Flusso contro format, qualità e quantità possono incontrarsi, cosa ci riservano i nuovi palinsesti?
Gran parte delle playlist si somigliano tutte con un’omogeneità che di certo non aiuta a catturare nuovi proseliti amanti di generi diversi.
A maggior ragione quando si tratta di successi o presunti tali, di scalette spesso quasi identiche sulle radio nazionali e poi fotocopiate dalle locali senza tenere minimamente conto che ogni regione, ogni città ha storie e tradizioni completamente diverse e senza comprendere che i network possono avere motivazioni per promuovere alcuni artisti invece di altri in quanto spesso partner dei loro concerti o per i rapporti con le case discografiche e, inevitabilmente, sono più sensibili a certe sollecitazioni.
Ma per le emittenti più piccole quale è il senso di suonare sempre la solita ”top 40” e dove è il guadagno?Ci siamo mai chiesti quante persone, soprattutto giovani, non ascoltino più le radio perché in esse non si riconoscono minimamente?
Grazie a programmazioni gestite da computer che ruotano brani scelti male e accoppiati peggio si stanno perdendo per strada le nuove generazioni che non hanno più stimoli per avvicinarsi a questo mezzo.
E tra l’altro nel momento in cui la tecnologia offre a ciascuno di noi la possibilità di ascoltare i pezzi che vogliamo in qualsiasi momento, a cosa serve oggi proporre canzoni che chiunque conosce perfettamente attraverso un’emittente radiofonica?
La radio ha perso irrimediabilmente il monopolio della musica, bisogna metabolizzare questo concetto e trovare soluzioni.
Non è una questione di ricambio generazionale delle voci, la cui media di età è sicuramente alta, il linguaggio, ”si dice” non adatto ai giovani: è l’originalità dei contenuti che molte volte manca.
Soltanto in caso di radio tematiche può avere un senso puntare sulla musica. Virgin, Capital e da poco anche la neo arrivata Freccia, si muovono su generi e gusti specifici e qui si possono scoprire artisti nuovi o sonorità che erano rimaste sommerse tra i ricordi.
Tra l’altro si tratta di realtà che annoverano nel proprio staff personaggi del calibro di Massimo Oldani, Luca De Gennaro, Sergio Mancinelli, Ernesto Assante, Massimo Cotto, tutti speakers in grado di farti innamorare di ciò che suonano, capaci di raccontarti aneddoti curiosi e sensazioni solo loro che mai avresti modo di conoscere altrimenti.
Anche Ringo o Nikki, pur con uno stile più ”naif ”, hanno in ogni caso energia, stile, competenza non usuali e fanno la differenza.
Purtroppo non sono molti i Gianni Riso che, grazie a classe ed esperienza non comune, siano in grado di rendere unico un intervento breve anche in una radio di flusso come Radio Zeta.
Il rischio che si corre continuando a prediligere un certo tipo di conduzione stringata e asettica è quello di portare avanti i mediocri o di svilire chi, pur avendo indubbie qualità, incastrato in logiche incomprensibili, non riuscirà mai a sentirsi soddisfatto e nella migliore delle possibilità emigrerà altrove o cambierà mestiere.
Arrivano su nuove realtà, e anche questo deve fare riflettere, personaggi di livello assoluto come Marco Baldini su TMW, in un contesto interamente dedicato allo sport presente solo sul web, e Gianni De Berardinis su Radio Inblu, progetto di ispirazione cristiana che offre i suoi programmi anche ad altre emittenti disposte a collaborare e presente in FM a Roma, entrambi protagonisti storici della modulazione di frequenza che hanno fatto della loro personalità un marchio di fabbrica.
Davvero difficile farsi ricordare in questi tempi moderni, poco lascia il segno: Tutto Esaurito, Lo Zoo di 105, Dee Jay chiama Italia, Ciao Belli, La Zanzara, tutte trasmissioni incentrate quasi prevalentemente sui contenuti, il che dovrebbe far riflettere su come impostare la programmazione dei prossimi anni.
Segnali importanti arrivano dal gruppo Elemedia con Capital che sta spingendo ulteriormente in questa stagione sulla strada di trasmissioni incentrate su specifiche tematiche e fortemente caratterizzate dai conduttori, con il nuovo programma del mattino, Circo Massimo, affidato a Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto.
Attendiamo anche di scoprire il programma di Luca Bottura passato proprio in questi giorni da Capital a Radio Dee Jay.
Ma si tratta ancora di poche eccezioni rispetto all’omogeneità di tutto il resto; sarebbe il caso di riflettere, non copiare, provare a rischiare cercando di trovare idee che siano consone alle esigenze di un pubblico che ha sempre più strumenti e distrazioni e che ogni giorno diventa più complicato catturare.
Il peccato originale forse risiede nel fatto che si osservino solo i numeri e quasi mai i contenuti.
E inevitabilmente non si può guardare ad un’arte solo attraverso la fredda logica di grafici e prospetti; la vecchia cara e mai fuori moda ”passione” è l’unico strumento per tornare ad innamorarsi e far innamorare anche le nuove generazioni, mettendosi in gioco e scommettendo sul futuro. (U.F. per NL)