Groot Nieuws aveva rilevato diversi mesi fa, da una emittente specializzata in musica oldies, la frequenza di 1008 kHz. Ma evidentemente aveva fatto i conti senza l’oste. Le onde medie, date le potenze in gioco, costano parecchio, specie se non intendi rinunciare a un ciclo di trasmissione senza interruzioni.
Groot rischia la chiusura così come tante altre esperienze analoghe in Olanda. Magari non a contenuto religioso, è vero, ma considerando che altrove la religione alla radio è l’unica che tira la news è tutt’altro che great… A ulteriore conferma della distanza, ormai forse incolmabile, che il pubblico europeo ha messo tra di sè e la radio della tradizione, quella del trasmettitore unico, in grado di coprire aree molto estese. In Olanda poi tutto questo non ha senso. Piatta e di piccole dimensioni com’è, l’FM da quelle parti svolge un ottimo servizio. Se a Groot interessasse una audience internazionale stile Lussemburgo su 1440 (in forte crisi anche lei e anche molto delusa da una sperimentazione in DRM che non ha portato ad alcun risultato), forse le onde medie serali e notturne avrebbero ancora senso. Ma resterebbe la questione dei costi.
Groot chiede agli ascoltatori di sottoscrivere donazioni una tantum e possibilmente ad abbonarsi con una piccola somma mensile da addebitare sul conto corrente, promettendo in cambio dei CD in regalo. Il modello di business della stazione è puramente commerciale. Groot dichiara infatti di non percepire un soldo in pubbliche sovvenzioni, tutto dipende dalle donazioni e dalla vendita di pubblicità, immagino che il fatto di essere ripresa dai bouquet via cavo non porti granché in cassa. Buffo per una stazione religiosa molto simile alla britannica Premier Christian Media, che però viene interamente gestita come charity, anche se l’emittente propone due shop elettronici per l’acquisto di libri e Cd e prodotti eco-solidali, in perfetta linea con la tradizione ecclesiastica dei bazaar.
Le onde medie in Europa sono diventate anacronistiche. Resistono forse pochi modelli comunitari e molto locali, come per una manciata di stazioni spagnole. Resistono ancora le emittenti pubbliche, ma probabilmente tutte, senza eccezioni, si stanno chiedendo che senso abbia proseguire quando gli ascoltatori conoscono solo l’equazione radio=FM. E l’alternativa digitale? Per un broadcaster dev’essere una cocente delusione. Tante promesse, tanti esperimenti. Ma anche là dove esiste la relativa sicurezza di un mercato di ricevitori, come per il DAB, emergono fatti inquietanti come l’indifferenza degli ascoltatori, i codec audio peggiori della migiore FM, gli elevati costi infrastrutturali. Vedrete che presto o tardi le onde medie, in Europa, verranno abbandonate da tutti. A quel punto forse si potrà sperare in una intelligente deregulation (poche regole anti-interferenziali e liberi tutti, a patto di restare sotto certe soglie di potenza) che apra la strada all’esperienza delle microstazioni comunitarie e associative. Ma temo di essere parecchio utopico in questo.