Triolo (Statcast): la pandemia ha fatto da trampolino anche per le radio digitali, riducendone il divario con le vecchie tecnologie.
Aggregatori? Se non sei ben posizionato, diventi un numero, sparisci. Certamente l’aggregatore non valorizza i contenuti. Penso ogni emittente faccia bene a usare una propria app, dando valore al proprio palinsesto anche tramite radio verticali e altre iniziative.
Con il nostro strumento abbiamo portato avanti un’analisi che mostra la fidelizzazione minuto per minuto. Possiamo sapere quanti abbandonano il flusso in un determinato istante, a fronte di un determinato contenuto.
Radio e podcast: non c’e’ competizione sulle piattaforme. Il podcast è una versione svecchiata di cose che la radio faceva anni fa (come i radiodrammi). Cose che oggi non trovano posto in palinsesto.
Analisi delle piattaforme
In questa nuova puntata di Newslinet media monitor approfondiamo con Francesco Triolo di Meway le nuove funzionalità della piattaforma Statcast, discutiamo del mondo delle radio online oggi e cerchiamo di capire se davvero l’effetto pandemia ha cambiato il modo di ascoltare la radio, nella direzione delle varie piattaforme distributive.
L’intervista completa, che tocca anche argomenti non compresi in questo articolo, è disponibile in formato Podcast.
L’intervista
(Newslinet) – Un flash su Statcast.
(Francesco Triolo) – Statcast si occupa di raccogliere le statistiche e i dati di connessione che arrivano ai server dagli utenti di una radio online. È possibile registrarsi direttamente sulla nostra piattaforma e iniziare a utilizzarlo senza neppure bisogno di contattarci.
Oltre le statistiche tradizionali
(NL) – Quali informazioni esattamente si possono ricavare?
(F.T.) – Il servizio fornisce all’editore tutta una serie d’informazioni che vanno oltre il livello quantitativo. Mentre le statistiche tradizionali mostrano solo sessioni e connessioni, noi possiamo dire quanti utenti hanno ascoltato un certo programma, se si sono disconnessi e/o se si sono riconnessi… informazioni qualitative.
Effetto pandemia
(NL) – Nell’intervista di maggio 2021 avevi parlato di un’importante crescita negli ascolti IP grazie all’effetto pandemia. Ieri abbiamo assistito a un forte rallentamento – anzi arretramento – di Netflix per quanto riguarda il VOD. E le radio online ?
(F.T.) – Penso che la pandemia abbia fatto da trampolino anche per le radio digitali, riducendone il divario con le vecchie tecnologie. Certamente ha anche fatto capire a tanti editori l’importanza dell’emissione in simulcast e dell’ essere disponibili su ogni dispositivo.
(NL) – Guardando i numeri con attenzione, contrariamente a quanto hanno affermato quasi tutti non ci sembra che la pandemia abbia sostanzialmente cambiato il rate di crescita degli abbonati a Netflix.
(F.T.) – Effettivamente, andando ad analizzare qualche caso specifico di nostri clienti, anch’io vedo una certa costanza…
Piattaforme Statcast e CATI
(NL) – Sembra che le rilevazioni elettroniche in Italia (dove ci si basa ancora sul metodo CATI) fatichino a essere accettate…
(F.T.) – Guarda, il metodo CATI è un sistema che mal si sposa con la nostra idea: in Statcast andiamo ad analizzare delle connessioni reali ricevendo un feedback costante dai server. Abbiamo fatto un lavoro di ricerca e sviluppo per fornire i dati aggregati – dati provenienti da diversi canali – il che ci permette di offrire in tempo reale il polso della vera situazione.
Probabilmente esiste ancora una certa diffidenza su questo approccio. Ma sono sicuro che il mercato finirà col darci ragione.
Aggregatori
(NL) – Alcuni anni fa non si parlava altro che di aggregatori, ma oggi pare che le app proprietarie, come le piattaforme RaiPlay Sound, One Podcast eccetera siano il fulcro dell’interesse dei broadcaster.
(F.T.) – Noi che analizziamo il mercato dello streaming da moltissimi anni abbiamo visto nascere e crescere gli aggregatori. Ma in questi, se non sei ben posizionato, diventi un numero, sparisci. Certamente l’aggregatore non valorizza i contenuti. Penso ogni emittente faccia bene a usare una propria app, dando valore al proprio palinsesto anche tramite radio verticali e altre iniziative.
Insomma, quanti mi ascoltano online?
(NL) – L’utente della piattaforma Statcast riesce ad avere informazioni tipo “In questo istante ho 10 ascoltatori da TuneIn, 400 dalla mia app, 120 dal sito…” ?
(F.T.) – Statcast analizza oltre l’IP lo user agent, dunque in generale riusciamo a dire quali sono le sorgenti di traffico. Possiamo sapere quale è l’origine di una connessione, addirittura riusciamo a fornire la classifica degli aggregatori. L’editore ha molti elementi per verificare cosa funziona e cosa no.
(NL) – Riesci a darci un’idea dei numeri?
(F.T.) – Beh, dobbiamo rispettare la riservatezza dei nostri clienti.
Audience globale
Posso dirti che “in proporzione” abbiamo molti più utenti esteri che italiani. Forse anche causa il gap tecnologico, tutt’ora esistono zone d’Italia senza banda larga.
Radio e Podcast
(NL) – Andrea Borgnino di RAI vede podcast e radio lineare come un tutt’uno, che chiama “audio”. Come vedi questa sinergia, tra le piattaforme radio e podcast?
(F.T.) – Non c’e’ competizione. Il podcast mi sembra una versione svecchiata di cose che la radio faceva anni fa, pensa ai radiodrammi, cose che oggi non trovano posto in palinsesto.
Advertising
(NL) – A gennaio hai affermato che con alcuni beta tester stavate studiando l’efficacia dell’advertising tradizionale (i cluster indifferenziati) rispetto ai preroll e midroll e a quella che hai chiamato…
(F.T.) – Si, abbiamo portato avanti un’analisi che mostra la fidelizzazione minuto per minuto. Possiamo sapere quanti abbandonano il flusso in un determinato istante, a fronte di un determinato contenuto. L’evoluzione del concetto è il nuovo modulo pubblicitario di statcast. Uno strumento che permette d’inserire gli orari di inizio e fine dei cluster e analizzarne i risultati.
Reporting puntuale
Posso informare i miei inserzionisti di quante persone hanno effettivamente ascoltato un determinato cluster! Ma non solo…
(NL) – Per capire bene, parli di cluster dedicati o della stessa pubblicità che va in FM?
(F.T.) – Con il modulo degli splitter virtuali possiamo variare la pubblicità areale.
Campagne mirate
(NL) – Oggi un piccolo negozio non può permettersi la pubblicità radiofonica in quanto la zona di diffusione – e relativi costi – è troppo ampia. Con questo modulo potete fare meglio?
(F.T.) – Tutto parte dalla profilazione. La connessione è anonima dal nostro punto di vista, a differenza di server quali quelli di Facebook che hanno il profilo completo dell’ascoltatore. Ma in ogni caso la risposta è affermativa.
Target granulare
Anche noi possiamo fornire un targeting granulare quanto desiderato, ma – e attenzione a questo – occorre un’integrazione con la app della radio, che deve farsi carico di ottenere il nulla osta alla geolocalizzazione. O quanto meno avere al suo interno un profilo dell’utente che comprenda i dati utili al fine del targeting, geografici e/o anagrafici. (M.H.B. per NL)