C’è un illustre desaparecido nei punti vendita di elettronica. Si tratta del ricevitore radio, sia nella sua declinazione tradizionale (il vecchio “transistor”) che in quella dell’autoradio.
Nelle catene della grande distribuzione elettronica organizzata, così come in quella generalista, se si vuol acquistare un ricevitore FM, ormai occorre chiedere al commesso dove i pochissimi modelli disponibili sono stati collocati, posta la loro relegazione in scomparti minori (conseguenza della richiesta quasi infinitesimale). E’ un segno di un profondo cambiamento dei tempi in atto ormai da qualche anno: nessuno compra più un ricevitore radiofonico per il semplice motivo che non ve n’è esigenza. L’ascolto in cuffia è appannaggio dello smartphone (che tra l’altro spesso non ha più il ricevitore FM), quello casalingo attraverso il pc o la tv, quello in auto (che rappresenta oltre l’80% della fruizione radiofonica) con autoradio captive, quasi sempre impossibili da sostituire perché un tutt’uno con il cruscotto (ammesso ve ne sia l’esigenza, atteso che l’autoradio di serie ormai nasce e muore con l’auto). Considerazioni di cui gli editori alla soglia di una svolta epocale non possono non tenere conto. Di qui lo sbarco in massa delle radio sul DTT (che peraltro consente di sviluppare soluzioni ibride come la radiovisione o l’audiografica statica o dinamica) o l’avvento degli aggregatori, i bouquet di flussi streaming che evitano all’utente di scaricare le app delle singole stazioni per ascoltarle con il device preferito e che offrono valori aggiunti quali la ricerca vocale (oltre chiaramente a quella testuale), la suddivisione tematica, la geolocalizzazione (il discrimine che nei fatti sostituirà l’anacronistico ambito concessorio ormai di puro rilievo amministrativo), il geoblocking (essenziale lato editori per evitare di doversi piegare alle forche caudine dei collettori di diritti d’autore e diritti connessi delle singole nazioni, diverse da quella di appartenenza, dove la ricezione IP è possibile). A rafforzare la tendenza, la decisione, già trapelata in diversi cda di storici produttori di ricevitori FM portatili, di cessarne la produzione in un lasso di tempo di 5 anni, andando meramente ad esaurimento con le scorte. Un film già visto con l’AM, del resto. (M.L. per NL)