Come ampiamente previsto da NL (già da 10 anni a questa parte), in assenza di un coordinamento forte e di un’imposizione regolamentare di stampo sovranazionale che imponga l’accesso preferenziale a servizi di media audiovisivi di interesse generale (la radio, nel caso di specie), le compagnie automobilistiche si stanno organizzando per intermediare i contenuti audio sui propri mezzi.
E’ notizia di questi giorni che General Motors (GM) eliminerà gradualmente Apple CarPlay dai propri veicoli elettrici a favore di un sistema proprietario che avrà accesso a Google Maps e Google Assistant, un sistema di comando vocale, senza costi aggiuntivi per otto anni. In definitiva, una joint venture GM-Google che emargina Apple ma anche la Radio. Un precedente pericolosissimo.
Spotify onnipresente
Nel dettaglio, GM ha annunciato che i suoi futuri sistemi di infotainment (per ora per i veicoli elettrici) offriranno applicazioni di streaming audio on demand come Spotify (integrato dall’app podcast Spot.N), Audible (podcast di Amazon) e altre piattaforme oggi sfruttate attraverso il cd mirrorlink con smartphone.
Business is business
La motivazione è scontata: “Riteniamo che ci siano opportunità di business per noi attraverso la vendita di servizi pay”, ha affermato Edward Kummer, chief digital officer di GM. Per dare un’idea della portata della questione, l’amministratore delegato di GM, Mary Barra, punta a un fatturato annuo da $ 20 a $ 25 miliardi da abbonamenti entro il 2030.
Il dado è tratto
Non si tratta di una estromissione completa per Apple: per ora GM prevede di continuare a offrire i sistemi di mirroring Apple CarPlay e Android Auto nei suoi modelli a combustione ed i proprietari di veicoli dotati delle tecnologie bluetooh saranno ancora in grado di utilizzare i sistemi.
Accesso residuale
I conducenti saranno inoltre in grado di ascoltare musica o effettuare chiamate telefoniche su iPhone o smartphone Android utilizzando la connettività wireless Bluetooth, ha affermato GM.
One click
Ma poco conta, visto che la maggiore complicazione di impiego delle soluzioni Apple o, vista dall’altra parte, la semplificazione di quelle GM e Google, spingerà inevitabilmente l’utente verso queste ultime.
Broadcaster scoordinati ed emarginati
Si tratta dell’ennesimo segnale che l’assenza di un coordinamento efficace dei broadcaster sul tema spinge sempre di più i media tradizionali in un angolo a favore dei giganti del web, gli OTT.
Prominence
Per questo motivo in Europa ed in particolare in Italia, dove l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni si è mostrata estremamente sensibile sul tema, sono state avviate le procedure sul tema della prominence dei servizi di media audiovisivi di interesse generale (la radio e tv lineare via etere, per intenderci). (E.L. per NL)