS.

Le prescrizioni di Agcom

La quale, come noto, ha disposto la trasformazione di TER da MOC (Media Owner Committee) a JIC (Joint Industry Committee), cioè da ente partecipato e controllato solo dagli editori radiofonici a società composta dalla filiera (quasi) intera dell’industria radiofonica (quindi emittenti ed investitori pubblicitari, fuori solo gli ascoltatori) e l’introduzione di un metodo ibrido di rilevazione (CATI/CAWI/meter).

Comunicazione. Assente

Un pasticcio aggravato dall’assenza di comunicazione della società e di gran parte dei suoi soci che, anziché intervenire verso l’esterno per giustificare alcune decisioni controverse o rassicurare circa l’adozione di contromisure, hanno preferito chiudersi in un mutismo.

Isolamento radiofonico

Rafforzando così quel timore di isolamento che sta pericolosamente caratterizzando il mondo radiofonico (italiano).

L’analisi, critica

Dopo questa lunga premessa, come avevamo anticipato nell’articolo di ieri, passiamo ad analizzare quello che, secondo noi, costituisce uno degli elementi di maggiore interesse della pubblicazione dei dati integrativi dell’indagine: quello della suddivisione dell’ascolto per device.

+8,79% ascolto in un anno

Poiché, in generale, l’ascolto radiofonico risulta aumentato notevolmente (+8,79%) rispetto all’anno precedente (secondo i detrattori proprio per via dell’intensa azione di sensibilizzazione delle emittenti a fornire risposte alle interviste), quasi tutti i device mostrano il segno positivo.

Ai ricevitori tradizionali

Alcuni in forma tutto sommato plausibile, altri, indiscutibilmente no. Non appare infatti credibile che, di fronte all’oggettiva sparizione nelle case dei ricevitori tradizionali (AM/FM, stand alone, utilizzati ormai in meno del 25% delle famiglie), la fruzione tramite di essi sia cresciuta del 4,96%!

Suggestivo

Abbiamo quindi voluto effettuare un esercizio di portata suggestiva, anche se non certamente oggettiva.

Normalizziamo i dati

Ipotizziamo – come sostengono i contestatori del 1° semestre 2023 – che l’ascolto radiofonico nel suo complesso – senza l’intervento dell’autopromozione – sarebbe cresciuto in forma analoga a quello del 1° semestre 2022 vs 1° semestre 2021 (+1,3%), diciamo con un ipotetico +1,5%. Ammesso e non concesso che nel 2023 le altri fonti audio concorrenti, cioè lo streaming on demand non abbiano eroso ascolto alla radio…

Allineamento coi dati degli altri mercati

In questo caso, normalizzando i dati sulla percentuale di crescita ipotizzata (+1,5%), la suddivisione dell’ascolto per device mostrerebbe numeri incredibilmente allineati a quelli degli altri paesi europei.

Rimodulazione

E segnatamente, applicando l’algoritmo correttivo – ottenuto riparametrando le percentuali dei vari device sul totale di ascoltatori ipotizzato (34.150.000) – avremmo i seguenti valori.

Classifica per device rimodulata

1) autoradio (FM/DAB+): da +13,02% a +5,43%
2) ricevitore tradizionale (AM/FM/DAB): da +4,96% a -2,9%
3) televisore (visual radio DTT/IP): da +11% a +3,99%
4) smartphone (app/aggregatori): da +8,16% a +0,86%
5) smart speaker: da +45,23% a +35,5%
6) pc/tablet: da +8,65% a +1,33%
7) tv solo audio: da -2,71% a -9,3%

Suggestivo

Beninteso, si tratta solo di uno spunto di riflessione. Ma suggestivo. (M.R. per NL)

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