La Radio ibrida è realtà fuori dalla sperimentazione: ormai non si torna più indietro.
Con il consolidamento delle principali emittenti nazionali sul DTT – nel caso dei precursori Radio Italia e RTL radicato già da diversi anni – concretatosi attraverso il ritorno di Radio Dee Jay sul canale 69 (che pare aver avuto un enorme riscontro commerciale da parte della concessionaria Viacom), l’imminente partenza di Virgin Tv (annunciata per giugno 2018), seconda radio Mediaset a presidiare il DTT dopo R 101 (anche se tutte le emittenti del gruppo sono ormai presenti sul digitale terrestre in modalità sonora), la timida apertura di RDS (ma solo nell’ambito del poco frequentato sat), la presenza ormai massiccia delle più importanti radio locali (addirittura attraverso brand bouquet cross-platform, innovativa soluzione di Otto FM), l’integrazione della radio nella tv sembra una ferma risposta alla disintegrazione dei media classici annunciata dagli OTT del web.
Ognuna di esse, a proprio modo, ha comunque sviluppato un personale approccio alla c.d. ibridizzazione realizzando diverse forme di proposta sostanzialmente diverse l’una dall’altra: dalla audiografica statica a quella dinamica, dalla symulcasting visual radio alla radiovisione, dalla mera declinazione del brand a prodotti sovrapposti.
Il gruppo di Suraci con l’emittente ammiraglia ha sposato in pieno il concetto di Radio ibrida pura attraverso l’utilizzo del mezzo televisivo con la stessa programmazione delle altre piattaforme (FM, DAB+, IP): gli speaker in onda sono ripresi dalle telecamere durante i loro interventi con il quasi totale standard di posizionarsi in piedi ai lati del gigantesco tavolo, che ormai per molti epigoni locali è diventato un must della visual radio.Questa impostazione offre il fianco a qualche lacuna nel caso di conduzione in studi differenti con speaker che si parlano guardandosi attraverso uno schermo e probabilmente anche un po’ di luce in più e una scenografia meno dark darebbero maggiore risalto e vivacità all’ambiente. Ma si tratta comunque di dettagli.
Sicuramente geniale, e per i tempi innovativa, è invece la scelta di far scorrere in sovraimpressione i messaggi degli ascoltatori che così godono di maggiore visibilità e garantiscono assoluta fidelizzazione.
Per la sorella che canta in italiano, Radio Zeta, l’impostazione è abbastanza simile; in questo caso i conduttori restano seduti dietro una scrivania, ciò limita la loro capacità di movimento e di gestualità rendendo l’immagine maggiormente statica, ma forse per chi conduce sicuramente più comoda (da annotare che l’emittente è presente su distinti LCN in versione visual radio che audiografica dinamica, con la copertina del disco che gira sul logo sullo sfondo).
Di contro, sia la scelta di restare in piedi o quella di proporsi a mezzo busto, crea in entrambe le soluzioni qualche impasse sul come gestire i movimenti davanti alle telecamere considerando che non per tutti gli operatori radiofonici l’attitudine al video è insita naturalmente (anzi, come abbiamo osservato in passato, occorrerebbero corsi adeguati formazione sull’argomento).
Originale la scelta della Radio ibrida per Radio Freccia, che riprende parzialmente, oscurandola, l’immagine dello speaker conservando volutamente lo stile ”vintage” dato alla radio che aspira a rendere tutto immaginifico nel rispetto delle caratteristiche delle stazioni libere degli anni 70 a cui il progetto si ispira chiaramente. Anche se tutti i giochi di grafica presenti durante i talk a volte risultano eccessivi se si guarda lo schermo con attenzione.
La scelta di Radio Italia è quella invece proporre prevalentemente i video riservando solo ad iniziative speciali, come interviste e live, il symulcasting, in linea con il pensiero del patron Mario Volanti che proprio al nostro giornale la scorsa settimana ha dichiarato: ‘‘Una radio che viene ripresa dalle telecamere, sempre radio resta, aggiungendo in alcuni casi pregi e in altri difetti. L’importante è non snaturare il media originale che è e deve restare la radio”, facendo intendere di dare grandissima importanza alle enormi potenzialità di questo percorso per la Radio ibrida, tra l’altro intrapreso da ben oltre 20 anni, ma senza voler snaturare per questo le caratteristiche del medium di partenza.
Si aggiunge comunque a dare man forte, al momento visibile solo sul satellite, Radio Italia Rap che per prima si rivolge ad un genere che ha un seguito notevole sui giovani, spesso lontani dai media canonici.Per Radio DeeJay, fresca di arrivo sul nuovo canale, la direzione presa è sembrata subito chiara e priva di qualsiasi indugio con la scelta di trasmettere in symulcasting solo il programma di Linus e Nicola Savino ”’Dee Jay chiama Italia” in diretta dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12 e in replica dalle 22 alle 24. Per il resto della giornata la programmazione è costituita da un modello TOP 40, con videoclip degli ultimi successi in rotazione continua (per lo più estratti dalla playlist 30 Song che già contraddistingue una delle web radio del brand bouquet di DeeJay). In sovraimpressione scorrono invece senza sosta gli aggiornamenti delle notizie fornite da Repubblica.it che garantiscono, oltre al rispetto degli obblighi di legge in materia di informazione, anche una possibilità in più per rendere maggiormente interessante la fruizione del canale soprattutto nei locali pubblici.
D’altra parte, Linus ha sempre dichiarato di non ritenere la radio confacente al video perché, al di là dello sfruttamento della tv come device per la sintonizzazione della radio nell’indoor (complice la scomparsa dei ricevitori FM nelle case), la snaturerebbe.
E, in effetti, l’unica trasmissione attualmente in onda – a prescindere che sia (casualmente?) proprio la sua – è comunque la più idonea anche all’impatto visivo sia per la tipologia stessa del programma ma anche per la scelta di privilegiare le riprese a tutto campo degli studi, con fonici e attrezzature comprese, che comunque contribuiscono a dare una visione d’insieme sicuramente interessante e anche poco sfruttata dagli altri competitor.
Sbarcata ma subito scomparsa dal DDT della Lombardia anche RMC Sport (anche se solo in versione sonora, un formato che abbiamo più volte osservato essere decisamente limitativo, posto che in pochi tengono attiva una tv con lo schermo nero). Situazione curiosa, visto che la visual radio è l’approdo ideale per radio di contenuto sportivo, come insegna il successo della romana Radio Radio Tv, anch’essa antesignana della Radio ibrida (presente in forze, oltre che su Sky, sul DTT in Lazio, Umbria e da qualche tempo in Lombardia). Importanti novità sul segmento sarebbero in arrivo anche per il superplayer Radio Sportiva, che pure qualche tempo fa aveva avviato una diffusione audiografica in Lombardia e Piemonte su LCN 659. Insomma, la new entry di Alberto Hazan e del gruppo tecnologico Triboo sembra allo stato la meno evoluta in termini di multipiattaforma nell’alveo dei prodotti sportivi.
Aspettiamo di valutare nei prossimi mesi le mosse del colosso Radiomediaset che sembra ormai avere quasi completato l’assalto alla modulazione di frequenza e che ben presto, come dichiarato dall’A.D. Salvaderi alla nostra rivista, riserverà ben presto novità anche su altri fronti: ” La Tv non è per noi un’ossessione, ma un momento ulteriore di vicinanza tra i nostri Brand e il nostro pubblico. Al momento il progetto Tv lo stiamo prevedendo per Virgin Radio perché crediamo di poter fare un canale decisamente innovativo e a valore aggiunto per i nostri ascoltatori. L’internazionalità, il materiale a disposizione e l’alto tasso di fedeltà del nostro pubblico sono stati decisivi per aprire questo cantiere di lavoro. Ripeto, senza ossessione e senza altre finalità”. Work in progress, quindi.
Incomprensibile, come più volte osservato, la totale assenza di RDS dal DTT: il gruppo della famiglia Montefusco, tra i grandi player radiofonici al momento è tra i meno upgradati in termini di multipiattaforma e i risultati si vedono nell’indagine TER, dove il distacco netto di RTL dai competitor è, guarda caso, proprio determinato dal peso della tv, stimato in quasi 2,5 mln di ascoltatori a dimostrare che la lungimiranza di Suraci nell’aver capito le potenzialità del grande schermo indoor sia come integrazione sensoriale ma soprattutto come device surrogato del ricevitore FM prossimo alla pensione sta pagando con gli interessi.
Comunque la si voglia vedere, il dado è sicuramente tratto e non si torna indietro: la frontiera su cui si combatte la battaglia per gli ascolti è questa e bisogna lavorare bene e in fretta.Bisognerà aspettare altri test per poter formulare giudizi più ponderati su quale sia la modalità più gradita al pubblico della Radio ibrida in modalità visual, tra totale symulcasting, rotazione di video, sola trasmissione di eventi speciali etc.; l’unica certezza è che la formula ”voce misteriosa” appare un retaggio culturale da archiviare nelle memorie dei nostalgici, obbligatorio ormai per guadagnare nuovi consensi e restare competitivi puntare tutto sull’immagine tenendo conto che al momento sia troppo presto per tararsi su una strategia vincente, ma si debba continuare a sperimentare formule diverse correlate sia al proprio format che al pubblico di riferimento.
Mala tempora currunt invece per le ”povere” emittenti locali sia radio che tv, sempre più schiacciate e messe all’angolo dall’enorme strapotere dei colossi su tutti i fronti. Sopravviveranno solo quelle che riusciranno ad innovare sul fronte tecnologico e anche, e soprattutto, sulla produzione di contenuti interessanti. Perché la Radio ibrida è una grande risposta allo strapotere degli OTT del web. Ma non aspetta nessuno. (U.F. per NL)