Il mercato delle frequenze (rectius, asset delle autorizzazioni all’esercizio) negli Stati Uniti come in Italia.
La società Uforia Audio Network (divisione della Univision Communications) ha ceduto la stazione storica (aperta nel 1959) WQBU-FM (Que Buena 92.7) a Garden City, New York, per soli 9 milioni di dollari.
Da 60 a 9 mln in 18 anni
Nel 2003, quando l’emittente si chiamava WLIR (inizialmente con un formato di musica classica, poi stravolto all’inizio degli anni ’70 con un rock progressivo e infine con modern rock negli ’80), la Univision Communications l’aveva acquistata dal CEO della JVC Broadcasting and Long Island Events, John Caracciolo, per 60 milioni di dollari.
Come da noi
Non tanto distante da noi come trend, visto che un diffusore in Valcava, nel 2007 valutato 15 milioni di euro, è stato alienato recentemente a meno di un milione.
La WQBU-FM
WQBU-FM (con un travagliato passaggio di formati negli anni 2000, che l’aveva condotta dal 2016 al modello Adult Contemporary in lingua spagnola, con tendenze reggaeton), che dispone di un licenza da 2 KW (Classe A FM, che contraddistingue stazioni da 100 W a 6 kW con centro sistema radiante fino a 100 metri ed una portata diffusiva fino a 28.3 km) per l’illuminazione dell’area occidentale di Long Island e New York City, è stata acquistata il 3 dicembre 2021 dalla syndication religiosa Family Stations.
La ragione della svalutazione
La fortissima svalutazione di WQBU-FM (l’avviamento è stato azzerato, considerato l’assoluta diversità di target, formato e modello di business) è sintomatica dell’evoluzione di un mercato che risente delle spinte di avvicendamento tecnologico che stanno marginalizzando le emittenti che non sono integrate in un sistema mediatico evoluto.
Chi, invece, è premiato dal mercato
Non a caso ad essere premiate in termini di ascolto, investimenti pubblicitari e, in generale, di valorizzazione degli asset, sono essenzialmente stazioni parte di complessi mediatici che vedono la presenza di brand bouquet competitivi con i servizi di streaming audio on demand, la (massiccia) produzione di podcast (mercato che negli USA sta crescendo notevolmente) e, soprattutto, il presidio di piattaforme digitali eterogenee (smart speaker, smart tv, aggregatori, auto interconnesse e la novità dei bouquet OTT).
Non chiamatele Radio
Come iHeartMedia o Audacy, che però definire Radio è ormai limitativo. Anzi, si arrabbiano pure se lo si fa… (E.G. per NL)