Radio e Tv. Termina l’era del segnale più forte: quali le conseguenze e le cautele da adottare?

segnale più forte, del brand

Con la progressiva uniformazione della distribuzione dei contenuti attraverso le piattaforme digitali (IP, DAB, DTT, sat), sta terminando il dominio del segnale più forte che ha contraddistinto la radiodiffusione analogica italiana almeno dagli esordi di quella privata.
La competizione tra emittenti (il cui numero sta aumentando per la natura stessa delle piattaforme digitali che garantiscono più spazio rispetto a quelle analogiche) si sta pertanto gradualmente spostando verso il contenuto ed il marchio identificativo.

Segnale più forte

È, infatti, di intuitiva evidenza che fuori dai casi di brand molto noti che vengono specificatamente ricercati dagli utenti negli elenchi sottoposti dalle piattaforme, il primo discriminatore è il miglior posizionamento nel catalogo, seguito dall’identificativo che, tanto più sarà rappresentativo del contenuto (cd. regola “Nomen omen ”), tante più possibilità avrà di fermare l’utente interessato (a quel contenuto) nel corso della scansione.

Radiodiffusione sonora e televisiva differenti

“Per quanto riguarda la radiodiffusione digitale terrestre, il problema è molto più grave nell’ambito di quella sonora che in quella televisiva.

LCN ed assenza di numerazione

Nella seconda (radiodiffusione televisiva, appunto), infatti, soccorre il logical channel numbering (LCN), importante facilitatore nel processo di selezione”, spiega Alessio Negretti, giurista di Consultmedia, esperto di proprietà intellettuale.

Smart

Tuttavia, l’aumento imponente della fruizione dei contenuti televisivi via IP attraverso smart tv e comunque device connessi, che presuppongono logiche di somministrazione dei contenuti differenti (cioè senza liste LCN univoche), sta rendendo complessa l’individuazione generica di contenuti audio/video.

Automotive

Per quanto attiene alla radiodiffusione sonora in tecnica digitale, è noto che le automobili vendute dopo il 1° gennaio 2021 devono essere obbligatoriamente dotate di un ricevitore DAB+.

Comportamento delle nuove autoradio

Nella maggior parte dei casi esaminati, i sistemi integrati nelle automobili dalle case produttrici prediligono la radiodiffusione digitale e quindi sottopongono elenchi dove vengono elencate per prime le stazioni DAB+.

Basta superare la soglia per entrare

Il tutto con una sostanziale indifferenza verso il segnale più forte (è sufficiente che il bouquet DAB+ superi una certa soglia per essere discriminato).

Logica alfanumerica

“La logica di sottoposizione all’utente è alfanumerica, con partenza dai numeri (0, 1, 2, ecc.) seguita dalle lettere.

Diamo i numeri

Quindi un’emittente che si chiama, per esempio, “100 Stereo” sarà posta in elenco in posizione più alta (quindi prima) rispetto alla stazione “102 Classic”, che precederà comunque “Alfa Channel” e, a maggior ragione, tutte quelle che contengano il termine “Radio” nel proprio nome”, interviene Massimo Rinaldi, ingegnere di Consultmedia.

Caratteri speciali

“Per aggirare il problema, molte emittenti hanno deciso di far precedere alla propria denominazione un carattere speciale (*, #, ‘, ecc.) che, per la logica alfanumerica suddetta, le pone all’inizio dell’elenco”, continua Rinaldi.

Dura minga

Si tratta, tuttavia, di un artifizio che probabilmente presto sarà oggetto di provvedimenti inibitori degli organi di controllo (Ministero delle Imprese e del made in Italy, Agcom, Agcm) in quanto evidentemente contrastante, quantomeno, con l’obbligo di preservare la denominazione autorizzata e di non attuare pratiche commerciali scorrette.

Omnicanalità

“E’ quindi intuitiva la necessità di adottare strategie per adeguare il proprio identificativo alle regole indotte dalla cosiddetta “omnicanalità”.

Approccio olistico

In altri termini, l’approccio olistico di un brand verso ogni touchpoint dell’utente su tutti i canali“, sottolinea Gloria Siri, giurista esperta di diritto industriale.

Prodotto complessivo

“In ogni caso, è evidente che, in un contesto siffatto, assume la massima importanza la tutela del proprio prodotto, cioè il marchio ed il contenuto (format, singoli programmi, ecc.)”, continua Siri.

1°: tutelare il proprio marchio

“Per prima cosa, pertanto, si dovrà avere cura di registrare i propri marchi (tenendo a mente la durata decennale decorrente dalla data di deposito della domanda di registrazione).

Protezione rafforzata

E ciò anche per usufruire di una protezione rafforzata rispetto a quella genericamente offerta dal marchio di fatto, unitamente ai domini internet ad esso riferibili”, riprende la parola Negretti.

2°: definire il format

Più complessa, invece, la tutela delle componenti del prodotto radiotelevisivo nel suo complesso (cd. format).

D.O.R.

A riguardo, è opportuno informare in merito alla possibilità di depositare opere radiotelevisive al fine di tutelare i diritti d’autore da esse derivanti e, eventualmente, ricevere compensi per la loro utilizzazione da parte di terzi”, continua Negretti.

Contenziosi

“Tale opportunità risulta di stretta attualità, sia in considerazione dell’ampio numero di contenziosi in relazione alla paternità di opere diffuse sui media radiofonici e televisivi, sia per l’ingresso nel mercato di nuove emittenti…

Occhio agli scippatori

…che potrebbero sfruttare format o programmi già diffusi ma non depositati”, sottolinea per parte propria la dr.ssa Siri. (segue per abbonati NL/SIT). (E.G. per NL)

 

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