«A pensar male si fa peccato. Ma spesso ci si indovina”. La famosa frase attribuita ad Andreotti, ma in realtà ispirata dal cardinale Francesco Marchetti Selvaggiani, Vicario di Roma che nel 1939 la pronunciò, riconducendone la paternità a papa Pio XI (Achille Ratti), torna utile anche sul tema del DAB+.
Divario che si accentua
La mancata applicazione uniforme della radio digitale via etere (DAB+) sta infatti aumentando pericolosamente il divario tra radio nazionali e locali in Italia (nel resto d’Europa non è così).
Ghettizzazione delle radio locali
Le prime sono infatti praticamente tutte presenti sulla multipiattaforma (FM, DTT, IP nelle varie declinazioni e, appunto, DAB+). Le seconde, invece, complice l’assenza delle frequenze necessarie, sono attive attraverso consorzi DAB+ locali solo in alcune aree.
Frammentazione dell’ascolto
In un momento in cui gli ascolti in FM si frammentano progressivamente (e sempre più velocemente) sui device digitali, l’assenza di competitor locali di pregio sul DAB+ consolida gli ascolti a favore delle nazionali.
Che quindi – ed è qui che si insinua il retropensiero di cui in apertura – hanno tutto l’interesse a mantenere lo status quo. Anche perché, nel frattempo, sulle nuove vetture dotate (dall’inizio dell’anno a norma di legge) di ricevitori DAB+, si fidelizza l’ascolto delle stazioni presenti ovunque.
Due anni di attesa
“Il nuovo piano nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiofonia digitale Dab+ non potrà essere attuato prima di metà 2022, quando, cioè, terminerà il processo di refarming della banda 700 e di ricollocazione di tutte le frequenze televisive“, osserva l’associazione di emittenti locali Aeranti-Corallo.
Coordinamenti internazionali
Che puntualizza che “peraltro, la stessa Agcom, che ad inizio 2019 (con la delibera n. 13/19/CONS) ha avviato il procedimento per l’adozione del Piano nazionale di assegnazione delle frequenze in banda Vhf-III per la radiodiffusione sonora in tecnica digitale Dab+, è in attesa della definizione del coordinamento delle frequenze sulla zona adriatica con i Paesi esteri confinanti, al fine di poter concretamente rendere disponibili risorse radioelettriche sufficienti alla radiofonia italiana, locale e nazionale”.
Vasi di coccio
“Nel frattempo, in oltre due terzi del territorio italiano, l’emittenza locale non può ancora trasmettere in Dab+ a causa della mancanza della relativa pianificazione“.
Mise rilasci autorizzazioni sperimentali
“In un contesto nel quale l’emittenza nazionale ha da tempo avviato il processo di digitalizzazione, installando impianti di trasmissione in tutte le regioni italiane”, l’associazione di radio locali, “ritiene indispensabile che il Ministero dello Sviluppo economico rilasci all’emittenza locale autorizzazioni per l’attivazione sperimentale di impianti di trasmissione nelle aree non ancora servite“, conclude il sindacato.
Attivazioni in aututela
Principio, peraltro, su cui si era fondata l’affermazione del DAB+ da parte delle radio nazionali.
D’altra parte, se il Ministero dello Sviluppo Economico non aprisse ad autorizzazioni sperimentale è altamente probabile che attivazioni in autotutela da parte di consorzi di radio locali possano trovare legittimazione da parte della magistratura amministrativa. Come peraltro è già accaduto in alcune aree italiane. (E.L. per NL)