Radio. USA: iHeart sull’orlo del fallimento, ma gli investitori hanno un piano per salvarla

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Un piano di ristrutturazione del debito potrebbe essere l’unica speranza di salvezza per il colosso della radio statunitense (e mondiale) iHeartCommunications.
La società, che fa capo alla holding iHeartMedia ed è proprietaria di più di 850 stazioni radio negli Stati uniti e nel mondo, dal 2008 ha ripensato se stessa e la diffusione via etere, puntando sul digitale, inaugurando la piattaforma online iHeartRadio (un aggregatore captive) e spingendo verso la radio ibrida (anche nella direzione dell’audiografica e della radiovisione).
Nonostante l’esperienza notevole nel mercato dei mass media e l’attenzione alle evoluzioni digitali del settore radiofonico, il modello di business della iHeart non ha funzionato: lo stato di salute della società è in declino da tempo e rasenta il fallimento a causa di una faraonica esposizione debitoria di 20 miliardi di dollari.iheartradio 300x199 - Radio. USA: iHeart sull’orlo del fallimento, ma gli investitori hanno un piano per salvarla
Sembra però che alcuni soggetti siano intenzionati a salvare iHeart dal folle indebitamento: un nutrito gruppo di investitori – in testa la Symphony Asset Management – propone infatti di sanare il debito con l’acquisto del 49% della proprietà di iHeartMedia. Una soluzione simile era già stata proposta nei mesi passati, ma aveva avuto esito negativo; inoltre il piano non andrà in porto senza l’adesione del maggior creditore di iHeart, la Franklin Advisers, verso cui la media company di San Antonio è esposta per oltre 2 miliardi di dollari, che – come riporta il New York Post – sta valutando la congruità dell’accordo.
La situazione è vissuta con palpitazione da parte di centinaia di radio locali nordamericane totalmente partecipate, controllate o partecipate, la cui sopravvivenza sarebbe messa certamente a rischio dal fallimento della società proprietaria.
Se la proposta degli investitori naufragasse non resterebbe che proseguire nell’opera di smantellamento di iHeartCommunication, ponendo così fine ad un’era della radio statunitense. (P.B. per NL)

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