Radio. Il medium è resiliente, ma deve affrontare una crisi che non è (solo) quella del Coronavirus. De Robertis: manca la volontà di sperimentare come una volta

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“I contenuti del medium sono sempre meno protagonisti nell’offerta. Non c’è più competitività. Si è perso il gusto di fare le cose, mentre la passione per la radio vive e si alimenta attraverso scelte innovative e coraggiose. Quanto più spettacolari sarebbero i programmi se si potesse tornare a condividere emozioni e cavalcare i momenti che si vengono a creare nel susseguirsi degli eventi di una programmazione? Prendiamo come esempio i programmi di maggior successo nell’etere: Lo Zoo, La Zanzara, Tutto Esaurito, Dee Jay Chiama Italia. Godendo di una certa autonomia hanno raggiunto popolarità, successo e picchi d’ascolto” (Angelo Colciago De Robertis).

Che il medium radiofonico sia resiliente, cioè in grado  di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria esistenza dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibile alle opportunità che il mercato offre, senza alienare la propria identità, è ormai assodato.
Di questi tempi, però, il mezzo deve affrontare l’acuirsi di un trend negativo. Che non è solo la terza recessione mondiale indotta dal Coronavirus. Il nemico, in questo caso, si annida, esattamente come il virus, nel suo interno.

Nessuno sperimenta più

“Che fine hanno fatto gli editori ambiziosi, coraggiosi e lungimiranti che in passato con la loro voglia di sperimentare hanno dato vita al comparto radiofonico privato in Italia. Fatturati e marketing sono la priorità assoluta ed è giusto che sia così, se però, questi due elementi non sovrastano gli aspetti artistici del prodotto fino a destabilizzarlo”, s’interroga Angelo Colgiago De Robertis, consulente radiofonico indipendente, presente dai primi anni ’80 fino all’estate scorsa in Radio 105, dove ha rivestito il ruolo apicale di direttore.

Ascoltatori ridotti a potenziali “voti” per le indagini

I contenuti del prodotto sono sempre meno protagonisti nell’offerta: la radio sta diventando un contenitore prevalentemente utile alle esigenze e alle iniziative del marketing. Gli ascoltatori che dovrebbero essere parte integrante del progetto, diventano solo dei potenziali “voti” per le indagini d’ascolto – spiega De Robertis -. Il pubblico della radio non si conquista in massa, bensì instaurando un rapporto estremamente intimo e di totale fiducia con ogni singolo ascoltatore. In questa logica, la scelta dei contenuti e la loro qualità fanno la differenza”.

L’interazione col pubblico è ben altro che leggere messaggi sui social

“Gli speaker in onda richiamano in continuazione messaggi Whatsapp e like sui propri social, pensando che in questo modo gli ascoltatori si possano affezionare a loro. Non è però così. La chiamano “interazione con il pubblico” ed è posizionata molto in alto nella lista delle priorità da svolgere. Ma altro non è che il bisogno dei conduttori di sentirsi considerati dal pubblico“, continua il consulente.

La distanza tra chi programma e chi conduce

Fatta in questo modo, diventa una attività sterile per la maggior parte degli utenti all’ascolto. Questo accade perché, nel contesto che li ospita, gli speaker sono ormai diventati meri e semplici esecutori di un progetto al quale, a livello creativo, non partecipano in nessun modo. Se non in rari casi, gli speaker mettono musica che non scelgono e non gradiscono; non decidono di cosa parlare; né quando intervenire in onda. Hanno inoltre porzioni di tempo limitate per esprimersi.

Eredità sperperata

E’ questa l’erede della “radio libera” delle origini? Quanto più spettacolari sarebbero i programmi se si potesse tornare a condividere emozioni e cavalcare i momenti che si vengono a creare nel susseguirsi degli eventi di una programmazione. Prendiamo come esempio i programmi di maggior successo nell’etere: Lo Zoo, La Zanzara, Tutto Esaurito, Dee Jay Chiama Italia. Godendo di una giusta autonomia (controllata) hanno raggiunto popolarità, successo e picchi d’ascolto”.

La Radio è un hardware che ha bisogno del suo software: il pubblico

Credo – insiste De Robertis – che sia questo quello di cui la radio ha bisogno oggi e che deve tornare a fare. La radio è un medium vivo che vive con il suo pubblico e del suo pubblico, in una continua condivisione dei momenti del quotidiano e della vita. E’ un hardware che necessita del suo software, il pubblico. Siccome ci si interroga sulla mancanza di nuovi talenti, mi chiedo: come può nascere una nuova generazione in un contesto dove quelli che dovrebbero essere gli artisti di domani non possono esprimere il loro potenziale, completamente imbrigliati da regole e inutili protocolli? Questa purtroppo è la realtà delle cose ed è questo modello ad essere replicato in tutte le diverse radio del panorama.

La Radio si alimenta di scelte innovative e coraggiose

Non c’è più competitività. Si è perso il gusto di fare le cose, mentre la passione per la radio vive e si alimenta attraverso scelte innovative e coraggiose. E’ proprio attraverso la soddisfazione che si prova nel confronto e nella condivisione delle idee necessarie per la creazione di nuovi progetti che si cresce e si diventa consapevoli delle proprie capacità e del proprio valore”.

Multipiattaforma non significa melting pot

“Si spendendo un sacco di energie per attività parallele all’on-air come quelle sui social o sul territorio. Molto utili per dare visibilità e aumentare la notorietà del brand, per carità. Ma sono attività che che inquinano il prodotto. Il pubblico di questo passo migrerà altrove, (poca creatività, troppa pubblicità “anche oggettivamente brutta”, concorsi indesiderati, scelte editoriali incoerenti, partnership inutili, etc…): troppi i compromessi che l’utente deve accettare.
C’è bisogno di un cambiamento, di una piccola rivoluzione che non può che partire dal basso. Se per molte radio ormai è molto complicato uscire da queste dinamiche ed è difficilissimo vederle tornare ad essere accattivanti, ecco che per le realtà più “agili e sveglie” si aprono degli scenari interessanti da poter sfruttare per chi con un po’ di coraggio saprà cogliere questa occasione e prepararsi a giocare la partita. É il momento delle nuove opportunità, non lasciamocelo scappare”, conclude De Robertis. (E.L. per NL)

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