Sondaggio TS 2024 (l’edizione di quest’anno di Techsurvey, il sondaggio di Jacobs Media sulle tendenze del mercato audio ed in particolare di quello radiofonico): gli ascoltatori provano disagio verso l’eventualità che l’Intelligenza Artificiale possa sostituire le personalità radiofoniche, ma sono moderatamente indifferenti al suo impiego per la realizzazione di messaggi pubblicitari e station ID.
Sintesi
Continuiamo ad occuparci dell’impatto dell’Intelligenza Artificiale sugli aspetti contenutistici di radio e televisioni.
E lo facciamo attingendo nuovamente alla rilevazione Techsurvey 2024 (TS 2024) della società di consulenza strategica americana Jacobs Media, che nell’ultima edizione ha esaminato l’ascesa dell’Intelligenza Artificiale nell’ambito di content production radio-tv.
Dati coerenti
Coerentemente con altri indicatori di cui recentemente ci siamo occupati, i risultati sul tema di TS 2024 indicano una certa sopravvalutazione dell’impatto della I.A. nella fase iniziale della sua introduzione in ambito radio-tv, quantomeno relativamente alla sintesi vocale (estremamente diverso, come vedremo, è il supporto in ambiti emotivamente meno rilevanti).
TS 2024
Il sondaggio TS 2024 si fonda sui dati relativi a 500 stazioni radio partecipanti, con 31.000 interviste raccolte tra il 9 gennaio e il 9 febbraio sui mercati Nielsen.
Generazioni più predisposte
Del campione analizzato, un intervistato su dieci ha affermato di utilizzare l’intelligenza artificiale su base settimanale, per lavoro, scuola o uso personale. Si ritiene abbastanza scontato che la Gen Z e i Millennials siano i maggiori utilizzatori, con circa il 15% degli intervistati in quelle fasce di età che dichiarano di utilizzare l’intelligenza artificiale settimanalmente.
Disagio crescente
Tuttavia, sebbene gli ascoltatori più giovani tendano a utilizzare l’intelligenza artificiale in maniera maggiore rispetto agli ascoltatori in età più avanzata, i risultati di TS 2024 indicano un crescente disagio tra tutte le fasce demografiche riguardo alla velocità con cui l’I.A. sta avanzando.
Allarmismo
In media, ben il 71% degli intervistati ha affermato che il ritmo con cui l’intelligenza artificiale sta progredendo è “molto” o “abbastanza” allarmante.
L’I.A. influenzerà le elezioni USA?
Inoltre, il 51% degli intervistati di Techsurvey 2024 ha affermato di essere “molto preoccupato” per la possibilità che l’intelligenza artificiale possa influenzare le prossime elezioni (un ulteriore 32% ha dichiarato di essere “un po’ preoccupato”).
La domanda principale
Tuttavia, per quanto riguarda gli aspetti attinenti ai contenuti radiofonici, il timore maggiore per gli ascoltatori radiofonici è “se la tecnologia I.A. verrà utilizzata o meno al posto dei conduttori umani”.
Il 79% del campione non desidera la sostituzione degli umani in onda
A riguardo, il 79% degli intervistati ha manifestato “grande preoccupazione” sull’eventualità che la propria stazione preferita utilizzi la tecnologia vocale prodotta dalla I.A. per sostituire le personalità radiofoniche nelle conduzioni live.
Indifferenza per l’impiego nella produzione di spot e station ID
Viceversa, solo il 39% ha espresso disagio verso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la lettura degli spot pubblicitari; e solo il 30% si è dichiarato contrario all’utilizzo dell’I.A. per gli station ID.
Il seminario di Smith Geiger
Dicevamo in apertura che i dati di TS 2024 sono coerenti con altri indicatori, in particolare con quelli esposti in un interessante seminario di Andrew Finlayson, EVP Digital Strategies AI di Smith Geiger Group, “collaborative community of inquisitive thinkers”, che attraverso “approfondimenti quantitativi e qualitativi e consulenza strategica”, crea “audience, marchi e ricavi” per la propria clientela, ha fatto il punto sul futuro della radiofonia al cospetto dell’era dell’intelligenza artificiale generativa.
Personalities
Nel suo intervento, l’esponente di Smith Geiger Group ha evidenziato che il principale strumento di bilanciamento, nell’inevitabile ingerenza che l’ecosistema di produzione dei contenuti audio/video/testuali subirà da parte dell’intelligenza artificiale, è determinato dall’impiego delle “personalities“. Ma ad alcune condizioni.
Cruciani
Il caso da manuale, in Italia, è Giuseppe Cruciani, che non è tanto conosciuto come “un conduttore di Radio 24”, ma come il deus ex machina de La Zanzara (il suo programma), come se quest’ultima fosse un contenuto a sé, indipendente dal suo contenitore. In altri termini, non è “Cruciani, quello di Radio 24”, ma “Radio 24, quella di Cruciani”.
Conduttore e radio personality
E qui entriamo subito nel merito della questione.
Un conduttore radiofonico la cui personalità non emerge nel flusso radiofonico normalizzato di una stazione non è, evidentemente, una radio personality, ma un componente sostanzialmente indistinto di un palinsesto lineare.
Elemento aggredibile dalla IA
E, come tale, un elemento debole, più o meno facilmente sostituibile nel medio termine da una sintesi vocale di IA generativa applicata alla radiofonia (che, nel giro di un anno, ha già raggiunto livelli notevoli di affinamento).
Radio alimentata a personalità
Per questo Finlayson ha spiegato, nella sessione formativa del 29/02/2024, che “La radio è alimentata dalle personalità“, esponendo i dati di un sondaggio condotto da Smith Geiger Group.
Le quattro caratteristiche secondo il sondaggio Smith Geiger Group
L’analisi, relativa alle personalities delle radio country USA, ha mostrato come gli ascoltatori, con un ampio margine, abbiano preferito conduttori dotati di forte personalità, contraddistinte dalla presenza, contemporanea, di quattro caratteristiche.
Personalità autentica anche se non raffinata
La prima caratteristica che una personalità radiofonica deve avere, secondo il sondaggio di Smith Geiger Group, è l’autenticità, anche se non munita di raffinatezza. E sul punto, anche se il target è differente, il pensiero non può che correre proprio allo stile particolare di Giuseppe Cruciani.
Engagement e stile
Il secondo elemento è la capacità di coinvolgimento del pubblico sulle “stories” trattate (così come sulla musica, del resto) con competenze singolari nella prosa e nel tono, in particolare nell’abilità di porre in rilievo accorgimenti stilistici (“innalzamento del tono della voce, collocazione e pronunce di elementi della frase, ecc.“), “che ne sottolineano l’unicità” e che, allo stato, sono gli elementi più difficilmente replicabili da una IA generativa.
Everyman
La terza caratteristica apprezzata dal pubblico raggiunto dall’indagine di Smith Geiger Group è l’approccio casual “everyman”, cioè la trasmissione di empatia, altro elemento di difficile replicazione da parte di una IA, che, per sua natura, difficilmente avrà – quantomeno ancora per diverso tempo – la capacità di comprendere o sentire ciò che un’altra persona sta vivendo (in altri termini, la tendenza a “mettersi nei panni di un altro”).
Astrazione: la più difficile per gli umani, la più facile per l’IA
Il quarto ed ultimo punto, che, viceversa, è il più difficile per un essere umano ed il più facile per una IA generativa, è la capacità di astrazione. Il pubblico indagato dal sondaggio di Smith Geiger Group ha mostrato di apprezzare “Personalità che non parlano mai dei loro valori o della politica”, cioè che riescono a mostrare un elevato grado di astrazione dagli argomenti trattati, pur riuscendo a creare engagement sui temi esposti.
Calcolatore
Proprio perché il pensiero astratto è “la capacità di cogliere l’essenziale e le caratteristiche comuni”, è evidente la maggiore capacità di un sistema di IA di portare alla mente i diversi aspetti di una situazione, prevedere e pianificare il futuro, pensare in modo simbolico e trarre conclusioni.
Le personalities hanno un vantaggio sulla IA: sono reali
“Ma, al di là della capacità della IA generativa di astrarsi, le personalities radiofoniche hanno una marcia in più: gli influencer di maggior successo sono loro stessi. Perché reali“, ha detto Finlayson.
L’occasione giusta
“In un mondo che strariperà di contenuti creati dall’Intelligenza Artificiale, questa è la nostra opportunità. E’ la nostra occasione per entrare in contatto con il pubblico”.
I dati del sondaggio Smith Geiger Group
Entrando nel merito dei dati rilevati, una percentuale considerevole del pubblico analizzato dall’indagine di Smith Geiger Group si è opposto al concetto di “voci” dell’IA.
Il 47% contrario alle voci artificiali
Addirittura il 47% del campione ha affermato di “odiare l’idea di una IA generativa in ambito radiofonico” o comunque di “non apprezzarla“.
Il difficile è distinguere le voci sintetiche da quelle umane uniformate
Anche se il problema è riuscire a distinguere quelle sintetiche da quelle umane non dotate delle quattro caratteristiche citate.
Petizione di principio
In sostanza, il rifiuto verso una conduzione radiofonica da parte di voci artificiali in sé appare una petizione di principio. Un pregiudizio, in definitiva, che va “riempito con la capacità di un conduttore di dimostrare capacità concrete di differenziazione”.
Battaglia IA vs personalities sarà comunque dura
“Se, quindi, l’idea di utilizzare le voci dell’Intelligenza Artificiale va contro la preferenza degli intervistati per l’autenticità delle proprie personalities, la battaglia sarà dura”, considerati i passi da gigante che l’IA generativa sta compiendo, ha concluso Finlayson.
Umani al loro posto
Ma conferme alle conclusioni di TS 2024 arrivano anche dall’Italia: “Se la I.A. si è rapidamente consolidata come sostituito delle ricerche su Google, per effettuare elaborazioni testuali (riassunti, revisioni, estensioni, approfondimenti, ecc.) o per la creazione di immagini inedite a corredo di articoli e post sui social, l’idea di sostituire i conduttori umani con prodotti di sintesi vocale, al momento, non pare essersi particolarmente radicata in Europa”, commenta Massimo Rinaldi, ingegnere di Consultmedia, advisor particolarmente impegnato nello studio di applicazione I.A. applicate al mondo mediatico.
Specchietto
“Ad essere sinceri, anche negli USA, dove l’idea di clonare le voci umane per la conduzione sintetica aveva ricevuto maggior enfasi, le iniziative non sono concretamente andate oltre lo sfruttamento a fini comunicativi; sostanzialmente, per creare attenzione e quindi pubblicità gratuita”, puntualizza Rinaldi.
Futuri Media corregge il tiro
Tanto è vero che Futuri Media, la società americana più impegnata nel processo di creazione di voci sintetiche ad uso radiofonico, ha corretto il tiro.
Dalla clonazione alla co-conduzione
E lo ha fatto passando dall’offerta di clonazione delle personalità radiofoniche (col progetto RadioGPT, rinominato recentemente AudioAI per aprire ad un mondo sonoro più vasto), a quella della co-conduzione artificiale.
Interazione umana-artificiale in real time
La nuova offerta di Futuri Media, denominata CoHostAI, si basa sull’interazione in real-time tra ospiti umani e personalità artificiali durante le trasmissioni.
User experience I.A.
Un utilizzo che consente agli umani di “impegnarsi in conversazioni naturali e dinamiche con controparti AI, offrendo un’user experience accattivante e coinvolgente per gli ascoltatori”.
CallerAI
Un altro prodotto, appellato CallerIA, permette invece “agli ascoltatori di chiamare e parlare direttamente con l’intelligenza artificiale radiofonica. Le stazioni in questo caso possono registrare le conversazioni con il permesso degli ascoltatori ed usarle in onda”, spiegano da Futuri Media.
Nuove forme di engagement
Il prodotto aprirebbe, secondo gli editori, a “nuove possibilità di coinvolgimento del pubblico, creando contenuti in onda ed user experience uniche“.
Nuove opportunità
Questa tecnologia, sempre secondo Futuri Media, faciliterebbe “l’interazione diretta tra intelligenza artificiale e ascoltatori, favorendo conversazioni significative con personalità I.A., allargando l’attività editoriale a nuove opportunità per live show ma anche per podcast, promuovendo connessioni più profonde tra le stazioni e il loro pubblico.
Campo largo
E così arricchendo l’offerta ampliando le strade della partecipazione del pubblico”.
Domani, ma oggi?
Si tratta, tuttavia, di visioni prospettiche mentre il nostro interesse è l’attualità, come detto in apertura.
Sintesi della sintesi vocale
“Dal punto di vista contenutistico ci pare che il maggior sfruttamento delle voci sintetiche, allo stato, sia quello per jingles, stations ID e breaks. E ciò tanto più che gli attuali cataloghi di sintesi vocale professionali sono in lingua inglese, mentre l’offerta di quelle in italiano è molto limitata“, interviene Patrizia Cavallin, consulente editoriale di Consultmedia.
L’umano costa meno
“Del resto, almeno per ora ed al di là di ogni considerazione di stampo etico, addestrare una I.A. alla conduzione comporta tempo ed investimenti che non la rendono competitiva con il lavoro umano. Anche se risulta comunque che diverse emittenti nazionali italiane stiano conducendo dei test a riguardo“, continua Patrizia Cavallin.
L’imprevedibilità umana è garanzia di superiorità sulle voci sintetiche
“E’ evidente che all’onniscienza della I.A. fanno da contraltare (per ora e probabilmente ancora per lungo tempo) la sua prevedibilità e la sua incapacità di uscire dagli schemi che, alla lunga, la possono rendere noiosa.
Quel che può fare l’I.A. generativa…
Finché si tratta di annunciare brani, leggere notizie e curiosità, l’I.A. può essere un surrogato in prospettiva vantaggioso per un’azienda radiofonica; ma se l’obiettivo è l’engagement, la creatività e l’imprevedibilità, l’estro umano rimane irraggiungibile.
… e quelli che sono i suoi limiti
Non va dimenticato che ci sono ancora importanti limiti della I.A. generativa.
Autenticità, engagement, approccio, astrazione
Limiti che si concretano essenzialmente nell’incapacità di garantire alcuni plusvalori della conduzione umana: l’autenticità (anche senza raffinatezza), l’engagement con stile personale, l’approccio “everyman”, la capacità di astrazione.
Il paradosso
Ed è qui che i conduttori umani possono trarre, paradossalmente, spunti evolutivi per mantenere la supremazia sulla I.A.”, conclude la content consultant.
Humus per l‘I.A. in radio
Tuttavia esiste un ambiente radiofonico dove, in maniera meno evidente, ma più efficace, l’intelligenza artificiale sta facendo il suo ingresso: quello dell’analisi dell’ascolto e delle scelte di programmazione.
Workflow operativo
Gli editori più lungimiranti si stanno convincendo a “dotarsi di piattaforma di gestione del workflow operativo di tutta la filiera di creazione e della giornata lavorativa di una radio”, interviene Roberto Bellotti, di BVMedia, tra i principali distributori italiani di prodotti e servizi per la produzione di contenuti radiofonici (hardware e software).
Filiera coinvolta
“Esistono piattaforme molto interessanti che, attraverso il coinvolgimento di tutte le risorse umane, anche esterne, permettono di concorrere al prodotto finale.
A.I. integration
E possono farlo tenendo conto di tutti gli eventi coinvolti, programmandoli anche in anticipo, controllandoli e rendendoli disponibili ai propri collaboratori.
Confacente
In quest’ottica, l’integrazione della I.A. appare confacente”, continua Bellotti.
Aircheck
“La I.A. appare utile anche per ripristinare la cultura dell’aircheck analizzando cosa si è mandato in onda (musica e contenuti). E non solo per verificare come lo abbiamo fatto noi, ma come lo hanno fatto le altre emittenti.
Conoscere la concorrenza…
Bisogna conoscere e comparare i competitor.
… e i suoi clienti
Anche sotto il profilo degli investitori pubblicitari altrui, che possono diventare nostri.
Workflow ed analisi della concorrenza
Direi che gestione del workflow e l’analisi della concorrenza sono certamente due elementi fondamentali sui quali investire attraverso la I.A.”, conclude Bellotti.
Ingresso dal retro
In conclusione, per rispondere alla domanda iniziale, possiamo dire che l‘I.A. ha fatto sì ingresso nel mondo radiofonico, ma dalla porta sul retro, in maniera meno evidente.
L’I.A. c’è
Ma, comunque, nella casa c’è. E dobbiamo imparare a conoscerla e a conviverci. (E.G. per NL)