Radio. Grasso: visual radio tv di serie B. Ma il mercato ed il pubblico lo smentiscono: è l’audioradio a rimanere in serie B

aldo grasso, visual radio

Aldo Grasso ha dedicato sul Corriere della Sera del 19/10 un articolo sulle visual radio, letteralmente esplose in Italia negli ultimi quattro anni.
Al centro dell’attenzione del critico radiotelevisivo è l’iniziativa visual (ma non DTT) di Radio 2 di Radio RAI, di cui dall’ottobre 1993 al settembre 1994 era stato direttore della programmazione, nella breve e non esaltante stagione detta dei “Professori”.

I preconcetti di Grasso

L’articolo di Grasso, lungi dall’affrontare il tema con la dovuta obiettività che la relativa portata avrebbe suggerito, è in realtà gravido di preconcetti.
A partite dalla sentenza di un insuccesso della visual radio di Roberto Sergio (attuale direttore di Radio RAI) ad un solo mese dall’avvio (sulla base di quali dati, visto che nessun rilevamento è disponibile?).
Iniziativa che, secondo il giornalista, “presentata come una grande innovazione e un grande investimento (rifacimento studi, telecamere, doppie regie…) si sta rivelando una mezza delusione” o banalità come  “Potevano avvisarli che la tv era già stata inventata!”.

Ibridazione, questa sconosciuta

Grasso, nel tentativo di smentire un trend mediatico universale – quello dell’ibridazione dei mezzi di comunicazione elettronica -, inciampa nella realtà.
“L’ascolto della radio è principalmente mobile. Si ascoltano i programmi mentre si fanno altre cose. Il video diventa una forzatura, solo per soddisfare la curiosità di vedere che faccia hanno i protagonisti (molti dei quali li abbiamo già visti in tv)”, è il dogma dell’editorialista del Corriere. Che con tale affermazione dimostra, invero, solo di confondere il medium con la piattaforma.

Vanità dei conduttori

La necessità della radio di approdare al piccolo schermo non discende, come pensa erroneamente Grasso, dalla vanità di editori, direttori ed artisti, ma dalla necessità di integrare immagini in un flusso audio, in linea con le aspettative di un pubblico che, fuori dai nostalgici, dai puristi o dagli anziani, non ne concepisce più l’assenza.

Nokia e l’accezione di visual radio

Forse Grasso dimentica (oppure non sa) che Visual Radio è un protocollo tecnologico sviluppato vent’anni fa da Nokia e poi adottato da Samsung per associare metadati visuali nella fruizione attraverso telefonini (prima) e smartphone e device connessi poi. Lo sfruttamento della visual radio per la trasmissione di formati televisivi veri e propri è quindi solo una delle tante declinazioni possibili.

Ricevitori FM solo in 1 casa su 3

Ma l’esigenza primaria che ha portato oltre 100 emittenti radiofoniche italiane a sbarcare sulla tv (DTT, in questo caso) è il fatto che la Radio ha visto negli ultimi anni un progressivo calo della fruizione nell’indoor, principalmente a causa della scomparsa dei ricevitori FM. Che nel 2020 sono presenti in un terzo delle case.
Se Grasso, anziché limitarsi ad un articolo essenzialmente polemico verso RAI, fosse andato un po’ oltre, avrebbe facilmente appurato che la stragrande parte degli utenti della visual radio non ne guarda quasi mai il video, ma ne ascolta l’audio, facendo tutt’altro (nessuno sta seduto sul divano a guardarsi una visual radio).
L’utilizzo del tv (il device più diffuso e prossimo all’utente nell’indoor) è principalmente, quindi, di mero diffusore audio.

Il lato oscuro della forza

La presenza del video nei marchi/palinsesti radiofonici presenti sul DTT è difatti solamente riconducibile alla necessità di ovviare al rifiuto psicologico di tenere acceso un tv con lo schermo nero.
Non basta: Grasso dimostra poi superficialità d’approccio nel trattare (anzi, nel non trattare) il concetto della multipiattaforma.

Device & immagini

Nell’era dei device promiscui che distribuiscono contenuti audio e che nella quasi totalità dei casi dispongono di uno schermo, questo va ovviamente riempito con immagini o video.
Il ricevitore FM casalingo, come detto, è in pensione; gli sopravvive solo l’autoradio in modulazione di frequenza. Che su tutte le nuove vetture associa però immagini all’audio, attraverso dashboard con schermi sempre più grandi.
A dimostrare, ancora una volta, l’integrazione sensoriale che sta interessando progressivamente il medium radiofonico.

Farsi conoscere

Tornando alla visual radio su piattaforma DTT, vi è poi un’altra esigenza che la spinge: quella di promuoverne la presenza. Come un cartello pubblicitario o uno spot continuo.
Tutte le radio sono ormai fruibili sul web senza generali restrizioni territoriali. Tutti disponiamo di uno smartphone connesso e sono ormai pochissimi gli utenti con piani tariffari con traffico dati inferiori a 8 GB/mese, che quasi sempre inutilizzano per metà, restituendoli ai gestori.
In attesa del 5G, le reti a 4 e 4,5G (adatte alla ricezione senza sostanziali problemi dei flussi streaming in mobilità) hanno una diffusione ben superiore all’80% (Vodafone 92.2%; Windtre 91.4%; TIM 90.1%; Iliad 88.7%).

1 vs 500.000

Il problema, però, è che il mezzo migliaio di radio italiane via etere si trovano oggi a competere con 500.000 flussi streaming. Condizione che crea evidentemente problemi di rintracciabilità da parte dell’utente.
Anche in questo senso, pertanto, deve essere interpretato il presidio tv DTT.radio 4.0 brand content seo - Radio. Grasso: visual radio tv di serie B. Ma il mercato ed il pubblico lo smentiscono: è l'audioradio a rimanere in serie B

Radio Milano International e Giornale Radio

Un recente esempio in tal senso è quello di Radio Milano International, brand storico della FM italiana ritornato fruibile da qualche anno attraverso il web.
E’ di ieri l’annuncio dello sbarco di RMI, seppur limitato alle ore serali e notturne su alcuni canali nazionali DTT (68 e 254 di BOM Channel e La Grande Italia) oltre che su una rete FM in Lombardia ed una DAB in Calabria.

Un’iniziativa che ha evidenti finalità promozionali per affermare la presenza dell’emittente su quella che presumiamo sia la piattaforma che rimarrà primaria: il web.
Percorso, del resto, anticipato da Giornale Radio, emittente all news IP partita a febbraio di quest’anno che ha immediatamente integrato la distribuzione sul DTT, diffondendo da qualche giorno i propri contenuti anche in FM in Lombardia.

Grasso come Zanuck

Banalizzare la visual radio come ha fatto Grasso significa quindi commettere l’errore di Darryl F. Zanuck, presidente della 20th Century Fox nel 1946.
Quello che, appena dopo la fine della II^ Guerra Mondiale, profetizzò: “La televisione? Non potrà reggere il mercato per più di sei mesi. La gente si stancherà subito di passare le serate a guardare dentro a una scatola di legno”. (M.L. per NL)

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