Approvato in via preliminare lo schema di regolamento per l’erogazione delle misure di sostegno a radio e tv locali, è possibile svolgere un’analisi comparativa con la precedente disciplina per cogliere gli aspetti – e sono molti – di novità che coinvolgono direttamente le emittenti.
Il nuovo regolamento individua come unica amministrazione responsabile del procedimento il Ministero dello sviluppo economico (Mise) eliminando il ruolo che, secondo la precedente disciplina, avevano la Presidenza del Consiglio e i Co.re.com.: l’accesso ai contributi, infatti, non passerà più per la preventiva ammissione alle provvidenze all’editoria e la presentazione della domanda non avverrà più secondo i bacini di utenza dell’emittente (quello della sede operativa e quelli in cui l’utenza raggiunta dall’emittente sia almeno il 70% della popolazione del territorio di riferimento).
In un’ottica di semplificazione procedurale e sostanziale, quindi, la graduatoria per la concessione dei contributi sarà unica a livello nazionale e si potrà fare domanda una singola domanda per ogni regione nella quale l’emittente opera e per ogni marchio o palinsesto per cui si richiede il contributo. La semplificazione passa per l’informatizzazione: la domanda dovrà essere proposta in via telematica e le valutazioni e la graduatoria finale verranno pubblicate sul sito web del Mise. La vera novità rispetto alla disciplina precedente è lo “sbarramento all’ingresso”: il dpr prevede infatti nuovi requisiti necessari alla presentazione della domanda, con l’intento di evitare quella distribuzione “a pioggia” che in passato ha parcellizzato eccessivamente le misure di sostegno rendendole meno efficaci. Come approfondito nell’articolo dedicato alla disamina del dpr le emittenti tv locali che desiderano fare richiesta devono aderire a Codici di autoregolamentazione su televendite e sulla tutela dei minori, devono dimostrare di non trasmettere televendite nelle fasce orarie diurne e serali e di avere in programmazione almeno due edizioni di telegiornale e, soprattutto, devono impiegare un numero di “dipendenti, compresi i giornalisti, effettivamente applicati all’attività di fornitore di servizi media audiovisivi, a tempo indeterminato e determinato rapportato alla numerosità della popolazione relativa al territorio in cui trasmettono”(art. 4 dpr). Per le radio sussiste il solo requisito del personale dipendente a tempo determinato o indeterminato che deve consistere in almeno due persone ed almeno un giornalista. Quanto descritto è corroborato dalla disposizione relativa ai criteri di assegnazione del punteggio: numero medio dei dipendenti e dei giornalisti applicati all’attività di FMSA, indici di ascolto Auditel (per le tv) o totale dei ricavi pubblicitari (per le radio) e totale dei costi sostenuti per spese in tecnologie innovative (da documentare con fatture quietanzate da professionisti o esperti contabili). Resta invece invariato il riparto dei contributi tra televisioni e radio locali: i 36,4 milioni stanziati nel 2015 erano stati erogati all’85% in favore delle emittenti tv, mentre nella misura del 15% per le radio; la stessa percentuale di riparto è prevista nel regolamento il cui iter di approvazione è in atto. La sussistenza di requisiti di ammissibilità delle domande e criteri di assegnazione dei contributi, eliminata l’intermediazione del Co.re.com, è ora affidata alle dichiarazioni degli emittenti. Per questo motivo, in caso di dichiarazioni mendaci la normativa prevede la revoca del contributo, con la restituzione integrale del medesimo qualora già erogato.
Secondo i dati divulgati da Confindustria, i due piani gestionali di pagamento dei contributi per il 2015 (che distribuiranno 36,4 mln di euro) confermano il trend decrescente dei fondi stanziati dopo il picco del 2008 (161,8 mln di euro) e del numero delle emittenti commerciali beneficiarie (da 398 nel 2011 a 334 nel 2015) a fronte delle emittenti comunitarie rimaste costanti negli ultimi cinque anni. La distribuzione geografica delle misure di sostegno nei 17 anni di applicazione del DM 292/2004 privilegia i bacini di Veneto, Puglia e Lombardia che, assieme a Sicilia e Campania, raccoglievano ben il 60% dei contributi per le emittenti tv locali. Con l’entrata in vigore della nuova disciplina, si attende un cambiamento della situazione per l’effetto della graduatoria su base nazionale e i criteri di assegnazione auspicabilmente più meritocratici. Questi ultimi, in particolare, dovrebbero servire a garantire un supporto economico maggiore per quelle emittenti, sia radio che tv, che effettivamente offrono servizi di informazione affidandosi a professionisti qualificati. (V.D. per NL)