Anna Maria Genzano (RTL 102.5): con il refarming della banda 700 avremo frequenze a disposizione per la radiofonia come mai fino ad ora. Ma non è sufficiente averle se poi non vengono pianificate.
Il tavolo di coordinamento con i paesi adriatici è stato avviato più di tre anni fa, ma dalla scorsa primavera è completamente in stallo. Da un anno non abbiamo notizie certe sull’evoluzione. Fattori che impatteranno pesantemente sui nostri conti economici.
Se non ci viene data la possibilità di sviluppare il DAB come si può pensare d’intervenire sulle frequenze analogiche?
Ora, però, è escluso che non si tenga conto della realtà di fatto e dell’imprescindibile esigenza di chi ha investito legittimamente.
Le frequenze di trasmissione FM rappresentano il nostro principale asset. Su questo argomento ritengo ci sia poco da scherzare.
Le risorse frequenziali attualmente in uso sono già censite da ben due amministrazioni, Mise e Agcom: non c’è esigenza di “ricognizione”.
La rimozione delle situazioni interferenziali deve avvenire secondo criteri condivisi con i concessionari.
Attivazione mux Radio Locali: ciò che sta accadendo è solo apparentemente favorevole allo sviluppo.
Un esame sullo stato dell’arte…
Dopo l’intervista a La Teana abbiamo deciso di restare in tema DAB approfondendone le tematiche relative agli aspetti istituzionali e strategici. Per farlo, abbiamo contattato Anna Maria Genzano, che in RTL 102.5 e’ responsabile Affari Istituzionali, Relazioni Esterne e Interne.
… ancora più approfondito
La versione completa dell’intervista e’ disponibile in versione podcast.
Refarming
(Newslinet) – Il termine del processo di refarming della banda 700 MHz sarà il punto di svolta per lo sviluppo del DAB?
(Anna Maria Genzano) – Non direi: abbiamo già da anni una rete nazionale che oggi raggiunge oltre l’86% della popolazione italiana. Per noi il DAB è ormai una tecnologia matura.
Non bastano le risorse…
Però, col refarming della banda 700 avremo un parco frequenze a disposizione per la radiofonia come mai fino ad ora. Che potrà essere utilizzato per capillarizzare la copertura del territorio e della popolazione.
… occorre la pianificazione
Tuttavia, non è sufficiente avere delle risorse libere se poi non vengono pianificate per il DAB.
Coordinamento
(Newslinet) – Agcom dovrebbe approvare il PNAF digitale, ma per farlo deve essere prima risolta la questione del coordinamento adriatico delle frequenze con gli stati confinanti, al di là del mare…
(A.M. Genzano) – Il tavolo di coordinamento con i paesi adriatici è stato avviato ormai più di tre anni fa e dalla scorsa primavera è completamente in stallo per la nota questione del mancato coinvolgimento di San Marino ma sembrerebbe anche per altre vicende.
No News…
E’ passato un anno e non abbiamo ricevuto notizie certe sull’evoluzione se non informazioni ufficiose che ci fanno ipotizzare di non essere vicini a una soluzione.
… Bad News?
Non ci vengono fornite informazioni sulle tempistiche e neanche sulla tipologia di soluzione, fattori, questi, che impatteranno pesantemente sui conti economici delle nostre aziende.
Nuovi investimenti impossibili
Una cosa è certa: la mancanza di chiarezza e certezza dei tempi di realizzazione del piano non consente a noi operatori di rete di pianificare per tempo gli ingenti investimenti che saremo costretti ad affrontare.
Nessun sostegno per i broadcaster…
Ci si dimentica che le aziende del settore, che hanno creduto in quel che le norme e le promesse assicuravano, hanno investito e continuano a investire in questa tecnologia senza aver mai avuto nessun tipo di sostegno economico, a differenza delle televisione. E oggi le stesse aziende vengono chiamate a fare la quinta risintonizzazione dei propri impianti. Con ulteriori oneri a loro carico.
…e consumatori obbligati a sprecare i propri soldi
Attenzione, perchè in tutto questo scenario ci si dimentica di un altro fatto importante: la radio DAB, dal 1° gennaio 2020, è obbligatoria su tutte le nuove autovetture e i veicoli commerciali e, oggi, sul mercato, gli apparati DAB sono complessivamente circa 10 milioni. Quindi, da un lato, si obbliga il consumatore a comprare la radio DAB; dall’altro, non si fornisce il servizio e non perché gli operatori di rete nazionali non siano in grado farlo, anzi, ma perché non vengono messi in condizione dallo Stato di poterlo fare.
Slavi all’attacco
(NL) – I nostri dirimpettai per accordarsi sulle frequenze DAB vogliono che prima siano eliminate le croniche interferenze FM…
(A.M. Genzano) – E’ il cane che si morde la coda. Se non ci viene data la possibilità di sviluppare il DAB come si può pensare d’intervenire sulle frequenze analogiche? Come facciamo noi operatori a garantire continuità al servizio radiofonico?
Stato inadempiente
La libertà di informazione e la radiofonia commerciale si sono sviluppate utilizzando le frequenze FM, così come previsto dalla legge, anche qui scontando ritardi e inadempienze della Pubblica Amministrazione. Oggi, quegli strumenti sono essenziali e il mancato sviluppo del DAB ne protrae talune disfunzionalità.
Un piano atteso da 30 anni
(NL) – Difficile che si possano coordinare delle frequenze non pianificate. Alla fine, forse, passare da un Piano FM potrebbe essere la soluzione migliore, anche se comporterebbe alterazioni profonde…
(A.M. Genzano) – Attendiamo la pianificazione da circa 30 anni (noi diremmo 45, N.d.R.) e non possiamo farcela da soli. Ora, però, è escluso che non si tenga conto della realtà di fatto e dell’imprescindibile esigenza di chi ha investito legittimamente in questo settore.
FM asset fondamentale
Le frequenze di trasmissione FM rappresentano il principale asset delle nostre aziende, quindi è fondamentale garantirne la continuità.
Gli operatori privati forniscono un servizio pubblico
Il mercato, come sappiamo, lo fanno le reti broadcast che forniscono un vero e proprio servizio pubblico e sono garanzia di affidabilità, libertà, pluralismo, sostenibilità economica, sia in analogico sia in digitale.
Inopportuno parlare di pianificazione FM
Inoltre, parlare di pianificazione FM è ancor più inopportuno se, come ho già detto, noi operatori non abbiamo garanzie di nessun tipo sulla continuità di servizio e sull’impatto che tale pianificazione avrebbe sulle imprese radiofoniche.
Un richiamo ai decisori
Perciò, su questo argomento ritengo ci sia poco da scherzare. La gestione dell’etere terrestre analogico è per noi cruciale.
Parole insidiose
(NL) – L’alternativa al piano è la ricognizione delle singole situazioni interferenziali e la rimozione delle stesse in forma chirurgica. Così, però, pagherebbero solo coloro che hanno avuto la sfortuna di avere dei coinquilini stranieri sulla frequenza…
(A.M. Genzano) – Rispondo citando il parere della Sezione Consultiva per gli atti normativi del Consiglio di Stato che, nell’ambito della revisione del TUSMAR, ha espresso forti preoccupazioni su eventuali iniziative di “razionalizzazione e ricognizione” dell’etere e ha evidenziato le stesse riserve delle emittenti radiofoniche.
Lo stato italiano tutela gli interessi slavi
Infatti, senza troppi giri di parole, la Sezione aveva invitato il Governo a considerare le “…possibili ricadute negative, anche economiche, sulla radiofonia soprattutto locale e sulle imprese italiane, spesso di piccole e medie dimensioni, che operano in questo settore, che vedrebbero sacrificata la loro attività in ragione della tutela, ritenuta prevalente, dell’interesse dei paesi radio-elettricamente confinanti, con possibili squilibri anche dell’assetto concorrenziale del settore”.
Due enti già svolgono le funzioni
Le risorse frequenziali attualmente in uso sono già censite da ben due amministrazioni, MISE e AGCOM, e i trasferimenti di impianti sono sempre comunicati e/o autorizzati dalla P.A.; il che esclude che sussista oggi o possa sussistere in futuro una concreta esigenza di “ricognizione”. Inoltre, la rimozione delle situazioni interferenziali è un’attività di normale routine che deve avvenire secondo criteri condivisi con i concessionari.
Conciliazione possibile
Non ci sono interessi inconciliabili in tal senso. Occorre, però, che si tenga conto della tutela degli investimenti e conservazione delle dotazioni frequenziali, evitando così impatti devastanti sui conti economici delle imprese, sulla capillarità e capacità di penetrazione delle reti e dunque sulle potenzialità delle imprese stesse. Questo, peraltro, eviterebbe anche enormi volumi di contenzioso.
Autorizzazioni “sperimentali”
(NL) – Il Mise sta finalmente autorizzando le sperimentazioni anche alle emittenti locali. Ciò potrebbe finalmente estendere l’offerta radiofonica senza generare sperequazioni…
(A.M. Genzano) – Ciò che sta accadendo è solo apparentemente favorevole allo sviluppo del DAB locale, perché quelle che si stanno rilasciando sono autorizzazioni sperimentali e quindi temporanee.
Il lucro, quale orrore
Quale imprenditore investirebbe in un’azienda a tempo, in un affare che non può durare più di 8 mesi e che non può essere a scopo di lucro? E’ vero che in Italia non c’è nulla di più definitivo del provvisorio, ma questo non è ciò che serve al comparto.
Incentivare lo sviluppo
Al contrario, al settore serve un quadro stabile nel quale una tecnologia ormai matura, e per niente affatto sperimentale, come il DAB possa fornire le basi per il definitivo consolidamento e sviluppo del relativo mercato. Quindi, ribadisco, nel DAB non c’è più nulla da sperimentare. (M.H.B. per NL)