Mentre più o meno in tutta Europa (e invero non solo) la radio digitale è (nuovamente) entrata in letargo, il comitato FM45 dello European Communications Office si è riunito nei giorni scorsi a Stoccarda per continuare la discussione sull’evoluzione tecnologica del medium.
Al centro del dibattito tecnico-giuridico c’è la migrazione verso il digitale della attuale banda VHF/II, gli 88-108 MHz della modulazione di frequenza. Una soluzione, quella di digitalizzare l’FM, che, vista la penuria di frequenze dopo il rastrellamento effettuato (soprattutto in Italia) per far posto alle trasmissioni tv digitali ed allo sviluppo della banda larga mobile (priorità mondiale assoluta), ormai pare inevitabile. Tra i documenti oggetto di analisi dell’ECO ci sono le due bozze riguardanti le proposte da sottoporre su entrambi gli argomenti al governo dell’Unione europea che nascono dal lavoro di un apposito sottogruppo del comitato FM45 in seguito alla riunione di fine novembre a Londra. Andrea Lawendel, giornalista attentissimo all’argomento, le ha rese disponibili su Radio Passioni. Nel dettaglio, l’Initial Draft ECC Report on Possibilities for Future Terrestrial Delivery of
Audio Broadcasting Services può essere downloadato qui, mentre per leggere la bozza relativa alle modifiche del documento ECC 141 sul futuro digitale dell’FM e intitolata Intial first draft for a supplement to the ECC Report 141 future possibilities for the digitalisation of band II – Technical elements and parameters for dital terrestrial broadcasting in Band II è disponibile questo link (nei prossimi giorni Radio Passioni ha preannunciato la pubblicazione di ulteriori aggiornamenti). E sempre su RP Lawendel ha riassunto il maniera lucida e compiuta il quadro freddo e sconsolante del digitale radiofonico italiano. "Se i vari consorzi promotori continuano a dirsi ottimisti e come è avvenuto in occasione dei capodanni degli ultimi due lustri promettono che il 2011 "sarà l’anno della radio digitale – osserva l’esperto di radio numerica – l’unico segnale veramente positivo è la presenza nei punti vendita della grande distribuzione di decine di modelli di ricevitori e dispositivi capaci di accedere ai due sistemi di radio digitale dominanti, HD Radio e DAB/DMB". A fare eccezione è il DRM+ "che ancora non riesce a far leva su una componentistica adeguata e sul quale comincia a essere davvero difficile essere ottimisti, magari facendosi trascinare dall’entusiasmo per le vaghe dichiarazioni di apprezzamento formulate da russi e indiani (stiamo parlando di assicurare la fornitura di centinaia di milioni di apparecchi, va bene che proprio questo potrebbe essere uno stimolo per l’industria ma continuando così i chipset arriveranno quando in India ci sarà la quinta generazione del radiomobile)", scrive RP. Purtroppo però, alla disponibilità di ricevitori digitali (ancorché con tecnologie dalla controversa futura affermazione) continua a corrispondere una tragica indifferenza da parte del pubblico. "I consumatori americani non hanno ancora capito che farsene di HD Radio e da quelle parti l’acquisto di un apparecchio digitale consente se non altro di ascoltare diverse centinaia di stazioni FM ibride (le stazioni digitali in AM, lo dicono un po’ tutti, sono solo un flop)", sottolinea Lawendel, chiedendosi retoricamente: "Che cosa succederebbe qui in Italia, dove gli scaffali di FNAC e Unieuro si riempiono mentre l’etere del DAB rimane desolantemente vuoto in gran parte del nostro territorio?". "A Milano io non riesco ad ascoltare più di 15 stazioni e tra queste trovo francamente insultante il fatto che Radio Padania sia in codifica DAB+ mentre RAI FD5 Auditorium trasmette con una compressione da dinosauri e una qualità audio che mi fa rimpiangere l’impianto in onde medie di Radio 3 smantellato nel quartiere vigentino", si risponde da sé il blogger. "A chi me lo chiede io sconsiglio di investire anche solo 99 euro in una radio DAB", aggiunge. Entro il 2012, diceva il piano delineato da RaiWay per il lancio della nuova infrastruttura DAB+ condivisa tra emittenti pubbliche e private, la radio digitale dovrebbe arrivare a coprire il 50% della popolazione. "La mia previsione per il 2011 è che se questa soglia non verrà raggiunta possiamo anche dimenticarci, in Italia, della radio digitale e delle sue indubbie possibilità". Una profezia che è già mezza realtà. (S.C. per NL)