Si va verso la conferma dello scenario più catastrofico per il comparto televisivo locale con il disegno di legge di Bilancio 2019 in discussione al Senato (DDL AS981).
Oltre alla progressiva riduzione dei contributi editoriali (oggetto di un vero e proprio programma del Movimento 5 Stelle), di cui diremmo meglio innanzi, il vero problema che gli operatori televisivi dovranno affrontare è quello relativo al nodo frequenziale DTT: gli emendamenti proposti al DDL prevedono infatti soluzioni tutte penalizzanti per la tv terrestre ed in particolare per le tv locali.
Nel merito, premessa la ormai considerata inevitabile abrogazione della riserva di 1/3 delle risorse frequenziali alle tv locali (sollecitata dai player nazionali, ma anche dalla stessa Agcom che, nell’indifferenza totale degli interessati, l’aveva giudicata nell’estate scorsa anacronistica), un emendamento alla legge di Bilancio 2019 con più probabilità di approvazione prevede la destinazione di due dei quattro canali inizialmente previsti (dalla legge di Bilancio 2018 e dalla conseguente Delibera 290/18/CONS dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) agli operatori nazionali attraverso una controversa – in quanto contestata dagli stessi destinatari – gara a titolo oneroso senza rilanci.
Soluzione, questa, ulteriormente aggravata dal fatto che uno dei due canali riservati alle locali sarebbe parzialmente condiviso con la RAI per la gestione dei mux regionali sulle aree di confine; mux che, pure, non avranno più il vincolo di trasporto per i 4/5 di contenuti di FSMA locali (ipotesi che, a suo tempo, aveva anticipato questo periodico).
Un emendamento meno disastroso per il comparto locale alla legge di Bilancio 2019 prevederebbe invece due mux operanti su risorse radioelettriche qualitativamente pari a quelle nazionali ed un ulteriore mux su ritagli frequenziali (necessariamente VHF, con ricadute negative sullo sviluppo della radiodiffusione sonora digitale in DAB+) da destinare a FSMA con interessi su bacini minori.
Tornando sul tema dei contributi, il testo del disegno di legge di Bilancio 2019 approvato alla Camera statuisce che l’extragettito del canone Rai finanzi anche per il periodo successivo al corrente esercizio il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione (ex L. 198/2016), con un tetto di 125 mln annui ripartiti editoria della carta stampata e radio e tv locali, cui il DPR 146/2017 aveva assegnato 62,5 mln lordi, considerata la detrazione della quota degli investimenti pubblicitari incrementali (12,5 mln per il 2018).
Insomma, comunque la si giri, pare ormai evidente che le emittenti locali usciranno da questo nuovo girone infernale con le ossa rotta. (E.G. per NL)