Cionini (MCL & Consultmedia): Le recenti riforme normative che hanno interessato prima le tv e poi le radio locali sono sempre più orientate alla liberalizzazione di un mercato che, fino a qualche anno fa, presentava significative barriere all’ingresso, man a mano erose dall’avvento delle nuove tecnologie. Ma, si sa, l’evoluzione tecnologica precede sempre la normativa. Così farà il nuovo TUSMA a riguardo di ambiti diffusivi, del trasferimento eterogeneo di titoli concessori radiofonici, dell’introduzione di criteri di prominence per preservare radio e tv dallo strapotere delle piattaforme OTT. Ma un occhio è puntato anche sull’advertising, a sua volta oggetto di imponenti aggiornamenti.
WRD 2024
Prosegue l’esame da parte di Newslinet dei più autorevoli interventi al World Radio Day 2024 del 13/02/2024.
Stefano Cionini
Oggi dedichiamo spazio a quello dell’avv. Stefano Cionini, co-founder della law firm MCL Avvocati Associati e senior partner di Consultmedia, che in un lungo workshop al WRD 2024 ha esaminato le novelle legislative contenute nel nuovo Testo Unico sui Servizi di Media Audiovisivi (TUSMA), che con ogni probabilità entrerà in Gazzetta Ufficiale dopo la metà di marzo.
L’intervista
(Newslinet) – Legificazione sembra la parola d’ordine ormai: fotografare lo stato dell’arte di un mercato ormai consolidatosi attraverso un’evoluzione tecnologica verso la quale certamente il legislatore non è più in grado di tenere il passo…
(Stefano Cionini) – Già. Le recenti riforme normative che hanno interessato le radio locali sono sempre più orientate alla liberalizzazione di un mercato che, fino a qualche anno fa, presentava significative barriere all’ingresso, man a mano erose dall’avvento delle nuove tecnologie.
L’evoluzione sistemica
Il sistema che trent’anni fa è stato concepito per le emittenti radiofoniche è, come sapete, di tipo concessorio, affievolito dalla comparsa della tecnologia DAB che ha aperto, nel 2009, alle radio native digitali, evolvendosi con la oramai compiuta “ibridizzazione”, che ha visto l’avvento della componente visual, fino a superare il perimetro di ascolto segnato dal mezzo di fruizione (il classico ricevitore, stand alone o autoradio che sia), attraverso il presidio di molteplici piattaforme tecnologiche (app dedicate, smart speaker, satellite, digitale terrestre televisivo, HBBTV – Hybrid Broadcast Broadband TV).
Legislatore non al passo
(NL) – Perché il legislatore non riesce a tenere il passo di questa evoluzione?
(Stefano Cionini) – Per una ragione empirica: l’evoluzione tecnologica precede sempre la normativa che ne tenta il governo, quindi anche le recenti riforme e proposte di riforma potrebbero risultare già superate, per certi versi inadeguate e anacronistiche.
TUSMA
(NL) – Quale è l’attuale quadro normativo?
(Stefano Cionini) – Il nostro riferimento, dal 2005 in poi, è il Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi, riorganizzato ed in parte riscritto da un’importante riforma entrata in vigore il giorno di Natale del 2021.
Tetto diffusivo
Tra le novità, quella di maggiore impatto riguarda la definizione di ambito locale radiofonico, che dal 01/01/2023 ha abbandonato il tetto dei 15 milioni di abitanti, e conquistato come limite dimensionale diffusivo quello del 50% della popolazione nazionale (art. 3 TUSMA, comma 1, lett. cc). La riforma del 2021 riprende anche il tema della pianificazione FM, e lo fa con una norma alquanto criptica (l’art. 10).
Pianificazione
Nell’assegnare, come ovvio, la prerogativa della pianificazione all’Agcom, non viene imposta né prevista una road map, ma se ne collega l’avvio ad una valutazione sul grado di sviluppo della radiodiffusione sonora in tecnica digitale che dovrà compiere il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Monitoraggio
Lo stesso Ministero, nelle more di questo monitoraggio, potrà (testualmente) “procedere ad attività di ricognizione e progressiva razionalizzazione dell’uso delle risorse frequenziali in tecnica analogica, in particolare al fine di eliminare o minimizzare situazioni interferenziali con i paesi radioelettricamente confinanti, ed incoraggiare l’efficiente uso e gestione delle radiofrequenze, tutelando gli investimenti e promuovendo l’innovazione”.
Prominence
(NL) – In questo WRD un tema strategico affrontato da numerosi relatori è stato quello della prominence dei servizi radiofonici sui dispositivi utilizzati per la loro ricezione. Il nuovo TUSMA lo recepisce?
(Stefano Cionini) – Sì, nel testo è presente (all’art. 29) un riconoscimento per i “servizi di media audiovisivi e radiofonici di interesse generale” del ruolo che svolgono nell’assicurare “il pluralismo, la libertà di espressione, la diversità culturale e l’effettività dell’informazione per la più ampia utenza possibile”, imponendo che a questi venga “garantito adeguato rilievo” su qualsiasi strumento di ricezione o accesso a tali servizi impiegato dagli utenti, qualunque sia la piattaforma utilizzata per la prestazione dei medesimi servizi.
Non solo tv da preservare
Emerge subito per il comparto delle radio locali l’importanza di questa norma, soprattutto dell’attuazione che ne darà l’Agcom (speriamo presto), in relazione alla presenza nei sistemi di infotainment delle autovetture connesse di accessi privilegiati ai contenuti radiofonici che siano di immediata percezione per l’utente.
Icona
(NL) – I più attenti commentatori auspicano un’icona radio che abbia almeno la stessa evidenza di quella di Spotify e che consenta l’accesso ad un aggregatore di flussi streaming organizzato per nazione.
(Stefano Cionini) – Chiaramente non deve essere una specifica piattaforma: l’importante è che il popolamento sia libero e la somministrazione organizzata con liste preferenziali per i servizi di interesse generale, cioè le radio concessionarie e/o autorizzate.
L’ambiente su quattro ruote
L’importanza del tema, come immaginerete, si evince dal fatto che la gran parte dell’ascolto radio viene effettuato in auto.
Venti di riforma sui titoli concessori
(NL) – Fin qui ciò che già c’è sul nuovo TUSMA. Ma cosa potrebbe esserci di qui a breve se i venti di riforma di questi mesi soffieranno nella giusta direzione?
(Stefano Cionini) – Certamente in un’ottica di ragionevolezza si colloca l’ipotesi di trasformazione “dinamica”, eterogenea, bidirezionale del carattere della concessione radiofonica, che in futuro potrebbe essere determinato dalla natura dell’ente che la possederà.
Dinamismo concessorio e caduta dei paletti
In altri termini potrebbe aprirsi la possibilità di trasformare l’emittente commerciale in comunitaria e viceversa. Oggi sapete che la trasformazione è ammessa solo da commerciale a comunitaria.
Rapporti di controllo e collegamento
Rilevante anche la proposta di soppressione del divieto per uno stesso soggetto o soggetti tra loro in rapporto di controllo o di collegamento di essere contemporaneamente titolari di autorizzazioni per fornitore di servizi media radiofonici digitali in ambito nazionale e in ambito locale (art. 5 comma 1, lett. d)…
Silenzio-assenso
(NL) – Purtroppo però ci sono anche alcuni apparenti passi indietro…
(Stefano Cionini) – Già. Come ho già evidenziato in altre sedi, si pone ai limiti della costituzionalità la proposta che confermerebbe le prerogative ministeriali per il rilascio delle autorizzazioni per attivazione e modifica di impianti di radiodiffusione sonora digitale e dei connessi collegamenti (art. 25), introducendo un termine massimo di durata del procedimento di 90 giorni, procedimento al quale però non si applicherebbe il principio del silenzio – assenso.
Tema essenziale
(NL) – Approfondiamo…
(Stefano Cionini) – Volentieri, perché l’argomento è oggettivamente molto importante, considerando che il silenzio-assenso è, forse, il principale istituto di semplificazione burocratica che impone alla Pubblica Amministrazione, al pari del privato, comportamenti improntati alla correttezza e alla buona fede.
Freni
Non credo possa ritenersi ammissibile che gli organi deputati al rilascio di autorizzazioni strumentali all’esercizio di un’attività imprenditoriale ed editoriale, possano operare al di fuori dei principi di speditezza ed economicità dell’azione amministrativa.
E qui mi fermo perché il discorso sarebbe molto lungo e rischierei, oltre che di annoiarvi, di andare fuori tema.
Svalutazione impiantistica
(NL) – Gli impianti FM e le concessioni radiofoniche scontano oggi, rispetto anche a solo 10 anni fa, una notevole perdita di valore (anche monetario) e di importanza.
(Stefano Cionini) – Non solo: a ciò mi pare si possa aggiungere il tramonto dell’idea di radio locale, per lo meno come fino ad oggi l’abbiamo intesa.
Diverso approccio alla qualificazione
Mi pare, infatti, che nell’attuale panorama radiofonico l’ambito diffusivo “locale”, “nazionale” o addirittura “internazionale” sia, più che nel titolo amministrativo e nel grado di penetrazione dell’FM sul territorio, piuttosto nella caratterizzazione che ogni editore decide di assegnare ai propri contenuti.
Verticalizzazione
Inoltre, con la verticalizzazione della radio si è aperta la possibilità di offrire al pubblico, da parte di uno stesso editore, una pluralità di prodotti radiofonici dallo stesso brandizzati.
Lato utente
Consideriamo, poi, che l’utente medio preferisce scegliere tra una rosa di prodotti già pronti all’ascolto che incontrino il proprio gusto musicale, anche estemporaneo magari, piuttosto che crearsene uno tailor made.
La sfida
Questa scelta dell’utente, inevitabilmente, comporta per l’editore la sfida di farsi individuare, di farsi trovare pronto a somministrare il proprio prodotto radiofonico a chi, magari anche non fidelizzato, voglia ascoltarlo e poi, chissà, ci si appassioni.
Brand
E come farsi individuare e riconoscere se non attraverso un nome, un marchio che possa già fornire una prima descrizione al potenziale ascoltatore delle caratteristiche del prodotto radiofonico?
Ecco quindi che si profila davanti a noi un’altra sfida sulla quale riflettere. Il nome, il marchio e la sua protezione.
Adv
(NL) – Domanda retorica: chi deve sostenere questi cambiamenti, faticosi e spesso dispendiosi?
(Stefano Cionini) – Certamente il titolare dell’emittente pronto a sfruttare le nuove frontiere dell’adv. I contatti, le visualizzazioni, il tempo medio di ascolto, sono già oggi determinanti per attrarre investimenti pubblicitari, sempre più attenti alla total audience ed affidati ad agenzie di pubblicità “virtuali”, robot che suddividono spot (sempre più brevi) e che monetizzano il prodotto radiofonico ed il brand collegato.
Disparità di trattamento
(NL) – Sul tema dell’advertising, però, è da segnalare anche una (forse tra le molte) stortura, una evidente disparità di trattamento tra palinsesti radiofonici che vengono veicolati in etere e che perciò soggiacciono – ad esempio – ai tetti pubblicitari imposti dal TUSMA, rispetto a quelli all digital che, anche attraverso lo sfruttamento dell’HBBTV, operano oggi, sostanzialmente off shore...
(Stefano Cionini) – Verissimo, ma c’è dell’altro. Stesso discorso vale per i contenuti veicolati su dispositivi connessi dotati di display come tablet, pc o smart speaker, che non risentono di alcuna limitazione.
Disciplina organica necessaria
Proprio su questo tema sarebbe auspicabile una disciplina organica ed omogenea da parte dell’Agcom, che già si sta impegnando per introdurre, con regolamento in consultazione pubblica rivolto agli “influencer” con seguiti di rilevo sui vari social media, una loro equiparazione ai fornitori di servizi di media audiovisivi, anche dal punto di vista autorizzatorio. Molte sfide, direi, che attendono la radio nei prossimi mesi. (E.G. per NL)