Se avete dei dubbi sul fatto che radio e televisione, sempre più sfumati nelle loro peculiarità, entreranno da Internet per uscire attraverso cellulari-smartphone e computer portatili, leggete quanto segue.
Allot Communications, società USA che offre prodotti e servizi per la gestione della banda, ha reso noto che l’uso della larghezza di banda mobile per il traffico dati è aumentato, a livello globale, del 72% nella seconda metà del 2009. Dato in sé poco rilevante, se non si considera che a spingere verso l’alto la crescita sono le connessioni per servizi audiovisivi e VoIP. In particolare, da luglio a dicembre dello scorso anno, il portale YouTube ha rappresentato il 10% della larghezza di banda complessivamente usata nel mondo, mentre Skype si è confermato leader indiscusso tra i servizi di telefonia via internet, arrivando al 77% della banda usata per il VoIP. Ma sopra tutto, domina l’incremento di Facebook: +180% nel secondo semestre del 2009. A livello geografico, la regione Asia Pacifico ha trainato la crescita, registrando un +86%; poco sotto la media mondiale la regione Emea (Europa, Medio Oriete e Africa), con un +70%; mentre nelle Americhe la crescita ha segnato il 59%. Dati che fanno presagire che la fruizione di contenuti web attraverso connessioni senza fili sarà il terreno su cui si confronteranno non solo i big della carta stampata, ma anche i content provider radiotelevisivi nei prossimi anni. Al punto che la più parte dei governi sta cercando di legiferare soprattutto nella direzione della fornitura dei contenuti, piuttosto che su quella della veicolazione degli stessi. Ma non è solo la presa di coscienza che il vettore universale dei contenuti sarà il web a rendere magmatico il settore mediatico. Ciò che sta alterando gli equilibri e falsando le previsioni è anche il fatto che i canoni rigidi che fino ad ora hanno separato radio, tv, stampa e cinema stanno sfumando. Come chiunque di noi può verificare ormai quotidianamente, la radio 2.0 propone contenuti video e testi; la tv nelle versione pay, pay per view e on demand è ormai sovrapposta al cinema (sia per qualità che per contenuti in senso stretto); la stampa guarda ormai al proprio futuro online interagendo con elementi audiovideo. Che tutto ciò stia a significare un futuro fatto da un supermedium fruibile attraverso vettori convergenti?