Radio. Gianluca Costella: radio deve tornare a stupire come nel 1976. Basta playlist strette. Scouting musicale spazio enorme per talentuosi

Gianluca Costella

Gianluca Costella (Dee Jay, Capital, m2o): Identificarsi ed essere identificati è sempre più importante. L’offerta audio/video è sempre più vasta e la riconoscibilità diventa essenziale. Ma ricordiamoci anche che la semplicità vince sempre perchè il messaggio arriva a tutti.
Stiamo vivendo un momento straordinario di trasformazione, in cui chi ha un vero talento musicale ed una passione per la ricerca storica musicale può giocare un ruolo fondamentale.
Il successo delle prime radio libere si può riassumere nel fatto che “stupivano”: rompevano gli schemi rigidi della radiofonia pubblica, osavano, sperimentavano.
Le radio che ripropongono in loop 800 brani hanno iniziato a stancare, perché si sovrappongono alle liste preconfezionate di Spotify o YouTube.
Ma, come spesso accade, da una crisi nasce un’opportunità: in questo caso, lo scouting. Lo scouter può cercare nei cataloghi profondi e riportare alla luce gemme musicali.
Tuttavia, per armonizzarle in una programmazione musicale di alto livello, servono strumenti potenti, come i software di schedulazione. È impensabile oggi gestire una playlist radiofonica con 7000 brani senza un supporto del genere
Le radio musicali non possono più limitarsi a mere sequenze di brani intervallate da jingles. La radio deve tornare a “farsi sentire”, mostrando la propria differenza rispetto alle playlist di Spotify.
Il destino del mezzo è slegarsi dal concetto di FM.

Torna G.C.

A distanza di sei mesi, in un momento di rapidissima trasformazione del panorama radiofonico (sui piani tecnologico, editoriale, commerciale, strategico, comunicativo) torniamo a parlare di layout con Gianluca Costella, responsabile dei canali digitali di Deejay, Capital ed m2o (del gruppo GEDI), in una lunga intervista a tutto tondo.

L’intervista a Gianluca Costella

(Newslinet) – Dall’ultima volta che NL ti ha intervistato, alcuni fenomeni osservati nel mondo radiofonico si sono ulteriormente accentuati. Partiamo dal tema del brand.
(Gianluca Costella) – È vero. Identificarsi ed essere identificati è sempre più importante. È naturale che sia così: l’offerta audio/video è sempre più vasta e la riconoscibilità diventa essenziale. Non mi riferisco solo a insegne di grande impatto come Radio Italia (i cosiddetti nomen omen, ndr), ma anche a nomi accattivanti e facili da ricordare (tema su cui NL ha recentemente pubblicato i risultati di una ricerca sui prefissi/suffissi radiofonici).

Nome birichino

Penso, ad esempio, a Birikina: non rappresenta direttamente il contenuto, ma richiama sicuramente l’imprevedibilità della sua selezione musicale. È un segno distintivo molto azzeccato, almeno per quel formato, destinato a crescere perché rivolto ad un target adulto che ben si riconosce nei contenuti artistici della stazione e nel suo confezionamento. Birikina, del resto, si pone come stazione alternativa…

Essenziale

(NL) – Il suo successo ha sorpreso molti, dimostrando come un prodotto semplice possa superare layout più sofisticati.
(Gianluca Costella) – Esatto. Birikina è una radio essenziale: ha un modello semplice, ma che piace perché stupisce.

Volanti docet

Mario Volanti (editore di Radio Italia, ndr) nell’82 ci ha insegnato: la semplicità vince sempre, perchè il messaggio arriva a tutti.

La riflessione

E da qui vorrei partire per condividere una riflessione che sto elaborando da qualche anno…

Trasformazione (ennesima)

(NL) – Quale?
(Gianluca Costella) – Il fatto che stiamo vivendo un momento straordinario di trasformazione. È l’ennesima fase di transizione, in cui chi ha un vero talento musicale ed una passione per la ricerca storica può giocare un ruolo fondamentale.

Le radio libere stupivano

Il successo delle prime radio libere si può riassumere nel fatto che “stupivano”: rompevano gli schemi rigidi della radiofonia pubblica, osavano, sperimentavano.

Gli anni delle specializzazione

Poi sono arrivati gli anni ’80, con le prime specializzazioni: radio dance, radio di musica italiana, radio black, radio rock.

E quelli della concentrazione

Gli anni ’90, invece, sono stati caratterizzati dalla concentrazione delle frequenze e delle emittenti: dalle circa 8000 stazioni della seconda metà degli anni ’80 siamo scesi a quasi 5000 (dati del censimento del 1990, in base alla L. 223/1990) e poi a circa 2000, certificate dalla L. 66/2001.

L’omogeneizzazione

Con il primo decennio del nuovo millennio è arrivata l’omogeneizzazione delle radio: tutti a seguire lo stesso tipo di programmazione, azzerando la propensione alla sperimentazione (troppo rischiosa, viste le dimensioni raggiunte dalle imprese).

Il cigno nero

Poi è comparso all’orizzonte il cigno nero…

Lo streaming on demand

(NL) – Lo streaming on demand…
(G.C.) – Esattamente. Il pubblico ha iniziato a capire che poteva creare le proprie playlist sulle piattaforme, oppure, facendosi profilare (volontariamente o meno), farsele confezionare. Anzi, confezionarsele in maniera virtuale.

Stop loop

(NL) – Con l’effetto che le playlist ristrette hanno mostrato i loro limiti.
(G.C.) – Giusto. Le radio che ripropongono in loop 800 brani hanno iniziato a stancare, perché si sovrappongono alle liste preconfezionate di Spotify o YouTube. Ma, come spesso accade, da una crisi nasce un’opportunità: in questo caso, lo scouting.

Mission

(NL) – Che poi era la missione originaria della radio…
(G.C.) – Sì. Originariamente, la radio faceva scoprire qualcosa di nuovo e magari di diverso: il disco che poi si comprava in negozio per ascoltarlo a casa o, registrato su cassetta, in auto. Oggi si tratta di attingere ad un mondo sommerso.

Cataloghi di profondità

Tra il 1978 e il 1982, ad esempio, c’è stata una produzione musicale immensa, spesso di alta qualità, che non ha però avuto modo di emergere a causa dei limiti nei canali di distribuzione (un numero ristretto di radio, l’assenza di TV musicali, discoteche in cui i DJ suonavano un numero limitato di brani).

Capolavori nascosti

Esistono veri capolavori di disco, funky, yacht rock che non hanno trovato visibilità perché soffocati nell’imbuto distributivo. Ora è il momento di farli emergere. Ma, come dicevo, serve il talento degli scouter: un algoritmo non può farlo.

Funky Town

Questo concetto lo sto sviluppando anche sulle emittenti digitali di Deejay, Capital e m2o delle quali sono responsabile: Radio Capital Funky Town, ad esempio, rassicura l’ascoltatore con i grandi classici della funk/disco per poi proporre brani raffinati, che definisco “rare groove”.

L’alleanza tra umani e tecnologia

(NL) – La rivincita dell’estro umano sulla tecnologia?
(G.C.) – Direi piuttosto un’alleanza: lo scouter può cercare nei cataloghi profondi e riportare alla luce gemme musicali, facendole scoprire al pubblico (che poi potrà includerle nelle proprie playlist, come si faceva un tempo registrandosi le cassette dalla radio).

Schedulazione

Tuttavia, per armonizzarle in una programmazione musicale di alto livello, servono strumenti potenti, come i software di schedulazione.

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Redazione di 70-80.it, MusicMaster equipped by BVMedia

MusicMaster

(NL) – Come MusicMaster?
(G.C.) – Sì. È impensabile oggi gestire una playlist radiofonica con 7000 brani senza un supporto del genere.

Lo schedulatore si paga da solo

Ai radiofonici dico: non risparmiate su questo, perché un buon schedulatore si ripagherà in breve tempo, rivoluzionando la vostra emittente.

La radio deve farsi sentire

(NL) – Un altro consiglio?
(G.C.) – Le radio musicali non possono più limitarsi a mere sequenze di brani intervallate da jingles. La radio deve tornare a “farsi sentire”, mostrando la propria differenza rispetto alle playlist di Spotify.

Lavoro di ricerca musicale e contenutistico

Un esempio è 70-80.it. dove il lavoro di ricerca musicale e contenutistico è proficuo sia per durata di ascolto che per originalità della programmazione.

Sempre più marchio e sempre meno FM

Non dimentichiamoci che la radio è sempre più “marchio”, posizionamento e la sua distribuzione sarà sempre più digitale. Il destino del mezzo è slegarsi dal concetto di FM (pensate all’isofrequenza, plus assoluto fino ad alcuni anni fa ed oggi valore pressoché ininfluente) ed andare ad abbracciare la multipiattaforma.

Nuove opportunità

Nuove opportunità all’orizzonte per editori radiofonici? Direi di sì… (M.L. per NL)

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