E’ un’escalation senza sosta la guerra di RAI verso TER (Tavolo Editori Radio), la società che cura l’unica rilevazione d’ascolto radiofonico italiana. Prima gli annunci di Roberto Sergio, quando era direttore di Radio RAI, circa l’inadeguatezza dell’impiego del metodo CATI (anacronismo sostanzialmente condiviso da tutti, ma che, ciononostante, viene confermato di anno in anno). Poi, con l’avvicendamento di Sergio ad amministratore delegato di RAI (ed il passaggio del testimone alla direzione radiofonica a Flavio Mucciante), l’ipotesi di uscire dall’indagine nel 2024 se nulla fosse cambiato.
Uscita dal TER
Indi, il passaggio, dichiarato pubblicamente su NL, da ipotesi a decisione ratificata di uscire dalla nuova rilevazione.
La diffida
Un ulteriore upgrade è stata la diffida a pubblicare i dati RAI relativi al primo semestre 2023, viziati, secondo la concessionaria pubblica, dall’intensa campagna di sensibilizzazione di molte emittenti verso i propri utenti a dichiarare agli intervistatori l’ascolto effettivo.
Silvestri (TER): nessun effetto dall’autopromozione, all’evidenza
Che, tuttavia, secondo il presidente del TER Federico Silvestri, non ha alcun effetto “Perché non c’è nessun criterio oggettivo che ci porta a ritenere che ci sia stata alcun tipo di influenza sull’attuale indagine”.
Mappatura
Anche se “E’ sicuramente un fenomeno che va mappato e monitorato”
Ricorso d’urgenza contro la pubblicazione del primo semestre 2023
Infine, notizia di ieri, sarebbe in procinto di essere depositato un ricorso cautelare al Tribunale civile per bloccare la pubblicazione dei dati del primo semestre 2023 e presumibilmente uscire immediatamente dall’indagine in corso, in sostanza rinunciando anche alla rilevazione dell’ascolto relativo al secondo semestre 2023.
Strategie
Posto che non è chiaro se il ricorso cautelare trovi motivazione nel fatto che la diffida alla pubblicazione del dato RAI sia rimasta priva di reazione da parte di TER o se costituisca una ulteriore iniziativa volta a bloccare l’indagine nel suo complesso, abbiamo chiesto dichiarazioni a RAI e siamo in attesa di un riscontro.
Audiradio Bis
Sta di fatto che un’eventuale inibitoria alla pubblicazione dei dati produrrebbe, nella sostanza, un effetto analogo a quello più volte paventato su queste pagine, definito Audiradio Bis, relativamente al collasso della precedente rilevazione sull’ascolto.
Un metro condiviso per il Meter
Una fonte riservata vicina al TER ha dichiarato a NL che – contrariamente a quello che potrebbe apparire dalle dichiarazioni intervenute – il Tavolo Editori Radio è disponibile a discutere eventuali istanze di modifiche all’attuale indagine, ma queste, nella concretezza, non sarebbero mai pervenute.
L’ascolto sfuggente con le cuffie
Nessun metodo alternativo al CATI, sarebbe, difatti, immune da controindicazioni. Ad esempio, cita la nostra fonte, “i tanto esaltati meter sotto forma di rilevatori e comparatori di onde sonore non sarebbero in grado di rilevare l’ascolto in cuffia, tra le modalità di più diffuse di fruizione dei contenuti audio outdoor”.
Nuvole all’orizzonte
Cosa succederà ora? Difficile dirlo, anche se sembra abbastanza improbabile che il giudice eventualmente adito possa ordinare la sospensione della pubblicazione dell’intera indagine prima dell’adozione di correttivi (anche perché sarebbe impossibile farlo), ritenendo sufficiente l’accoglimento della richiesta di RAI di oscurare i propri dati.
Ma così non si può andare avanti
Quel che è certo, però, è che così non si può andare avanti. Ergo, volendo, nell’interesse del settore, escludere un’implosione di TER, le soluzioni solo solo due: un accordo in extremis per l’adozione di una forma di meter in abbinamento al metodo CATI come richiesto da RAI; oppure l’avvio di un’indagine parallela.
Scenari
Fino a qualche settimana fa consideravamo improbabile la seconda. Ora, invece, ci pare quasi scontata. (M.R. per NL)