Google fa un passo avanti con Android Auto 13.0 verso la disintermediazione dell’autoradio, che potrà essere controllata direttamente dal suo sistema, seguendo l’identico percorso in corso di attuazione da parte di Apple, con CarPlay.
La funzionalità Car Media è già distribuita (è presente sul Play Store) e potrà essere attivata (da Mountain View) con un click. Che effetti potrebbe avere per i broadcaster, visto che si parla di gestione delle trasmissioni via etere e non solo in streaming?
Non necessariamente negativi, visto che in questo momento gli editori subiscono più problemi dal decentramento della fruizione dei loro contenuti già più volte denunciato su queste pagine.
Sintesi
L’aggiornamento Android Auto 13.0 è ora in distribuzione, con l’annunciata nuova funzionalità Car Media, anche se non ancora abilitata.
Ne dà notizia 9to5google.com, che ha decompilato l’ultima versione che Google ha caricato sul Play Store, acquisendo le varie righe di codice che suggeriscono possibili funzionalità future.
“Gli aggiornamenti dell’app sono solitamente poco importanti (risolvono bug ed apportano correzioni), ma in questo caso la versione 13.0 sviluppa nuove funzionalità”, annotano gli analisti del portale.
Car Media nella versione Android Auto 13.0
Come avevamo anticipato già a luglio 2024, Google ha lavorato sulle ultime versioni di Android Auto per disintermediare i comandi dell’autoradio, con l’obiettivo di gestire la somministrazione dei contenuti via etere dall’interno del proprio sistema. “Fin qui (cioè prima dell’introduzione di Car Media, ndr) – spiegava in quella occasione 9to5google.com – Android Auto assumeva il controllo dei media sull’auto supportando app e servizi che riproducono musica e podcast dallo smartphone degli occupanti (YouTube Music, Spotify, Amazon Music, ecc.)”.
Tutto ciò che è compatibile va sul dashboard
Essendo una forma di mirrorlink, tutto quello che è presente sullo smartphone e compatibile con Android Auto, è proiettato sullo schermo, comprese le app radiofoniche (aggregatori e applicazioni specifiche delle singole stazioni).
Percorsi disomogenei
Ma mentre la procedura per passare dall’autoradio ad Android Auto è immediata, il percorso contrario è spesso complesso e quasi mai one click.
L’idea
Ed è proprio per agevolare – nell’interesse dell’utente (almeno apparentemente) – questo scambio di piattaforme che servirebbe l’ipotetico upgrade, attraverso un “supporto per il controllo della radio via etere da Android Auto”.
Le stringhe
Già nelle versioni 12.3 e 12.4 gli analisti avevano individuato nuove stringhe che accennavano al supporto per i controlli Car Radio (integrata in Car Media), che includevano il passaggio tra stazioni AM, FM, DAB, HD Radio (cfr. immagine sotto riportata).
Funzionalità recondite
“La funzionalità non ancora attiva potrebbe apparire come un’app, forse usando la stessa interfaccia utente di base di altre applicazioni multimediali; oppure, come scorciatoia verso il software nativo dell’auto (anche se ciò sembra meno probabile, soprattutto perché richiederebbe aggiornamenti software da parte dei produttori della vettura)”, concludeva 9to5google.com
Gemini Live
Ma la volontà di disintermediare l’autoradio passa anche da altri indizi: sempre 9to5google scriveva qualche settimana fa come Google stesse “lavorando a un paio di nuove funzionalità, con un ulteriore supporto per i “media locali” dall’auto attraverso l’integrazione di Gemini Live”.
Cosa è Gemini Live
Gemini Live è una nuova feature di Google (attualmente disponibile per gli abbonati a Gemini Advanced su Android) basata sulla intelligenza artificiale, che consente conversazioni in tempo reale e hands-free attraverso dispositivi mobili. Parte del sistema Gemini, Gemini Live, permette interazioni fluide e naturali, integrandosi profondamente con app come Google Keep e YouTube Music.
Il target
L’obiettivo è offrire assistenza avanzata, migliorando sia le attività quotidiane che le ricerche complesse senza dover saltare tra applicazioni utilizzando, in ambiente automotive, Android Auto come centrale di comando.
OTT vs OTA vs OTT
Tornando al caso specifico dell’ascolto radiofonico, attualmente chi vuole passare dall’ascolto OTT (over the top, streaming) tramite Android Auto a quello OTA (over the air, quindi broadcast) AM/FM/DAB+, dovrebbe uscire dal sistema e passare all’autoradio integrata, mentre attraverso lo shortcut ipotizzato si avrebbe uno switch istantaneo, ovviamente sotto il controllo di Google e presupponendo che l’emittente radiofonica stia correttamente inviando le informazioni per favorire lo scambio (in sostanza, sul modello hybrid radio di RadioDNS e di DTS AutoStage).
Il precedente
“In realtà, alcune auto consentono già di ascoltare la radio integrata mentre si usa Android Auto, ma spesso ciò richiede di destreggiarsi tra il sistema di Google ed il software nativo della vettura. Il che può causare problemi e, quasi certamente, distrarre il guidatore”, scrivevamo a luglio 2024.
L’idea
Per agevolare questo scambio di piattaforme, l’upgrade potrebbe fornire, sottolineavamo, un “supporto per il controllo della radio via etere da Android Auto”.
Le pericolose tendenze all’emarginazione dell’autoradio
Un male o un bene per gli editori?
Difficile dirlo in questa fase: l’iniziativa di Google potrebbe essere una sponda importante per i broadcaster in un momento in cui le case automobilistiche stanno tentando di eliminare elementi non ritenuti più essenziali, come il navigatore nativo, sostituito dalle applicazioni di viabilità presenti sullo smartphone e quindi sfruttabili con Android Auto e Apple CarPlay e l’autoradio stessa (coi precedenti di Citroen e Renault, che su alcuni modelli elettrici hanno già eliminato l’autoradio via etere), anche se di fatto determina una intermediazione (rispettivamente di Google ed Apple) che come tale dovrebbe essere regolamentata per evitare decisioni arbitrarie di oscuramento o comunque discriminatorie.
Il criterio proxy
E’ comunque evidente che una iniziativa di questo tipo andrebbe proprio verso l’ipotesi – avanzata da questo periodico – di adottare il principio proxy a fondamento di un possibile intervento regolamentare di carattere sovranazionale (europeo, nel caso di specie).
Il debole precedente televisivo
Ricordiamo che, sulla questione della preminenza dei servizi di media audiovisivi di interesse generale, per la televisione c’è già stato un primordiale approccio alla prominence, con l’approvazione di un provvedimento da parte di Agcom che impone ai produttori di televisori di inserire in evidenza nella main page delle smart tv l’icona per la Live Tv per accedere ai canali del digitale terrestre limitando complesse operazioni, mentre per la radio non è ancora stato fatto nulla.
Disintermediazione
Così, nel frattempo, l’automotive sta gradatamente prendendo il controllo della somministrazione dei contenuti sulle vetture, mentre per altri, più semplicemente sono i broadcaster ad aver ormai perso il controllo dei loro contenuti, finendo disintermediati.
Uno, nessuno e centomila
D’altra parte, mentre con la modulazione di frequenza al massimo ci si trovava a scegliere su una cinquantina di emittenti, con il DAB si arriva anche a 200; ma con gli aggregatori online si parla di centinaia di migliaia di canali, assemblati spesso senza criteri proxy. Di qui l’esigenza di catalogare, organizzare e, soprattutto, semplificare l’offerta a beneficio dell’utente.
I criteri di preselezione. Anzi, il criterio
“A questo punto, tuttavia, è indispensabile che ci siano criteri di preselezione; il più logico è quello proxy: dare priorità alle emittenti più vicine all’utente, attraverso la geolocalizzazione, ordinandole poi a partire dalle nazionali a quelle locali”, spiegava il direttore di Newslinet Massimo Lualdi in una intervista del 30/08/2024 al quotidiano economico-finanziario Italia Oggi.
La direzione di Google verso l’hybrid radio (OTA/OTT)
Una direzione che – in effetti – sembra voler prendere Google con la nuova feature di Android Auto.
Come funzioneranno i suggerimenti non è dato di saperlo, ovviamente; anche se è quasi scontato che essi si baseranno sulla capacità di interpretare i metadati forniti dalle emittenti, esattamente come prevede lo standard RadioDNS per la radio ibrida OTT/OTA.
L’importanza delle informazioni
Un aspetto che rinforza, semmai ce ne fosse bisogno, la necessità da parte degli editori radiofonici di porre la massima attenzione sulla fornitura di informazioni accessorie sul proprio contenuto, attraverso sistemi evoluti come RadioDNS, DTS AutoStage, DAB+, banche dati automotive ed aggregatori di flussi streaming.
Il tema incandescente dei metadati
Un tema, quello della imperfetta gestione dei metadati, letteralmente incandescente, sollevato per primo da Newslinet che da settimane sta dedicando approfondimenti dopo la progressiva espansione di problemi di identificazione di stazioni, associazione errata di loghi, denominazioni ed informazioni collaterali, acuitosi con un aggiornamento del software BMW di inizio agosto 2024.
Impotenti
“Si tratta di problemi spesso irrisolvibili da parte delle emittenti e, tanto più, degli utenti. Con la conseguenza che su alcune autoradio determinati programmi risultano non identificabili (in quanto il contenuto è dissociato dal logo mostrato sul display o dalla denominazione stessa)”, spiegava su queste pagine qualche settimana fa fa a NL l’ing. Massimo Rinaldi della società di ibridazione broadband-broadcast Com-Nect (gruppo Consultmedia),.
Task-force
Che, a rimarcare l’urgenza della questione, aggiungeva: “Stante la gravità e soprattutto la progressiva e preoccupante espansione della questione, abbiamo istituito, nonostante si fosse ad agosto inoltrato, una task force tecnico-giuridica per cercare di affrontarla con la maggiore efficacia e tempestività possibile“.
L’approccio
Ma che tipo di approccio è stato adottato per gestire un problema la cui genesi non è ancora completamente definita?
Le due direttrici
“Abbiamo anzitutto sezionato la problematica nelle due (macro) direttrici codici PI e metadati. Per quanto riguarda la prima, la strategia che abbiamo deciso di adottare è stata di natura giuridica, attraverso una specifica azione di carattere amministrativo.
RadioDNS (2)
Relativamente alla seconda direttrice, sono stati avviati una serie di confronti (definiti a fine agosto) con partner RadioDNS e coi gestori delle banche dati utilizzate dalle maggiori case automobilistiche per attuare l’immediata iscrizione delle emittenti assistite negli elenchi (o aggiornare i dati se presenti e non allineati con la realtà) e per definire protocolli per gli aggiornamenti.
Approccio strategico
Le nuove regole
Mi riferisco ai marchi, al layout, al format, ma anche all’adeguamento alle nuove logiche di indicizzazione e catalogazione dei contenuti (quindi a riguardo della loro localizzazione proxy, ndr) da parte dei device (autoradio, smart speaker, smart tv) o di terze parti (aggregatori).
Scarsa consapevolezza
Un tema su cui purtroppo – almeno in Italia – non c’è ancora sufficiente consapevolezza”, sottolineava Rinaldi.
Il nocciolo della questione
Ma cosa significa insufficiente considerazione?
“Il nocciolo della questione è la semplicità: se ascoltare la radio diventa complicato, pochi lo faranno. Una delle ragioni del successo della radio (e della tv) lineare è la sua semplicità di fruizione: accensione, sintonia e via.
I tre click
I recenti studi hanno dimostrato che pochi utenti superano i 3 click. Fuori discussione che uno o anche due siano oggi sufficienti (es. 1 click accensione autoradio; 2 click sui preferiti/scansione elenco; 3 click su stazione scelta), ma bisognerebbe non arrivare oltre i tre.
O(ne) click a portata di mano
E qui arriviamo al punto: l’unico sistema che garantisce il “one click” – o addirittura zero click – è appunto il comando vocale. Di qui la deduzione che si punterà lì e la necessità di una elaborazione delle conseguenti contromisure”, chiosava l’ingegnere.
Il tassello proxy
Una visione nella quale ora si aggiungono ulteriori tasselli: quelli dell’applicazione del principio proxy e della armonizzazione della somministrazione di contenuti IP e broadcast da parte dei sistemi nativamente integrati nelle vetture Android Auto ed Apple CarPlay. Probabilmente quello che sta accadendo con la versione di Android Auto 13.0. Almeno quando la funzionalità inserita sarà attivata. (E.L. per NL)