Mentre a livello europeo la Germania teme l’aspetto della recessione e a livello locale Ferrara sconta il terzo saldo più basso tra nascita e cessazione di imprese (480 le domande di iscrizione a fronte di 365 richieste di cancellazione nel secondo trimestre del 2019) nella Reno Valley c’è chi non conosce crisi.
A Poggio Renatico, Elenos, società che opera in tutto il mondo nella fornitura di apparati di trasmissione radio Fm ed alla quale abbiamo dedicato un pezzo (andato immediatamente in top-click) pochi giorni fa, si sta strutturando come gruppo per reggere l’urto dell’enorme crescita avuta quest’anno.
Quale urto? Parlano i numeri. Se fino a pochi anni fa, fino al 2015, l’azienda fondata a Ferrara da Leonardo Busi, aveva ancora un assetto ‘padronale’, pur essendo già uno dei punti di riferimento a livello mondiale del broadcasting con 7/8 milioni di fatturato l’anno, ora Elenos, dopo l’acquisizione a febbraio della Broadcast Electronics (BE), suo competitor in Illinois e quella di Itelco a Orvieto, vanta già un bilancio di oltre 30 milioni e punta a superare quota 40 di consolidato nel 2021.
Come è stato possibile questo piccolo miracolo economico in una delle zone meno servite della provincia ferrarese, per definizione la cenerentole dell’Emilia-Romagna? Per Paolo Zannoni, group general manager di Elenos, la risposta è semplice: “l’Italia sta morendo a livello imprenditoriale perché gli imprenditori preferiscono aspettare e vendere. Quello che fa la famiglia Busi, invece, è paradigmatico: guarda al futuro investendo in ricerca, reinvestendo i profitti per consolidare la propria posizione e arrivare prima della concorrenza”.
Più facile dirlo che farlo, anche se Gianluca Busi, responsabile marketing di Elenos Group, si lancia in un azzardo: “L’ambizione è essere il numero uno. Nei prossimi anni potremmo essere l’azienda italiana che diventa leader mondiale nel broadcasting di radio e tv. E non lo dico perché sono un sognatore. Diciamo che sono un sognatore con i piedi per terra: abbiamo i numeri e le possibilità per diventarlo”.
E se la crescita esponenziale di Itelco, acquisita nel gennaio del 2015 salvando azienda e dipendenti dal fallimento, è una rondine, allora la primavera è alle porte. “Itelco – spiega Zannoni – nei primi tre anni, dal 2016 al 2018, fatturava 3 milioni l’anno. Nel 2019, grazie a gare internazionali vinte, è salita a 8 e ha già in portafoglio 25 milioni di ordini”.
E le aspettative si colorano di ulteriore ottimismo, visto che “siamo pieni di ordini –aggiunge Busi -, abbiamo vinto cinque gare a livello mondiale e registriamo un crescendo del 60%”.
Il sogno allora non è poi tanto impossibile da realizzare: “nel 2015 – ricorda Zannoni – eravamo nel settore dietro ai primi 20 nel mondo. Oggi siamo quarti o terzi. Stiamo lavorando per metterci tutti alle spalle entro il 2021”.
“Insomma – conclude Busi -, nei prossimi anni potremmo essere l’azienda italiana che diventa leader mondiale nel broadcasting di radio e tv”. (E.G. per NL)