Radio e tv locali. Le emittenti protestano: attesa insostenibile per le misure di sostegno

antenna20Milano20Via20Silva1 - Radio e tv locali. Le emittenti protestano: attesa insostenibile per le misure di sostegno
I ritardi nell’erogazione delle misure di sostegno per le TV locali si accumulano come quelli di convogli nell’eventualità di un guasto ferroviario.
Il “guasto”, in questo caso, è un vuoto normativo virtuale: per procedere all’emanazione del bando per l’erogazione dei contributi il Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) temporeggia nell’attesa dell’emanazione del nuovo regolamento, che sostituisca quello vigente e includa le previsioni della legge di stabilità circa il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione e l’extra-gettito Rai; il provvedimento, però, ad oltre un anno dall’entrata in vigore della citata legge, non è stato ancora esaminato dal Consiglio dei Ministri. Benché sia iniziato oltre nove mesi fa, l’iter procedimentale è ancora alla prima fase di acquisizione dello schema di regolamento in concerto tra il Mise e il Ministero di Economia e Finanza e deve ancora passare per le fasi di esame preliminare del Consiglio dei Ministri, dei pareri delle Commissioni parlamentari e del Consiglio di Stato, dell’approvazione definitiva da parte del Governo e poi dell’emanazione con D.P.R. e pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. La strada è lunga e le emittenti televisive locali ormai disperano di ricevere i contributi entro il 2018, eventualità che appare improbabile pure in caso di un’assegnazione basata sulla normativa ancora vigente (legge 448/98). Questa alternativa, tra l’altro, è la meno auspicabile per le emittenti perché, oltre a non accorciare i tempi, probabilmente avrebbe l’effetto di escludere la quota del c.d. extra-gettito Rai, che per le tv locali è dell’85% dei 50 milioni di euro stanziati, cui si sommano quelli del Fondo previsto dalla legge di stabilità. Sebbene il Sottosegretario del Mise
Giacomelli rassicuri riguardo l’impegno nel procedere all’emanazione del regolamento attuativo, non mancano rimostranze da parte di sindacati e associazioni per far presente la situazione di grave incertezza causata dai ritardi, che non coinvolgono solo i contributi del 2016: le emittenti sono infatti ancora in attesa di quelli per il 2015, posticipati a causa di un contenzioso sollevato presso il Tar Molise da un’emittente – e non per colpa della politica, tiene a sottolineare Giacomelli – che contestava la graduatoria del Corecom, essenziale, assieme a quelle delle altre regioni, per l’emanazione del bando da parte del Mise. Tempistiche meno incerte, ma comunque molto dilazionate, per i contributi alle radio locali: quelli relativi all’anno 2015 verranno presumibilmente liquidati entro fine anno, considerato che la Dgscerp del Mise stima di concludere la fase istruttoria per la redazione delle graduatorie prima dell’estate; per quelli del 2016 sono state presentate regolarmente le domande entro il 31 ottobre dello scorso anno, ma anche in questo caso permane il dubbio se la normativa applicabile sia quella dell’attuale decreto ministeriale n225/2002 o se debba attendersi la nova regolamentazione. Lungaggini e incertezze fanno insorgere preoccupazioni per la sostenibilità dell’attività delle emittenti radiotelevisive, riassunte da Raffaele Lorusso, Segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) in un suo intervento: “Non è più tollerabile il ritardo con cui il ministero dello Sviluppo economico sta mettendo a punto i regolamenti che riguardano l’emittenza radiotelevisiva locale. Questa situazione, unita alla mancanza di certezze sui tempi di erogazione dei contributi pubblici relativi agli anni passati, genera grande incertezza e mette a rischio la sopravvivenza di numerose emittenti locali, oltre che numerosi posti di lavoro”. Lorusso indica il riconoscimento dei contributi dovuti “nei modi e nelle forme previste dalla legge [e] in tempi certi e definiti” come la condizione essenziale per superare la fase di crisi del settore e “guardare con fiducia al futuro riprendendo a investire nello sviluppo e nell’occupazione”, come si vorrebbe. (V.D. per NL)

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