Radio. InBlu, Ruffini, consapevoli sfida che abbiamo davanti: realizzare profilo 4.0. Ma non ci interessa visual radio: meglio brand bouquet. Futuro è IP

Radio inBlu dettaglio 03 l - Radio. InBlu, Ruffini, consapevoli sfida che abbiamo davanti: realizzare profilo 4.0. Ma non ci interessa visual radio: meglio brand bouquet. Futuro è IP

Esiste un altro mondo oltre la rigida logica del fatturato, degli istogrammi, della rilevazione d’ascolto dei quarti d’ora, del freddo calcolo dei numeri, che ha reso anche l’arte di “fare la radio” un mero prodotto senza anima e spesso privo di qualsiasi inventiva.
Privilegiare la qualità rispetto alla quantità permette di riportare questo mondo alla sua dimensione più naturale, mediando tutto attraverso gli occhi della passione e della costruzione di programmi originali a beneficio di un pubblico spesso considerato solo una cifra da moltiplicare.
Ipotizzare un futuro attraverso la sperimentazione di nuove idee e il percorso su strade poco battute ha permesso in questi anni il consolidamento di Radio InBlu e delle oltre duecento emittenti ad essa collegate che beneficiano ogni giorno di un rapporto di osmosi che ha consentito al circuito di affermare un progetto originale e vincente.Paolo Ruffini 3 - Radio. InBlu, Ruffini, consapevoli sfida che abbiamo davanti: realizzare profilo 4.0. Ma non ci interessa visual radio: meglio brand bouquet. Futuro è IPNe abbiamo parlato con Paolo Ruffini, direttore di rete dal 2014 di Radio InBlu e Tv 2000, e, grazie alle sue risposte, registriamo prospettive diverse e riflessioni non convenzionali.
(Domanda) Possiamo dire che siete tra le poche (o forse l’unica) syndication italiane nel senso pieno del termine?
(Risposta) “In un certo senso sì. Ma forse sarebbe più esatto dire la cosa diversamente. InBlu è un progetto speciale, che è difficile riassumere con una etichetta. In un certo senso non è catalogabile secondo gli schemi tradizionali. Non è una emittente nazionale. Non è propriamente nemmeno una syndication. È allo stesso tempo qualcosa di più e qualcosa di meno. È di più perché la sua offerta è incredibilmente varia. È di meno perché non è una semplice somma di sigle. Nasce dalla convinzione che si può essere allo stesso tempo locali e nazionali. Che ciò che rende unica la programmazione non è banalmente lo stesso scheduling e non sono nemmeno gli stessi programmi, quanto piuttosto una idea fondante. Sono – diciamo così – gli ingredienti. Ma con gli stessi ingredienti si possono realizzare radio completamente diverse. Uniche. E però sorelle. Fatte con gli stessi notiziari. Con gli stessi approfondimenti. Con molti programmi uguali. Ed altri diversi. E un denominatore comune. Una comune ispirazione cristiana. E una penetrazione unica sul territorio.

Il palinsesto base è diffuso via satellite, via internet, via app per i dispositivi mobili in tutto il mondo, e in FM a Roma e in una parte della Lombardia. Ciascuna delle radio locali che aderiscono al progetto può poi integrare il palinsesto con la propria programmazione, in una logica di collaborazione e di condivisione.
Gli ascoltatori che sembrano apprezzare di tutto questo la scelta musicale, sempre importante per ogni radio, la linea editoriale alternativa, l’attenzione costante (declinata nei modi più diversi) ai temi sociali, alla cultura, all’approfondimento. Ciò che ci caratterizza è la capacità di tenere compagnia facendo riflettere senza annoiare; legando i territori ad una comunità più grande”.
(D) Nessuno avrebbe mai scommesso su un prodotto di matrice cattolica veicolato su una moltitudine di microradio. I risultati sembrano invece darvi ragione. La stessa cosa è successa con Tv2000…
(R) “Il punto non è scommettere, che è un azzardo. Ma credere nella possibilità di creare cose che non esistono rispondendo a bisogni che invece esistono. Credere in un progetto non è un azzardo. Così come non lo è costruirlo. Il punto è che non c’è nessuno progetto, nessuna possibilità di crescita, se non ci sono buone basi. Nel caso di InBlu e di Tv2000 le fondamenta di quel che siamo sono in una certa idea del mondo, e della comunicazione. Una idea cristiana. Un orizzonte di senso che ruota intorno all’annuncio cristiano senza essere bigotto, chiuso, autoreferenziale, ma si offre anzi come alternativa ai mondi chiusi dell’era digitale”.TV2000 studio con logo 5 - Radio. InBlu, Ruffini, consapevoli sfida che abbiamo davanti: realizzare profilo 4.0. Ma non ci interessa visual radio: meglio brand bouquet. Futuro è IP(D) Si dice che i vostri contenuti siano a cavallo tra una radio comunitaria ed una commerciale. E’ vero?
(R) “Negli anni si è affermata l’idea della centralità commerciale delle nostre vite. Viviamo in una era mercantile. Ma il commercio non è tutto. E comunque non c’è commercio se non c’è contenuto da vendere. L’idea di un marketing senza contenuti sta mostrando la corda. Alla lunga il vuoto si vede. E non si vende. Perché a forza di vendere il vuoto si finisce con lo scontentare i compratori. Direi che la nostra vera forza invece sono i contenuti. La maggior parte delle radio risponde alla necessità di “vendere” prodotti, il resto è contorno. Noi investiamo nella scrittura di nuovi format che abbiano cura delle parole, della musica, che parlino di chiesa e comunità, ma anche di politica e cultura. Tutto questo dà un senso, una credibilità, anche agli spazi commerciali”.

(D) Ha destato molto interesse la presenza di Eugenio Finardi come speaker all’interno del vostro palinsesto. È un’esperienza che contate di replicare anche con altri artisti?
(R) “Eugenio Finardi aveva curato per noi una piccola rubrica lo scorso anno e, nell’ascoltarlo raccontare la musica, gli abbiamo chiesto di farlo con un programma tutto suo. Ha una cultura smisurata e riesce ad accostare Brahms ai Muse e a spiegarli al pubblico. Da noi ha trovato la qualità e la libertà che cercava e che altrove non trovava. Non possiamo escludere che in futuro ci siano altri artisti a condurre nuove trasmissioni.
(D) Che tipo di valutazioni ci sono a monte dell’inserire nella vostra programmazione uno speaker che arriva da emittenti commerciali? Supponiamo che la qualità non sia l’unico criterio…
(R) “Collaborano con noi conduttori che arrivano da importanti network nazionali e professionisti che si sono formati nei nostri studi, accomunati dalla voglia di approfondire. Riceviamo quotidianamente richieste di collaborazione anche da famosi professionisti italiani. Paradossalmente siamo una delle poche alternative rimaste per chi ha voglia di contenuti”.Paolo Ruffini 3 1 - Radio. InBlu, Ruffini, consapevoli sfida che abbiamo davanti: realizzare profilo 4.0. Ma non ci interessa visual radio: meglio brand bouquet. Futuro è IP(D) Il rapporto con gli affiliati è di sola somministrazione di contenuti dal centro verso la periferia o pensate ad un futuro rapporto di contribuzione vicendevole con stazioni locali di spicco?
(R) “Da tempo inBlu ha creato un flusso di mutua collaborazione con le sue radio. Le redazioni regionali forniscono quotidianamente servizi informativi. Siamo aperti a sperimentare format che arrivano dalla periferia e spesso inseriamo nella nostra programmazione le voci delle nostre radio come avviene da molti anni per la realizzazione delle trasmissioni estive di Mattinata e Pomeriggio inBlu”.
(D) Avete lanciato alcuni prodotti tematici IP: la formula del brand bouquet web sarà il futuro?
(R) “Abbiamo mosso i primi passi grazie al lancio della Web Radio, con cinque canali tematici (programmi religiosi, 100 canzoni per, Musica sacra, InBlu cult) di cui uno (Radio stories) è in modalità content curation. Per la fine del 2018 contiamo di allargare l’offerta web attraverso una nuova app ed un nuovo sito: InBlu I-play, sulla scia di Tv2000 I-play. Siamo assolutamente consapevoli della sfida che abbiamo davanti: realizzare un profilo 4.0”.

(D) A proposito di multipiattaforma: siete presenti in FM, via IP e in tv con Tv2000. Vi manca però l’audiografica o la visual radio per sopperire alla scomparsa dei ricevitori FM nelle case. Ci state pensato o non è una priorità?
(R) “Per costruire realtà solide bisogna fare un passo alla volta. L’audiografica e la visual radio non sono al momento la nostra priorità. Per noi lo specifico radiofonico è l’audio. Per il video abbiamo la tv”.
(D) E il DAB+ lo è (una priorità)?
(R) “Il DAB ci permetterà di essere presenti con il palinsesto base e una qualità sonora digitale su tutto il territorio nazionale, come già facciamo con la nostra app. InBlu ha concretamente manifestato il proprio interesse per la nuova tecnologia trasmissiva. Infatti partecipa a due società consortili per lo svolgimento della attività di operatore di rete per la diffusione di contenuti digitali nel Lazio e in Abruzzo. La stessa cosa pensiamo di fare grazie alle nostre frequenze in Lombardia. Auspichiamo pertanto che la nuova tecnologia venga diffusa al più presto”.

(D) Come vedete lo sviluppo della radio a breve termine (5 anni) e a lungo termine (10 anni)?
(R) “Pensiamo che la prossima sarà una stagione meticcia. La tecnologia digitale DAB è destinata a convivere con la FM e con la diffusione delle radio (e dei loro prodotti collegati) sul Web. Il futuro come ci ha insegnato il fondatore di questo progetto, Franco Mugerli, è fare rete. Essere cioè multimediali”.
Un progetto che tende la mando ad un modo alternativo di intendere il medium e la collaborazione tra le emittenti, tracciando un percorso innovativo e un pensiero che induce certamente a molteplici riflessioni e i cui risultati in parte potrebbero essere applicati anche alle emittenti commerciali, riposizionando al centro del mondo il contenuto prima del contenitore. (U.F. per NL)

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