La cultura si trasmette via radio. Siamo in Francia e l’emittente radiofonica France Culture (che fa parte del network pubblico di Radio France) ha chiuso il primo trimestre 2017 con quota 1,3 mln di ascoltatori giornalieri (la Francia conta 66,8 mln di abitanti, contro i 60,8 dell’Italia), 203 mila in più rispetto lo scorso anno (+0,3 punti percentuali), con un valore complessivo di share del 2,4%.
Di questi 203 mila ascoltatori 130 mila sono giovani, in un età compresa tra i 25 e i 49 anni. Ma qual è il segreto di questo successo? “Attualità culturale e politica”: questo lo slogan della radio, interamente dedicata alla cultura e al sapere al fine di promuovere un atto di riflessione nei suoi ascoltatori. Temi come il terrorismo, i populismi, le elezioni presidenziali sono pane quotidiano per Radio Culture, argomenti però che vengono affrontati in modo soggettivo, più precisamente “dal nostro angolo di visuale” spiega Sandrine Treiner, divenuta direttrice di France Culture nel 2015 dopo Olivier Poivre d’Arvor (Treiner ha iniziato a lavorare per l’emittente nel 2010, prima come consigliera, poi come vice-direttrice dei programmi). “In passato Radio Culture si presentava come una piccola radio generalista, posizionandosi dopo France Inter (radio pubblica francese anch’essa appartenente al network di Radio France, Ndr). Adesso vogliamo essere la grande emittente della creatività e dei saperi” continua Treiner.
Con un budget complessivo di 12 milioni di euro, 40 giornalisti e 80 produttori, ecco dunque l’obiettivo della radio: “Non corriamo più a coprire sul campo gli eventi. Non vogliamo essere onnipresenti. La differenza? La facciamo con la specializzazione, offrendo temi trattati da un punto di vista originale”. Al centro vi è la cultura, che permette di avvalersi di specialisti come sociologi, filosofi e autori vari. L’emittente tiene il passo con i tempi moderni ed investe sulla tecnologia: i podcast aumentano del 48% con 16,7 mln di utenti all’attivo (ben un terzo di tutti coloro che ascoltano i podcast dell’intero gruppo di Radio France); l’audience dei siti online cresce del 29% per circa 6,4 mln di utenti unici di marzo. In progetto la realizzazione di altre ambizioni: aumento dei video su internet per creare un giornale quotidiano fatto d’immagini e, per avvicinare ancora di più i giovani alla radio, per giugno si prevede il rilancio del periodico cartaceo dell’emittente, disponibile sia in edicola che in libreria. Un commento sulla vicenda francese arriva da Goffredo Fofi (giornalista, saggista e critico cinematografico letterario e teatrale) e si legge in un articolo di Avvenire (per cui il giornalista collabora): “Quando posso ascolto France Culture non solo per esigenze di informazione o per piacere, ma anche per capire cosa succede nel mondo, per l’alto livello dei giornalisti e delle trasmissioni, ma anche per quella funzione propositiva, o correttiva, in sostanza educativa che ha mantenuto nel tempo, contrastando i luoghi comuni. Non predilige il coinvolgimento con gli ascoltatori ma li aiuta a farsi delle idee, a rifuggire dai luoghi comuni, a non accettare il conformismo di massa. Ha limiti e difetti ma ha una funzione di stimolo che sa molto spesso evitare il “codismo” (attitudine nel conquistare gli ascoltatori seguendo le loro inclinazioni e mode, facendo dell’attualità di massa il primo obiettivo, Ndr). Sembra, dunque, essere questo l’ingrediente segreto di France Culture: la capacità di “seguire l’attualità senza esserne prigioniera” (lettura integrale dell’articolo citato qui). (L.M. per NL)