Radio e TV. Infrastruttura italiana ancora inadeguata per migrazione massiccia all’IP. Ma Colao è al lavoro e occorre prepararsi. Subito

migrazione

Continua la nostra indagine sulla rete e la sua effettiva capacità di assorbire la migrazione della massa enorme  di utenti che, progressivamente, in un prossimo futuro passeranno ad essa da FM, DAB+ e DTT.
Nell’articolo precedente abbiamo visto come nel Regno Unito per affrontare la sfida la BBC abbia deciso di dotarsi di una CDN di proprietà. Così traslando nel mondo della rete il concetto di integrazione verticale tipico del modello classico basato su trasmettitori e antenne. In Italia ciò è possibile? Quale è lo stato dell’arte della fruizione radio in streaming?

La migrazione di Triolo

Approfondiamo oggi la situazione italiana con Francesco Triolo, fondatore e anima di Meway. 

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Unicast o CDN?

(Newslinet) – Radio e TV Italiane usano oggi per la trasmissione in rete il classico modello unicast a server centralizzato o hanno già adottato le CDN?
(Francesco Triolo) – Credo che quello delle CDN sia un cammino obbligato che stanno tutti iniziando quantomeno a studiare, ma non mi spingerei a dire che sia effettivamente implementato. Si tratta comunque di un percorso lento: devi tenere presente che quando usi una CDN non puoi essere flessibile su alcuni tipi di servizi; il tutto funziona, ma con alcune limitazioni.  

Migrazione a IP: Italia fanalino di coda

(NL) – Quindi siamo ancora allo streaming classico. La situazione non sta creando colli di bottiglia, intasamenti di rete o errori lato ricezione?
(F.T.) – Mah, direi di no. Anzi, una CDN oggi probabilmente proprio non servirebbe, tranne forse per pochissimi casi. Tieni presente che i numeri che abbiamo in Italia sono ancora trascurabili. Rispetto ad altre nazioni sfiguriamo proprio.

Svedesi e bielorussi avanti a noi

Tramite Statcast sono nella posizione di poter monitorare molte stazioni. Ed i numeri di alcune di esse (svedesi e perfino  bielorusse) sono impressionanti. Noi ce li scordiamo proprio. 

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Una locale da 7000 connessioni contemporanee

(NL) – Puoi condividere con i lettori qualche dato numerico?
(F.T.) – Tutti i dati sono ovviamente coperti da riservatezza e devono essere gli editori stessi a comunicarteli. Potresti chiedere loro direttamente. Posso comunque farti l’esempio di un’importante stazione cittadina italiana, non una nazionale, ma neppure una piccola locale. Ecco, questa stazione  ha costantemente oltre 7.000 utenti veri collegati. Numeri da network, dovuti anche ad una politica di presidio della rete ottimale.
(NL) – Usano una CDN ?
(F.T.) – No: per questi numeri si può ancora usare tranquillamente un sistema tradizionale. Ma ci stanno guardando. 

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Un’evoluzione differenziata

(NL) – Come abbiamo scritto nell’articolo su BIDI, siamo in possesso di alcuni dati sfuggiti ad un particolare network nel 2018. Pensi che in questi anni ci sia stata un’evoluzione importante?
(F.T.) –  Nella mia esperienza – che è anche quella di provider – direi che le emittenti che hanno capito lo streaming, nel senso che hanno ragionato sia in una logica di segmentazione che in una internazionale, hanno effettivamente visto forti crescite. Molto forti.

Modello di streaming

Ma non certo quelle che vedono lo streaming come un altro modo di raggiungere gli stessi ascoltatori. Magari regalando la pubblicità online come fanno molti editori. 

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Parliamo di percentuali

(NL) – Vediamo se puoi darci un dato in percentuale: fatto 100 il numero di ascoltatori in un determinato momento per una stazione media, quanti sono quelli tramite IP?
(F.T.) – Noi lavoriamo su un’ipotesi del 10%, ma come professionista non posso sparare numeri a caso. Quindi prendila come mia stima personale, non la risposta di Meway. 

BOT

Lo scopo di Statcast è anche quello di monitorare questo dato, epurandolo ad esempio da fenomeni quali quello dei BOT (intesi come automi informatici). Ma è un cammino ancora lungo. Quindi, ripeto, dovresti provare a chiedere a qualche editore.  

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Arterie e vene

(NL) – Quando gli utenti avranno effettuato la migrazione a IP, la rete avrà dei punti critici ?
(F.T.) – Considera che il problema in Italia oggi non è tanto il backbone, le arterie, quanto l’ultimo miglio, le vene. In altre parole, abbiamo ancora troppe aree con una connessione broadband ridicola, dove mancano sia le fibre ottiche che connessioni 4G/5G efficaci. 

Quattro barrette

Esistono zone dove in 4G hai quattro barrette, ma non funziona nulla. Perché la cella è magari vicina, ma deve ripartire i suoi servizi tra troppi utenti e dunque non riesce a fornire un livello di servizio adeguato. In sostanza, non siamo ancora pronti per la migrazione.
 

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Italia Digitale 2026

(NL) –  Da quanto affermi il piano del Ministero per la transizione digitale è dunque chiave per il nostro settore.
(F.T.) – In effetti gli obiettivi dichiarati fanno ben sperare: ti riporto quanto si trova sul sito del Ministero: “L’ambizione dell’Italia è di raggiungere gli obiettivi europei di migrazione digitale in netto anticipo sui tempi, portando connessioni a 1 Gbps su tutto il territorio nazionale e contemporaneamente implementare una totale copertura in 5G entro il 2026”

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Segmentare e targettizzare

(NL) – La tua azienda è da anni attiva nel settore streaming. Quali sono le tecnologie che vi contraddistinguono?
(F.T.) – Ne voglio citare due. La prima si chiama Pinradio. E’ una delle risposte alla domanda che dovrebbero farci le radio che vogliono avere una presenza seria sul web: “Come posso segmentare e ‘targettizzare’ i miei ascoltatori con la stessa efficacia di una campagna Facebook?”. 

Pinradio for Proximity marketing

Ecco, questo è Pinradio. Lo chiamiamo Proximity marketing: la possibilità di inviare contenuti – tra cui ovviamente l’advertising – in base alla geolocalizzazione di chi ascolta e di farlo con una granularità finora offerta solo dai Google o Facebook.  

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Splitting 2.0

In una sola area di splittaggio FM possiamo creare centinaia di micro-aree, aprendo mercati pubblicitari nuovi, precedentemente irraggiungibili dalle radio. Anche le concessionarie pubblicitarie potranno beneficiarne. 

CDN e Scalabilità 

E poi la scalabilità. Tu hai citato la CDN proprietaria di BBC. Per i nostri clienti, radio ma anche organizzatori di eventi che necessitano di SLA importanti e scalabilità sostanzialmente illuminata, abbiamo installato una nostra rete di server interconnessi.

SDK

C’è di più. Annunceremo a breve un SDK (e un player) in grado di “switchare” tra i vari server in base proprio a considerazioni di traffico di rete. Come vedi, non siamo tanto distanti dalla soluzione BIDI di cui avete scritto qualche giorno fa. 

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Reporting analitico quanto Facebook e Google

(NL) – Mi pare che attraverso Statcast hai il polso della situazione sullo streaming in Italia…
(F.T.) – L’obiettivo è quello, anche se alcuni provider non concedono ancora ai propri clienti un accesso diretto ai loro server/log. In ogni caso, a livello di singola stazione possiamo fornire dati con granularità a livello di minuto. Come dire fornire agli inserzionisti una statistica puntuale sul numero di ascoltatori che hanno effettivamente assorbito uno spot, una cosa inaudita (è proprio il caso di dirlo) nel mondo radiofonico. 

Get Ready

Granularità, conoscenza dell’ascoltatore e scalabilità grazie alle future CDN. La migrazione a IP porterà grandi vantaggi al settore radio tv. Lato advertising, chi pianifica campagne pubblicitarie – abituato a Facebook e Google – si aspetta già oggi questo livello di servizio, ma le radio FM potevano finora offrire solo campagne verso utenti indifferenziati con dati di ascolto vecchi di mesi e aggregati a livello di regione. Come potevano competere? (M.H.B. per NL) 

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