Nei giorni scorsi sono stati diffusi i dati di un sondaggio dell’istituto Edison Research commissionato da WorldDAB in collaborazione con Radioplayer (e sostenuto dalla National Association of Broadcasters, Commercial Radio Australia e Xperi).
Gli editori radiofonici (cioè i committenti della ricerca) hanno in tale occasione chiaramente dato grande risalto ai risultati che, al contrario di quanto sostenuto dai competitor dell’Audio non radiofonico, Spotify in testa (che nei giorni scorsi ha diffuso dati quasi contrari), attesterebbero che tuttora non ci sarebbe gara tra Radio e piattaforme di streaming on demand in auto. Tuttavia, i dati meno enfatizzati della ricerca dicono qualcosa di più e di diverso. Allineato a quanto abbiamo anticipato ieri.
Oste, il tuo vino è buono?
Secondo la ricerca di Edison, fondata su interviste effettuate in Australia, Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti (quindi territori con modelli di fruzione della radio in auto molto differenti per piattaforme), il 90% degli acquirenti di auto ritiene che l’autoradio dovrebbe essere di serie su ogni veicolo e l’80% dei consumatori ha meno probabilità di acquistare o noleggiare auto senza sintonizzatore radio integrato.
Elementare, Watson
L’82% dei potenziali acquirenti di auto, poi, secondo Edison Research, sarebbe meno propenso ad acquistare o noleggiare un veicolo non dotato di sintonizzatore radio integrato.
E fin qui, retorica della domanda a parte (considerata l’assenza di un vantaggio derivante, come per esempio un forte sconto), sostanzialmente, ci troviamo d’accordo. Anche perché verrebbe difficile da pensare che qualcuno possa ambire a pagare ciò che potrebbe continuare ad avere gratis.
Consumo audio “significativamente maggiore“. Ma per quale fascia d’età?
Qualche perplessità in più invece l’abbiamo a riguardo alla conclusione che il consumo di trasmissioni radiofoniche sarebbe “significativamente maggiore rispetto a qualsiasi altra forma dell’audio in auto”. Sarà sicuramente così per gli automobilisti adulti; nondimeno, siamo convinti che tra i neopatentati e comunque tra gli under 30 la differenza non sia poi così “significativa”.
Osservazioni empiriche
Sul punto ciascuno di noi può infatti osservare il comportamento dei giovani in auto: in gran parte ascoltano musica da piattaforme di streaming on demand attraverso il proprio smartphone, connesso (o meno) al sistema di infotainment dell’auto.
Bluetooth, Android Audio e Apple CarPlay
A conferma di tale conclusione va la stessa rilevazione Edison, che, stabilendo che tra le funzioni radio più desiderate dagli acquirenti di auto rientrano i comandi vocali e i contenuti di informazione, annota però anche la disponibilità di Bluetooth, considerata una funzione “importante” dall’85% degli intervistati, in quanto più avanzata della tecnologia di mirroring per smartphone (Android Auto è considerato “importante” dal 65% e Apple CarPlay dal 54%).
Medaglie
Si tratta però di due facce della stessa medaglia, considerato che, comunque sia, attraverso il Bluetooth si ascolta musica in streaming e non certo con un improbabile sintonizzatore FM dello smartphone (ammesso che sia presente).
Frequenze di ascolto
In quest’ottica, non molto chiara appare la conclusione della ricerca Edison, secondo cui il 65% degli intervistati ascolta la trasmissione radio in macchina in forma più “frequente” rispetto al 23% per i servizi di musica in streaming online e il 15% per CD.
Radio in streaming
La Radio ascoltata in streaming, infatti, in quale percentuale rientrerebbe? Nel 65% o nel 23%? Dipende chiaramente da come è stata posta la domanda e da come è stata fornita la risposta.
Molto probabilmente nel 65%, considerato che per l’utente tipico la Radio è il medium e non il device (autoradio).
La Radio non è (più) solo broadcasting. E la sua resilienza sta anche qui
Ma se così fosse, non parrebbe corretto attribuire al broadcasting la percentuale di contribuzione al complesso dell’ascolto radio tanto enfatizzata dalla ricerca.
Non tutti i mali…
Eppure, se anche fosse come ipotizziamo, non sarebbe un male per la Radio, visto che da tempo essa professa il proprio ruolo di colonizzatrice di ogni piattaforma, senza discriminazione.
Richieste
Condivisibile invece il risultato relativo ai contenuti: gli intervistati da Edison hanno affermato che il motivo principale per l’ascolto è “ottenere notizie e informazioni” (63%), seguito da “ascoltare le canzoni preferite” (42%). E infatti la somministrazione musicale è il core business dello streaming on demand.
Preoccupazione sul consumo dati? Mah…
Conseguenza dell’eterogeneità della rilevazione è invece la riscontrata preoccupazione degli automobilisti riguardo al consumo dati per i contenuti in streaming. Secondo Edison, una netta maggioranza (70%) di coloro che attualmente ascoltano audio tramite il proprio dispositivo mobile sarebbero “preoccupati” per la quantità di dati che stanno utilizzando.
E le tariffe flat?
Difficile però pensare che possa essere così in mercati, come quello italiano, dove il 75% della banda pagata mensilmente ai gestori telefonici dall’utenza è inutilizzata e quindi regalata alle compagnie.
Occhio alle strategie
Conclusione, quindi, pericolosamente fuorviante per le strategie degli editori radio italiani.
Non chiedere all’autoradio ciò che puoi già ottenere altrove
Condivisibile invece la conclusione sulle funzioni più ricercate da una nuova autoradio. Avere una “capacità di cercare stazioni radio utilizzando i comandi vocali” è la più popolare (citato dal 58% degli intervistati), seguita da “fornitura di informazioni sui contenuti” (54%).
Peccato, tuttavia, che tali funzioni siano tipiche delle piattaforme Android Auto e Apple Car Play, piuttosto che delle autoradio… (E.G. per NL)