Sul finire della scorsa settimana avevamo anticipato la possibile soluzione dell’empasse relativa all’alienazione delle quote di RCS (44,45%) in Finelco, il gruppo radiofonico milanese fondato ed ancora controllato dalla famiglia Hazan.
I più attenti lettori ricorderanno che la decisione di RCS di cedere la partecipazione (ritenuta non più strategica – ad avviso della maggior parte degli esperti, a torto -) si scontrava con la necessità (ancorché sul piano meramente sostanziale dell’operatività aziendale) di trovare un soggetto interessato ma gradito al socio di maggioranza, circostanza che aveva messo immediatamente alla porta gli interessamenti più o meno credibili di alcuni concorrenti radiofonici. Peraltro, contrasti tra le parti erano sorti anche a riguardo della valutazione dell’asset impiantistico, stimato da RCS circa un terzo del valore reale di mercato. Ora, però, sembra che sia finalmente stata conseguita una soluzione gradita ad entrambi i poli, col ritorno in auge di una delle prime opzioni, quella del fondo d’investimento Clessidra di Claudio Sposito (storicamente vicino a Mediaset). Ad aver aiutato lo scioglimento del nodo gordiano, evidentemente la cessione della Divisione Libri di RCS proprio a Mondadori (controllata Mediaset, che ha interessi diretti nel mondo radiofonico con la mai decollata R 101). La decisione sarebbe stata presa il 6 marzo e consterebbe nell’affidamento in esclusiva della trattativa per la vendita della quota posseduta da RCS in Finelco, la società che controlla le reti nazionali Radio 105, Virgin Radio e RMC, cioè uno dei principali (se non il maggiore) gruppi radiofonici privati italiani. Clessidra, secondo indiscrezioni, avrebbe battuto sul filo di lana il fondo di private equity Palladio di Marco Drago (sembra esclusivamente per una questione di tempi, anche se sarebbero stati offerti dall’escluso 5 mln di euro solo per rientrare in gioco, a dimostrare l’interesse per la gara). Ad aver fatto pendere la bilancia a favore di Sposito sarebbe stato anche il fatto che il fondo aveva già concluso tempo fa la due diligence, con ciò comportando un restringimento dei tempi rispetto ad altri competitori. A sostegno che, dopo una fase iniziale semicontenziosa, i due soci avrebbero seppellito l’ascia di guerra, secondo quanto segnalano alcune fonti autorevoli, ci sarebbe il fatto che le parti avrebbero in corso una revisione del loro accordo di put and call sotto la supervisione dell’advisor PricewaterhouseCoopers. Il piano di acquisizione condiviso col socio di maggioranza, sempre secondo i rumors, prevederebbe una riorganizzazione di Finelco volta a garantire una maggior redditività, col consolidamento degli ascolti di Radio 105 e di Virgin Radio ed il rilancio della stanca RMC attraverso una campagna acquisti di conduttori, un aumento della visibilità (presumibilmente attraverso sinergie televisive), una permeazione dell’infrastruttura di diffusione ed uno sviluppo della presenza sul web. (E.G. per NL)