Radio, Gruppo Finelco (Radio 105, RMC, Virgin). RCS pensa alla cessione della propria partecipazione

Come noto, nel 2009 era stato concluso un accordo modificativo di una precedente intesa risalente al 2007 tra i due gruppi editoriali, nel quale si prevedeva – tra l’altro – per RCS Mediagroup S.p.A. un diritto di opzione “call” da esercitare nel 2014 sul 100% delle azioni di Finelco.

Ora però le vicissitudini di RCS e la grave crisi economica potrebbero indurre il gruppo a dismettere la partecipazione (38,89%, dato aggiornato a gennaio 2012) nella società che controlla le radio nazionali 105, RMC e Virgin: la milanese Finelco. Il gruppo che ha quale editore di riferimento Alberto Hazan – da 36 anni nella radiofonia -, si è sempre contraddistinto per una buona capacità nel fronteggiare situazioni critiche del mercato, trovando nelle difficoltà del settore spunti per nuovi business ed opportunità di crescita. Una duttilità che però non sembra sufficiente per RCS per rimanere in un settore che sembra non reputare più strategico. Così – stando a rumors raccolti dal quotidiano Italia Oggi – i vertici della casa editrice del Corriere della Sera sarebbero orientati a mollare il colpo, nonostante nel 2007 avessero salutato con grande enfasi  l’ingresso nel più grande gruppo radiofonico italiano, attuando una strategia che avrebbe dovuto rafforzare la presenza “in un settore (…) strategico nello sviluppo di attività editoriali integrate, garantendo nuovi spazi anche nell’ambito commerciale e pubblicitario”, ponendo all’epoca l’accento su di una spendig review che veniva ritenuta necessaria per affrontare le sfide future (cfr. www.corrieredellasera.it, 03/07/2009). Eppure, dai dati circolati in queste ultime settimane, il settore radiofonico, benché come tutti i comparti produttivi nazionali abbia risentito della sfavorevole congiuntura economica, viene accreditato in buon salute e con ottime prospettive di ripresa.  Ciò nonostante, l’uscita dal mondo della Radio, per RCS sembrerebbe oramai cosa decisa e farebbe il paio con la volontà di porre in vendita la casa editrice francese Flammarion detenuta al 100% (con la rinuncia a quasi il 50% dei ricavi della divisione libri  – circa 49 mln su un totale intorno agli 87 – a fronte di una monetizzazione di 250 mln di euro). Quanto ai dati di bilancio del gruppo RCS Mediagroup, è ipotizzabile che il management stia prendendo il toro per le corna, orientandosi per un progressivo recupero. Prendendo a paragone i risultai del primo trimestre dell’anno scorso con quelli chiusi al 31 marzo 2012, i rendiconti pubblicati nel comunicato stampa dello scorso 14 maggio (www.rcsmediagroup.it), restituiscono una non trascurabile flessione su tutti i settori di attività (eccetto l’incremento del 7% per il fatturato proveniente dal comparto digitale, al netto della controllata Dada e dell’area Attività Televisive). Scendono del 9% (a perimetro omogeneo rispetto al pari periodo del 2011) i ricavi consolidati (414 milioni di euro), -9,2% per quelli pubblicitari, con una crescita dell’indebitamento finanziario netto rispetto alla chiusura dello scorso esercizio di circa 25,3 milioni, che quindi incrementa dai 938,2 milioni stimati al 31/12/2011 ai 963,5 milioni del primo trimestre di quest’anno. Nello stesso comunicato stampa, poi, il Consiglio di Amministrazione prevede un ulteriore peggioramento dei risultati per il secondo trimestre, in quanto è evidente che il contesto macroeconomico continui a presentare un andamento sostanzialmente recessivo, ragione per cui , a chiusura del 2012, si potrebbe contrarre ulteriormente la soglia dei ricavi pubblicitari. Insomma, non esistono allo stato alternative: per migliorare la situazione finanziaria di RCS (ma in generale – purtroppo – di tutte le attività oggi condotte in forma imprenditoriale), occorre proseguire nella strategia di riduzione dei costi. (S.C. per NL)

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