Il primo semestre del 2021 è passato e, ancora una volta, delle ventilate innovazioni annunciate al layout del TER (Tavolo Editori Radio), l’unica indagine multicommittente sull’ascolto radiofonico italiano, non c’è dimostrazione concreta.
Nell’era della tracciabilità assoluta, la circostanza che gli ascolti di uno dei più importanti mezzi di comunicazione di massa elettronica avvenga ancora attraverso l’anacronistico metodo CATI, risalente agli anni ’70, basato su interviste telefoniche che premiano essenzialmente la notorietà del brand ed il ricordo dell’ascolto, piuttosto che la fruizione oggettiva, non è oltremodo tollerabile.
Prime istanze per l’ammodernamento del TER
Un aggiornamento è quindi improcrastinabile. E ciò tanto più se si considera che le prime istanze per l’ammodernamento delle modalità di rilevazioni dell’ascolto radiofonico risalgono addirittura in epoca pre-TER. Cioè alla precedente indagine Audiradio (finita a scatafascio per sopravvenuta inadeguatezza alle richieste interne ed esterne). Una condizione che, soprattutto negli ultimi tre anni, ha prodotto malumori sempre più profondi e diffusi tra gli stessi soci del TER.
L’aut aut di Sergio
Se Roberto Sergio, direttore di Radio RAI, sulle pagine di NL, era infatti arrivato addirittura a pronunciare un aut aut, minacciando l’uscita della concessionaria pubblica dall’indagine (volontà poi non attuata), anche l’editore della prima radio italiana per ascolti, Lorenzo Suraci, presidente di RTL 102.5, ha detto la propria. Suraci ha infatti evidenziato, sempre su questo periodico, la non prorogabile esigenza di rivedere il modello. Anche e soprattutto alla luce degli ascolti su piattaforme IP, che sfuggono alle rilevazioni CATI.
Il rilevante ascolto digitale sfugge alla rilevazione del TER
“Ormai il digitale è una componente estremamente rilevante dell’ascolto complessivo che necessità di un approccio specifico, ma che, purtroppo, oggi ancora sfugge alle rilevazioni del TER”, aveva dichiarato a NL in un’intervista a giugno 2021 Suraci. Aggiungendo: “Posso affermare con tranquillità che il nostro bouquet digitale ci permette oggi di raggiungere un bacino di ascolto doppio rispetto a quello rilevato dall’indagine – oltretutto solo nazionale – di TER“.
Il seme della diffidenza
Eppure, al di là delle ritrite dichiarazioni di rito e delle sbadigliose affermazioni di stile, all’evidenza, negli ultimi anni, nulla di sostanziale è stato fatto nel TER. Con la conseguenza che sul mercato si stanno radicando pericolose diffidenze e sempre meno velati imbarazzi verso un mezzo che, invece, avrebbe tutte le potenzialità per competere con gli altri media sottoposti ad analisi di gradimento in tempo reale.
La nuova dirigenza
A giugno 2021 è stato eletto il nuovo presidente del TER, Federico Silvestri, Direttore Generale di Radio 24, che ha sostituito Marco Rossignoli, Coordinatore dell’associazione di categoria Aeranti-Corallo, in carica per tre esercizi consecutivi.
Ed i consueti proclami
Nel suo messaggio di insediamento, Silvestri ha dichiarato: “Cercherò di dare il mio contributo, insieme a tutti i membri del CdA, per consolidare il posizionamento strategico della radio tra i media e per intercettare e valorizzare i tanti cambiamenti in atto e le sfide che ci attendono”.
Ecco: i cambiamenti, per l’appunto. (M.L. per NL)