Con una maggioranza del 55,4%, i cittadini del Liechtenstein hanno scelto di eliminare il finanziamento pubblico alla radio nazionale (Radio L), sostenuta dallo Stato dal 2004 dopo il ritiro degli investitori privati. Secondo il governo, la decisione porta incertezze su identità culturale, opinione pubblica e servizi mediatici, aprendo un dibattito su futuro e privatizzazione.
Sintesi
Dopo gli esiti dell’apposito referendum, il Liechtenstein ha deciso di interrompere i contributi pubblici alla sua radio (Radio L), sancendo una svolta nella storia della comunicazione nazionale.
La decisione, sostenuta dal partito euroscettico Democratici per il Liechtenstein (DPL) – il Liechtenstein fa parte dello Spazio economico europeo, che la Svizzera ha rifiutato nel 1992 -, avrà implicazioni rilevanti per il panorama informativo e culturale del piccolo Stato.
Mentre i promotori dell’iniziativa sostengono che le emittenti private potrebbero offrire un servizio più efficiente, il governo avverte del rischio di un vuoto mediatico e di perdita dell’identità nazionale.
I cittadini scelgono di tagliare i fondi alla radio nazionale
Con il 55,4% dei voti, i cittadini del Liechtenstein hanno scelto di abolire il finanziamento pubblico alla loro radio nazionale, gestita dalla Liechtenstein Broadcasting Corporation (LRF). Si tratta della derivazione di un’idea nata nel 1938, ma con trasmissioni interrotte appena l’anno successivo per l’inizio della 2^ guerra mondiale e riprese solo nel 1991 in forma sperimentale (con capitali privati), dal 1995 in maniera stabile e dal 2004 con denaro pubblico.
6.786 vs 5.457
Il risultato, che corrisponde a 6.786 voti favorevoli contro 5.457 contrari, segna una svolta epocale nella gestione dei media nel principato: con una partecipazione del 59,3%, i cittadini hanno aderito all’iniziativa promossa dal partito di destra Democratici per il Liechtenstein (DPL), manifestando la loro volontà di ridurre l’intervento statale nel settore.
La proposta dei Democratici per il Liechtenstein: un nuovo corso per i media
L’iniziativa, portata avanti dai Democratici per il Liechtenstein (DPL), partito di destra euroscettico e contrario all’immigrazione, ha mirato a riformare radicalmente la gestione della radio pubblica. Fondato nel 2018, il DPL rappresenta una frangia del movimento conservatore che ha ottenuto l’11% dei voti nelle ultime elezioni del 2021, guadagnando due dei venticinque seggi nel Parlamento.
Visione più liberista nel settore dei media
Con questa iniziativa, il partito DPL intende promuovere una visione più liberista nel settore dei media.
Critiche ai costi e al modello attuale di finanziamento pubblico
Secondo il DPL, il finanziamento di circa quattro milioni di franchi all’anno (4.269.284 euro), che rappresenta il 70% dei fondi pubblici per i mezzi di comunicazione di massa, non è sostenibile. I promotori dell’iniziativa sostengono che l’attuale modello sia inefficiente, poiché l’emittente ha dovuto fare ricorso a prestiti di emergenza in più occasioni. Secondo loro, le emittenti private potrebbero offrire servizi simili a costi inferiori, rendendo superflua la radio pubblica.
La risposta del governo: rischi per l’identità e la pluralità informativa
Il governo del Liechtenstein si è opposto all’iniziativa, sottolineando il pericolo che, con soli 40.000 abitanti, il principato possa rimanere privo di un servizio radiofonico. La mancanza di una radio pubblica potrebbe, secondo l’esecutivo, avere ripercussioni sull’informazione e sulla formazione dell’opinione pubblica, compromettendo il senso di identità nazionale e riducendo l’accesso ad un’informazione pluralista.
L’ascolto di Radio L
La radio pubblica, hanno spiegato gli esponenti governativi, rappresenta “una piattaforma che consente ai cittadini di essere informati su questioni locali e internazionali”, sebbene – osservano gli oppositori – dei 21.530 ascoltatori (dati del 2021, che segnano una perdita di oltre il 50% rispetto al 2004, anno di cessazione del controllo privato) solo 10.800 provengono dall’interno dei 160 kmq dello stato.
Maggior ascolto esterno al Liechtenstein
La maggior parte degli ascoltatori della stazione proviene infatti dalla Svizzera, segnatamente dalla popolazione di lingua tedesca nel nord-est della confederazione elvetica, che confina con il Liechtenstein.
Pendolari
A causa degli elevati flussi di pendolari dalla Svizzera, l’area di trasmissione ufficiale di Radio L comprende la bassa valle del Reno, servita da sei piccoli trasmettitori FM nel Liechtenstein (da 0,025 a 1 KW ERP) e altri due piccoli trasmettitori situati nella Svizzera orientale (da 0,05 e 0,2 kW), nonché dal mux DAB nella Svizzera orientale fino al lago di Costanza.
Presenza IP e cavo
Ovviamente, come tutte le emittenti della limitrofa Svizzera, Radio L dichiara una forte presenza di ascolto in streaming ed un supporto dalla distribuzione nella rete via cavo.
Apertura al mercato
Sta di fatto che la decisione attuale potrebbe portare Radio L a doversi affidare completamente (e nuovamente) ad investitori privati o ad un modello commerciale, trasformando così il ruolo che la stazione ha avuto finora nella vita quotidiana dei cittadini.
La travagliata storia della radiodiffusione nel Liechtenstein
Come detto, la storia della radio nel Liechtenstein inizia nel 1938, quando le prime trasmissioni in onde medie (209,9 metri) furono sospese dopo un solo anno, a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale e di problemi finanziari. Solo nel 1995, dopo 4 anni di prove tecniche, nacque l’attuale compagnia, che, tuttavia, per quasi un decennio operò come emittente privata.
Peter Ritter
Nel 2004, per garantire la sopravvivenza del servizio dopo il ritiro (nel 2003) del suo fondatore, Peter Ritter, alla guida della stazione per otto anni ed un investimento di 12 milioni di franchi svizzeri (12,3 milioni di euro), la radio passò sotto il cappello pubblico.
Il canone radiotelevisivo e il legame con la Svizzera
Fino al 1999, il Liechtenstein raccoglieva un canone radiotelevisivo destinato alla distribuzione dei programmi svizzeri. Questa connessione ha permesso al principato di mantenere un legame culturale con i paesi limitrofi, rafforzando l’identità del piccolo Stato. Con la rimozione del canone e la transizione a un modello pubblico nel 2004, il Liechtenstein ha avviato un percorso di indipendenza mediatica, che però ora è messo in discussione.
La televisione: una lunga attesa per una rappresentazione nazionale
L’assetto mediatico complessivo vede il Liechtenstein come l’ultimo stato europeo a dotarsi di una propria televisione, con la creazione di 1FLTV (1 Fürstentum Liechtenstein Television), che, tuttavia, è una società privata.
UER/EBU
Nonostante vari tentativi di aderire all’Unione Europea di Radiodiffusione (UER/EBU) per partecipare all’Eurovision Song Contest, il Liechtenstein è rimasto escluso a causa della mancanza di una televisione pubblica nazionale (solo con la presenza di una televisione pubblica sarebbe infatti possibile ottenere un riconoscimento formale per la partecipazione a tali eventi internazionali).
Le prospettive per il panorama mediatico del Liechtenstein
La privatizzazione di Radio L potrebbe aprire nuove strade per il mercato mediatico del Liechtenstein, ma resta da vedere se le emittenti private riusciranno a mantenere l’impegno verso l’informazione pubblica; la scomparsa del finanziamento pubblico potrebbe infatti limitare la capacità di Radio L di fornire un servizio di qualità e indipendente, riducendo così l’accesso a una pluralità di opinioni.
Un dibattito aperto: quali alternative per il servizio pubblico?
La questione ora è se la privatizzazione potrà effettivamente garantire una copertura completa e imparziale. Il DPL è convinto che il mercato privato sia la soluzione, ma il governo teme che la privatizzazione possa portare alla scomparsa della radio come servizio pubblico essenziale. I cittadini del Liechtenstein dovranno valutare se la scelta fatta riflette le loro aspettative su un’informazione accessibile e rappresentativa.
Panorama mediatico in bilico
L’abolizione del finanziamento pubblico alla radio del Liechtenstein rappresenta una scelta storica che porta il piccolo principato verso una direzione nuova ma incerta.
I timori
Tra i timori del governo per l’identità nazionale e le aspirazioni dei promotori dell’iniziativa per un modello più efficiente, il futuro di Radio L e del panorama mediatico nazionale è in bilico, in attesa di trovare un equilibrio tra efficienza economica e servizio pubblico. (M.R. per NL)