Dopo cinque anni di passione, il mezzo radiofonico torna alla ribalta: forti aspettative, anche se i livelli pre-crisi sono ancora ben lontani. E in Europa siamo comunque sotto la media.
Abbiamo discusso più volte su questo periodico della ripresa del comparto radiofonico a seguito degli anni bui di crisi, intercorsi tra il 2008 e il 2013, dove il futuro del mezzo non lasciava sperare in niente di buono. I valori complessivi dell’ultimo decennio hanno toccato tassi di crescita talmente negativi (col -10,2% nel 2012) che più volte e più firme, anche autorevoli, si sono esposte nel sentenziare una malinconica “morte dell’etere”. L’impennata del progresso in ambito tecnologico sembrava esasperare la competizione con altri concorrenti, più giovani e prestanti, che sempre più spesso arraffavano fette di mercato a scapito dell’ormai “vecchia” e “superata” avversaria. Ma la ruota gira e con essa gli investimenti, che nel 2015 hanno premiato la radio pronunciando l’effettiva rinascita del settore. La crescita riacquista quindi il segno positivo (+8,8%), portando con sé un naturale ottimismo (visto l’andamento nettamente superiore rispetto agli altri segmenti di mercato) e la speranza che questo inneschi una spirale positiva che riporti il mezzo ai tempi pre-crisi (comunque ancora molto lontani). Un clima che ritorna positivo non può che fare bene, anche aiutando l’etere ad assimilarsi sempre più efficacemente con le avanguardie che ormai dominano il mercato dell’informazione: il video e il web; tanti gli ostacoli da superare, come tanti sono i punti in comune su cui poter lavorare per crescer. Cantare vittoria è lecito, anche se dicendo gatto troppo presto si rischia di finire col sacco, se non vuoto, soltanto mezzo pieno. Guardare al di là delle Alpi potrebbe bastare per tornare coi piedi per terra: la quota occupata dalla radio sul totale dei mezzi è del 5%, quando i livelli medi europei si aggirano tra il 7 e il 9%. Rimane comunque ottimo il potente slancio dimostrato dall’etere nel rimettersi in piedi, tanto a livello nazionale quanto a livello locale: con più di 140 milioni di investimenti in tal senso, la quota totale è arrivata a superare i 500 milioni di euro. La prova comunque che il dato economico positivo ha innescato un circolo virtuoso viene dalla rinnovata euforia nelle successioni in primarie aziende radiofoniche registrata in questi ultimi mesi. (G.C. per NL)