Gigio D’Ambrosio: In Italia la radio è ripetitiva, con scarsi spunti interessanti ed immutata da diversi lustri.
Pare che lo streaming sia il nemico imbattibile. E probabilmente per le radio a vocazione essenzialmente musicale lo è.
Fino a qualche anno fa la radio era il mezzo principale per ascoltare la musica. Brutta musica pochi ascolti, bella musica radio di successo. Poichè oggi non è più così, forse bisognerebbe concentrarsi su contenuti che sulle piattaforme di streaming musicali non si trovano.
Negli ultimi 5 anni l’offerta di intrattenimento complessiva è centuplicata. Ma le giornate sono sempre di 24 ore e il pubblico si frammenta sempre più.
Se vuoi fare una buona radio devi proporre contenuti originali e di qualità. Per farlo devi avere professionisti capaci, pagarli il giusto e se sono giovani e potenzialmente talentuosi dovresti sostenerli.
La radiovisione è stata una straordinaria innovazione, ma a distanza di vent’anni non ha più lo stesso appeal e quindi è necessario fare qualcosa di nuovo.
Il podcast è la naturale conseguenza del bisogno di libertà creativa, che, nella maggioranza dei casi, non appartiene più alla radio.
Moltiplicazione dell’offerta? Occorre posizionarsi.
Chi è Gigio D’Ambrosio?
Gigio D’Ambrosio – giornalista, speaker (promo Mediaset, Verissimo, spot, etc) e consulente multimediale per alcune società italiane ed internazionali – non ha bisogno di alcuna presentazione, perché rappresenta un pilastro della radiofonia italiana, quindi andiamo direttamente al dunque.
La spaccatura
Dopo l’intervista a Max Pandini sulle criticità della radio italiana (risultata particolarmente gradita, visto l’elevato numero di click registrato) abbiamo deciso di aprire il confronto ad altri osservatori qualificati, partendo da un ponte ideale tra la radiofonia di spaccatura, quella di Radio Milano International nel 1975 – di cui si è a lungo parlato ieri sera nell’interessante convegno The Radio Dreamers organizzato dal giornalista e scrittore Paolo Lunghi al Museo della scienza e della tecnica di Milano (di cui tratteremo in separato articolo) -, che aveva interrotto la continuità di una ingessata RAI – operando con un palinsesto che nell’immediato appariva destrutturato, affidato all’estro creativo del conduttore e come tale imprevedibile – a quella odierna, che sembra essere tornata ad essere inchiodata in schemi prestabiliti con una prevedibilità quasi assoluta. Quel ponte l’abbiamo individuato in Gigio D’Ambrosio.
Le riflessioni
Il quale, cortese come sempre, si è reso immediatamente disponibile e, dal confronto, è uscita una pacata riflessione che ha premiato la nostra richiesta.
Il Re è nudo
(NL) – Max Pandini nella sua intervista ha messo a nudo il Re…
(Gigio D’Ambrosio) – Condivido ogni singola parola delle sue risposte.
Non stop radio
(NL) – E tu come vedi la radiofonia in generale e quella italiana in particolare?
(Gigio D’Ambrosio) – In Italia a parte alcune rare eccezioni la radio è sostanzialmente ripetitiva, con scarsi spunti interessanti e ferma a parecchi anni fa. Non è un caso sentire continuamente dire che le radio sono tutte uguali e la musica sempre la stessa. In realtà, ci sono alcune eccezioni, ma sono i “soliti” programmi condotti da colleghi che da decenni sono ai primi posti. Le novità editoriali, purtroppo, sono pochine…
Streaming on demand e radio: bisognerebbe riflettere anziché criticare
(NL) – Dopo aver sottovalutato lo streaming audio on demand quale competitor, gli editori radiofonici hanno iniziato a demonizzarlo, considerandolo la causa di tutti i mali….
(Gigio D’Ambrosio) – Si chiama progresso! Bisognerebbe riflettere anziché criticare. La radio, fino ad alcuni anni, fa è sempre riuscita ad adeguarsi a ogni rivoluzione del settore traendone vantaggi.
Nemico imbattibile? Forse sì
Questa volta [però] pare che lo streaming sia il nemico imbattibile. E probabilmente per le radio a vocazione essenzialmente musicale lo è. Credo però si debba riflettere sull’evoluzione dei tempi. Fino a qualche anno fa la radio era il mezzo principale per ascoltare la musica. I disc-jockey la conoscevano, la sceglievano, la proponevano liberamente. Erano ascoltati soprattutto per questo.
Brutta musica pochi ascolti, bella musica radio di successo. Oggi non più
Brutta musica pochi ascolti, bella musica radio di successo. Poichè oggi non è più così forse bisognerebbe concentrarsi su contenuti che sulle piattaforme di streaming musicali non si trovano.
Offerta centuplicata in cinque anni, ma le orecchie sono sempre le stesse
Non trascurerei inoltre il fatto che negli ultimi 5 anni l’offerta di intrattenimento complessiva (radio, tv, piattaforme, social, OTT, etc) è centuplicata. Le giornate sono sempre di 24 ore… fatalmente il pubblico si frammenta sempre più.
Radio immutate da svariati lustri
Ma le radio sono immutate ormai da svariati lustri. E’ evidente che si debbano trovare contenuti e idee nuove di qualità per migliorare e soprattutto rimanere al passo coi tempi.
Flusso vulnerabile
Se il pubblico della radio generalista o di flusso è il più “vulnerabile”, forse bisognerebbe caratterizzare il più possibile la propria offerta.
Caratterizzare l’offerta: su qualità, giù quantità
Se non si riesce a mantenere la quantità, magari concentrandosi e investendo sulla qualità, quantomeno per mantenere alto il valore del target e dei propri spazi pubblicitari.
Operazioni nostalgia?
(NL) – Su NL abbiamo sempre stigmatizzato le “operazioni nostalgia”, legate al ritorno di marchi storici radiofonici, che, alla fine, soddisfano promotori e poco più. Tu sei indissolubilmente legato a Radio Milano International, l’emblema della prima radio privata italiana, ma ci sei sempre sembrato critico su queste iniziative. Sbagliamo?
(Gigio D’Ambrosio) – No, non sbagliate affatto. Per me la storia deve rimanere tale e talvolta diventa mito se la si lascia nel ricordo.
Il passato è immutabile
Se si decide di replicarla o di farla rivivere spesso diventa anacronistico. Personalmente non mi ha mai convinto l’idea di riesumare brand del passato.
Le voci storiche di RTL Best
(NL) – Sui social ci sono stati commenti anche molto duri di ex conduttori di RTL Best. Cosa non ha funzionato nel progetto ?
(Gigio D’Ambrosio) – Sinceramente non lo so. Non ho seguito con attenzione. Ma credo che il problema sia generale. Se vuoi fare una buona radio devi proporre contenuti originali e di qualità. Per farlo devi avere professionisti capaci. Per averli devi pagarli il giusto.
Investire sui giovani e sui conoscitori della musica liberi di esprimersi
E se sono giovani e potenzialmente talentuosi dovresti aiutarli concretamente guidandoli nella loro crescita. Nel caso di Best dovrebbero essere anche grandi conoscitori della musica (da poter scegliere liberamente) e avere quindi anche la libertà di potersi esprimere.
Problema che riguarda tutte le radio
Probabilmente Lorenzo Suraci non ha ritenuto interessante o conveniente operare in questa direzione. Ma come dicevo il problema riguarda tutte le radio. Finchè si affidano i programmi a conduttori che oltre al nome proprio e della radio, all’ora esatta e al commento di sms e whatsup non hanno altro da dire, sarà complicato innovare la radio.
Radiovisione straordinaria innovazione. Ma ora è necessario qualcosa di nuovo
(NL) – A proposito, RTL 102.5 sta diventando sempre più una tv generalista: Suraci ha dichiarato in una nostra intervista che ha acquistato un grande studio per eventi tv live. E’ vero che la sua è l’unica emittente a disporre di un LCN nel blocco di numerazione tipico della televisione, ma la sensazione è che stia virando molto verso il visivo. Eppure alcuni osservatori considerano che il fenomeno visual radio, almeno sul DTT, abbia raggiunto il suo apice e si stia addirittura ridimensionando…
(Gigio D’Ambrosio) – La radiovisione è stata una straordinaria innovazione di cui Suraci ha tutti i meriti. A distanza di vent’anni forse è necessario fare qualcosa di nuovo. La replica pedissequa in video di ciò che si fa alla radio ormai non ha più lo stesso appeal. Vero è che molti ascoltano la radio direttamente dalla tv anche senza guardarla.
Il ricevitore FM sempre meno presente
E sempre meno persone a casa posseggono il classico ricevitore in FM, però il mezzo radiofonico arricchito dal video offre opportunità potenzialmente molto più creative che la semplice inquadratura di uno studio. Ma servono idee e gente capace. Non a caso i programmi radiofonici più ascoltati, a prescindere dal supporto del visual, sono condotti da professionisti strutturati, esperti e sempre attenti a proporre contenuti di qualità.
Podcast naturale conseguenza del bisogno di libertà creativa che non appartiene più alla radio
(NL) – Podcast. Qualcosa si muove anche da noi, ma forse non nella direzione giusta. Si discute anche di durata, tra chi sostiene che debbano durare non oltre 10 minuti e chi, viceversa, che non sia opportuno scendere sotto tale soglia, collocandosi su una media di 20 minuti….
(Gigio D’Ambrosio) – Il podcast a mio avviso è la naturale conseguenza del bisogno di libertà creativa che nella maggioranza dei casi non appartiene più alla radio. La libertà delle radio anni ’70, ’80 e ’90 che ha visto nascere e crescere conduttori ancora oggi tra i più ascoltati, non esiste quasi più.
Le durate
Di conseguenza chi ha talento, preferisce giustamente svilupparlo con una produzione in proprio piuttosto che sottostare ai format integralisti della maggior parte delle radio, spesso purtroppo anche per compensi vergognosi. Poi personalmente preferisco i podcast più brevi.
Le caratteristiche
Ma a prescindere dalla durata, nei podcast sono indispensabili sempre le stesse caratteristiche: capacità di comunicare, sintesi espressiva, originalità e argomenti interessanti. In pratica gli stessi criteri che dovrebbero seguire tutti i conduttori delle radio.
I limiti
I limiti del podcast sono l’enorme quantità dell’offerta troppo dispersiva e che spesso si sovrappone anche all’universo social oltre allo scarso ritorno economico. Ma se si hanno idee e capacità e non si trova spazio sui media tradizionali, il podcast è un’ottima possibilità per esprimere il proprio talento. E magari per avere prima o poi la possibilità di approdare a mezzi più importanti.
I giovani e la radio
(NL) – Altra discussione infinita: i giovani e la radio. Ha senso realizzare stazioni dedicate a loro quando sono tutti su Spotify, TikTok e Youtube?
(Gigio D’Ambrosio) – Per me non ha assolutamente senso. Inoltre non mi risulta che all’estero sia così evidente la crisi della radio sul target giovane. Forse basterebbe capire come fanno altrove … O magari non ostinarsi a voler catturare i giovani a tutti i costi.
40 mln di over 30
Molti non considerano che la popolazione over 30 in Italia è superiore ai 40 milioni. Un bacino più che sufficiente se lo si riuscisse ad intercettare e che spesso si rischia di perdere per la troppa attenzione a target meno strategici.
Approccio commerciale
(NL) – Pandini ha posto l’accento su un tema importante: l’approccio commerciale della radio in Italia, molto differente rispetto all’estero…
(Gigio D’Ambrosio) – Posso solo condividere le sue osservazioni ma non sono così preparato da poter suggerire soluzioni. Di sicuro anche in questo comparto un po ‘ di aria nuova gioverebbe senz’altro.
Posizionamento
(NL) – Il digitale ha moltiplicato l’offerta. Sulle autoradio, in città come Milano, sono sintonizzabili 150 stazioni e in streaming aggregatori primari come TuneIn ne propongono oltre 100.000. Secondo alcuni esperti, promozione a parte, le emittenti dovrebbero dotarsi di nomi o claim che ne identificano il contenuto e ne favoriscano l’individuazione durante la ricerca. Cambiare denominazione è un’opzione?
(Gigio D’Ambrosio) – In qualsiasi settore merceologico di prodotti di largo consumo (e la radio lo è) le scelte di posizionamento, marchio e nome del brand sono di fondamentale importanza. Credo che anche la radio non si sottragga alla regola. Certo poi … serve soprattutto la qualità del prodotto. (M.L. per NL)