Francesco Berti (ITEL): L’automotive sta disintermediando i broadcaster.
Da quando l’autoradio è diventata una componente hardware/software integrata nella console della vettura sovente la qualità e le funzionalità proposte sono considerevolmente peggiorate, fino ad arrivare al punto attuale in cui l’automotive sta decidendo, con scelte peraltro opinabili, quali radio e quali contenuti mostrare all’utente.
La situazione messa in evidenza da Newslinet a seguito dell’aggiornamento degli infotainment di BMW è un caso clamoroso. Questo finisce per danneggiare emittenti che trasmettono da anni un regolare ID/PI consono alla propria area geografica e quindi ben formato.
La possibilità di un passaggio FM-DAB-IP è già realtà [anche se] è chiaro che da DAB ad IP potrebbe anche non prevedere un ritorno.
Sintesi
Continuiamo ad occuparci dell’emergenza codici PI/metadati (che, come previsto, si sta intensificando).
Mentre sono state già avviate misure correttive/protettive (come quelle dell’iniziativa di Consultmedia, basata su tre fronti d’intervento coordinato: codici PI, popolamento 105 database e RadioDNS), parliamo a fondo del problema con l’ing. Francesco Berti di ITEL, azienda conosciuta dai lettori di questo periodico per i numerosi precedenti interventi su queste pagine dei suoi manager. ITEL è la principale fornitrice di apparati broadcast DAB per operatori di rete e fornitori di contenuti italiani e quindi è direttamente chiamata in causa in questa vicenda.
Recap
Nel corso del mese di agosto 2024, a seguito di un aggiornamento software della casa automobilistica BMW, si è acuito un problema in realtà noto da tempo: quello della progressiva difficoltà di diversi sistemi di car entertainment ad associare regolarmente loghi e denominazioni di emittenti, con la sempre più frequente presenza di grafiche errate (non aggiornate oppure riferite ad altre emittenti, spesso omonime, anche se non necessariamente), nomi incompleti o inesatti, che impediscono l’individuazione o la selezione della stazione desiderata.
Il casus belli BMW
In breve, in base all’upgrade BMW (che presumibilmente lo estenderà agli altri marchi del gruppo), i sintonizzatori prelevano loghi e codici PI delle emittenti da alcune banche dati internet, disintermediando i mux DAB.
Gli errori
Con effetti deleteri, come la presenza di trascrizioni errate delle denominazioni (errori plateali nei nomi, associazioni di loghi o claim errati o superati) senza possibilità alcuna di intervento correttivo da parte delle emittenti.
Codici PI
Ricordiamo che il Programme Identification (cd. codice PI) è un numero esadecimale a 4 cifre (16 bit), veicolato a livello broadcasting, che consente ai ricevitori radio (di norma autoradio) di identificare la medesima stazione radio a prescindere dai diffusori utilizzati, consentendo all’utente di mantenere l’ascolto agganciando i diversi relay.
Codici PI non univoci
Da annotare che i codici PI non sono univoci a livello globale (possono esserlo solo combinandoli con un ECC, codice paese esteso): gli intervalli sono assegnati per paese e vengono riutilizzati nei paesi oltre la portata radio FM l’uno dell’altro.
Il codice PI col DAB
Col DAB il codice PI ha assunto una ulteriore valenza a seguito della intermediazione della stazione dal vettore (operatore di rete), che non è più di proprietà (come nel caso della rete FM o delle applicazioni IP proprietarie, sito, app, ecc.), ancorché nell’eventualità partecipato, come nel caso dei consorzi DAB, di cui le emittenti concessionarie FM sono socie.
Codici PI in Italia
I codici PI in Italia cominciano col numero 5, identificando, con la seconda cifra, una stazione nazionale (col numero 2), oppure una interregionale (col 3) o una locale (col 4), consentendo l’individuazione di una determinata stazione da parte delle autoradio, favorendo, come detto, lo scambio di frequenze in movimento senza percezione della variazione dall’utente.
L’impiego odierno
Tuttavia, i codici PI vengono sfruttati dai nuovi ricevitori (autoradio in primis) anche per visualizzare i loghi delle emittenti. E da qui è nato un problema che, piano piano è diventato sempre più rilevante: a causa dell’assenza di un’attribuzione univoca ex ante, molte stazioni radio locali adottano (si presume sempre inconsapevolmente) codici PI già utilizzati da altre emittenti che si trovano in diverse zone del Paese.
Due ordini di problemi
Allo stato questa pratica, all’inizio foriera di ostacoli solo in caso di spostamento territoriale da una regione all’altra, è diventata un problema per due ordini di motivi: (1) la sempre maggiore diffusione di autoradio che visualizzano il logo dell’emittente che si sta ascoltando e (2) la presenza massiccia di stazioni provenienti da altre regioni, principalmente ospitate nei consorzi DAB.
Dissociazione
Accade così che, sintonizzando una radio, appaia il logo di un’altra; oppure che, in movimento, un utente sintonizzato su una emittente DAB (o viceversa) si trovi catapultato su una diversa stazione, causando danno tanto alla prima che alla seconda, perché, con ogni probabilità, esse non verranno più memorizzate dall’utente.
Attivi penalizzati da inattivi
Un’altra disparità si genera fra le emittenti che provvedono ad inviare con celerità gli aggiornamenti dei loghi e dei codici PI alle case automobilistiche (o ai database delle organizzazioni terze che gestiscono i servizi di catalogazione) e quelle che fino ad ora hanno – colpevolmente – trascurato questi aspetti.
L’intervista con Francesco Berti
Premesso tutto ciò, parliamo con l’ing. Berti di ITEL della questione, analizzando a fondo gli aspetti sottesi.
Non un incidente estemporaneo
(Newslinet) – La sensazione è che l’automotive stia disintermediando i broadcaster nella gestione dei metadati. E’ così, o si tratta solo di incidenti di percorso?
(Francesco Berti) – Partiamo dalla considerazione che da quando l’autoradio è diventata una componente hardware/software integrata nella console della vettura, sovente la qualità e le funzionalità proposte sono considerevolmente peggiorate.
L’automotive sta decidendo quali radio mostrare all’utente
Fino ad arrivare al punto attuale in cui l’automotive sta decidendo, con scelte peraltro opinabili, quali radio e quali contenuti mostrare all’utente.
Il casus belli BMW
La situazione messa in evidenza da Newslinet a seguito dell’aggiornamento dei sistemi di infotainment di BMW che ha stravolto la lista delle emittenti mostrata associando dei nomi prememorizzati agli ID inviati dal mux o PI inviati dai coder RDS è un caso clamoroso: ci troviamo in lista emittenti con nomi diversi da quelli naturalmente trasmessi dal MUX come normato dall’ ETSI (European Standard EN 300 401).
Danneggiamento diffuso e disintermediazione broadcasting in corso
Questo finisce per danneggiare emittenti che trasmettono da anni un regolare ID/PI consono alla propria area geografica e quindi ben formato. Da queste considerazioni possiamo dire che l’automotive, a volte anche involontariamente a causa di applicazioni e software sviluppati da terze parti lontane dal settore, sta disintermediando i broadcaster.
La logica in un mondo ideale
(NL) – Facciamo un riassunto della questione: dal punto di vista tecnico-logico come dovrebbe essere gestito l’invio dei metadati all’autoradio?
(Francesco Berti) – Vediamo rapidamente come vengono inviati i dati all’autoradio: il multiplexer mediante un canale dati prioritario invia continuamente la lista dei contenuti traportati con il relativo ID ed il nome del programma, questo consente lato ricezione la composizione di una lista dove vengono elencate le emittenti presenti, una volta effettuata la scelta inizia la decodifica audio del contenuto.
PAD
Nel flusso oltre all’audio vengono inseriti dei dati chiamati PAD che consentono il trasporto di testo ed immagini, in particolare il testo se opportunatamente taggato rende disponibile all’utente il titolo, l’autore, l’anno di uscita del brano e tante altre informazioni, questo è naturalmente disciplinato da delle regole standardizzate da EBU ed ETSI (cf. TS 103 176 e EN 301 234), ed a queste regole devono attenersi i produttori degli apparati di trasmissione, ma allo stesso tempo anche chi produce i ricevitori.
Il ruolo di Android Auto ed Apple CarPlay
(NL) – Però nelle nuove auto assume sempre più importanza lo streaming, con sistemi come Android Auto ed Apple CarPlay sempre più invasivi….
(Francesco Berti) – L’evoluzione tecnologica ha introdotto in auto oramai da tempo il concetto di App a noi già noto per la diffusione massiccia degli smartphone, rilevo spesso però che queste applicazioni sono carenti e sviluppate senza troppa attenzione al buon funzionamento.
Time to market
Questo è un modo di operare figlio del time to market che oggi ha lo sviluppo del software, un tempo era inconcepibile immettere sul mercato un autoradio che si bloccasse o avesse problemi evidenti, oggi l’APP la scarichi, la provi, non funziona e così in un attimo è già nel cestino; un modo se vogliamo molto consumistico di vivere la tecnologia che finisce naturalmente per ridurne sensibilmente la qualità.
Trend evidente
(NL) – Il mercato non si controlla, ci si adegua: occorre farsi una ragione che il futuro dell’ascolto in auto sarà IP?
(Francesco Berti) – Chiaramente la diffusione della connettività mobile sta rendendo sempre più facile la fruizione della radio in mobilità, il trend è chiaro, non scordiamo però che tale modalità di ricezione aggiunge per l’utente un costo seppur esiguo, ma sempre presente e ci lega necessariamente alla “rete”: è se poi un giorno questa dovesse avere dei problemi?
I rischi dell’intermediazione assoluta determinata dalla disintermediazione
Un attacco informatico, ad esempio. Resto convinto, a prescindere dalla comodità di ricevere dei contenuti in mobilità mediante internet, debba essere eluso da un un sistema di diffusione da parte dei broadcasters, svincolato dalla rete e quindi lato automotive la relativa disponibilità a riceverlo.
RadioDNS
(NL) – Quale è il ruolo che ha o che potrebbe avere uno standard come RadioDNS in questa vicenda?
(Francesco Berti) – RadioDNS Hybrid Radio è un ottima piattaforma per poter offrire agli utenti la possibilità di legare la propria Radio FM DAB a nuovi mezzi di trasporto quali streaming.
Finalmente uno standard
Fra l’altro la modalità di inserimento dei dati e l’uso di file xml hanno reso chiaro e ben normato il modo di operare, che finalmente è standardizzato.
Switch a senso unico
(NL) – A proposito di hybrid radio: ha senso pensare allo scambio DAB/IP: dove c’è il primo c’è sempre il secondo ma non viceversa ed il consumo dati non è più un problema, visto che la maggior parte degli utenti non sfrutta la capacità di cui dispone con il proprio piano tariffario? Una volta che l’autoradio passa da DAB a IP non vi è più ragione di un ritorno….
(Francesco Berti) – La possibilità di un passaggio FM-DAB-IP è già realtà, recentemente abbiamo introdotto una piattaforma dal nome OCTA, che interagisce con i nostri multiplexer DAB+ e consente ai broadcasters presenti di poter inviare alle autoradio un canale SPI dati.
I metadati
Parliamo di informazioni quali l’aggiornamento dei loghi stazione, la guida elettronica EPG, informazioni relative alla copertura e indirizzi streaming alternativi per consentire la prosecuzione dell’ascolto in zone di assenza di copertura FM e DAB.
Passaggio senza ritorno
E’ chiaro che un passaggio da DAB verso IP potrebbe anche non necessariamente prevedere un ritorno.
DAB come facilitatore dell’offerta
(NL) – Diciamo che il DAB, in questo momento, ha due grandi vantaggi rispetto allo streaming in auto: la facilità di utilizzo ed un serbatoio di ricerca meno disarmante. Un conto è cercare tra 200 stazioni, un altro tra oltre 100.000…
(Francesco Berti) – E’ chiaro che se vogliamo pensare alla radio come a qualcosa che sia vicino territorialmente all’utente non è certo l’IP la scelta più naturale, in questo il DAB rende sicuramente più facile all’utente la ricerca della propria stazione preferita.
Proxy
Quella che magari cerca quando l’utente vuole dell’informazione o dei contenuti locali, il mondo dello streaming è affascinante ma allo stesso tempo molto dispersivo per l’ascolto.
La radio è prossimità con l’utente
Inoltre, volendo guardare la situazione dal lato dei broadcaster, la realizzazione di una rete regionale DAB+ riduce sensibilmente i costi di gestione rispetto ad una rete FM oltre a questo offre il vantaggio di una ricezione priva di interferenze che rende l’esperienza di ascolto molto più piacevole per l’utente.
Prominence
(NL) – Dennis Laupman (PluxBox) in una recente intervista si è mostrato critico sull’opportunità di una prominence regolamentare a favore degli editori, ritenendolo un retaggio dell’era analogica. Non si risolve la competizione con le misure di protezione, secondo lui…
(Francesco Berti) – Credo che gruppi locali importanti, che ogni giorno producono informazione e offrono un prodotto di qualità per gli ascoltatori, debbano essere in qualche modo tutelati in un mondo dove la velocità di consumo della tecnologia è oramai estrema.
La qualità dei contenuti non basterà
Certamente la qualità del loro prodotto continuerà ad attrarre l’ascolto, ma allo stesso tempo bisogna in qualche modo rendere agevole anche all’utente meno esperto la possibilità di ritrovare rapidamente l’emittente cercata. (M.L. per NL)