Mentre in Italia, al solito, stiamo accumulando ritardi sulla road-map per la liberazione della banda 700 MHz per il 5G ed il contestuale passaggio della televisione al T2, aggiungendo incertezze alle difficoltà implicite di un evento di tale portata, la Svizzera anticipa i tempi formando ed informando gli utenti sull’imminente abbandono delle trasmissioni terrestri dal giugno 2019 (evento di cui avevamo già dato conto a settembre).
Un’apposita pagina del sito Broadcast.ch ricorda infatti che la dismissione delle frequenze DTT è prevista tra poco più di sei mesi.
“Il 3 giugno 2019, la diffusione dei programmi televisivi SSR via antenna (DVB-T) sarà abbandonata – spiega la pagina dell’ente broadcast -. Sono interessati da questo cambiamento coloro che: guardano i programmi televisivi SSR tramite un’antenna da interni o un’antenna sul tetto; da gennaio 2019 vedono apparire sullo schermo la scritta «DVB-T» nel logo della rete in alto a destra; vedono talvolta apparire sullo schermo la scritta scorrevole che informa sull’abbandono del DVB-T; dopo il 3 giugno 2019 vedranno sullo schermo solo un’immagine fissa con alcune informazioni oppure non vedranno più nessuna immagine.
Cosa bisogna fare? Gli interessati sono invitati a passare a un’altra modalità di ricezione prima del 3 giugno 2019. Le alternative disponibili sono: la ricezione satellitare (DVB-S); la ricezione via cavo (DVB-C); la ricezione via Internet (IPTV con decoder o streaming)”.
Ma l’avvicendamento tecnologico elvetico non riguarda solo la tv. Presto anche la FM svizzera sarà oggetto di abbandono e le trasmissioni radiofoniche saranno udibili solo in DAB+ e IP. E proprio a riguardo dell’IP, Broadcast.ch informa delle grandi potenzialità del Podcast, anche se soprattutto in relazione all’imponente vendita di smart speaker Google Home e Amazon che, come in Italia, nella Confederazione elvetica costituiranno il principale regalo del Natale 2018.
“La tecnologia podcast, un termine composto che deriva dall’unione di iPod e broadcast, permette di scaricare le trasmissioni radio da internet in un lettore portatile e di ascoltarle successivamente in viaggio – spiega Broadcast.ch -. In questo modo siete completamente indipendenti dagli orari di trasmissione prestabiliti. Il download si effettua con un apposito programma (per esempio iTunes, Windows Media Player, VLC Player) e potete addirittura abbonarvi. Con l’abbonamento, le nuove puntate vengono caricate automaticamente nel vostro computer, in modo che possiate copiarle sul vostro lettore portabile”.
L’offerta di reti online della SRG SSR prevede ormai oltre a duemila emittenti radiofoniche da tutto il mondo, una serie di brand bouquet in diversi formati dati.
22HBG, la società italiana che insieme a Consultmedia (struttura di competenze a più livelli collegata a questo periodico) per prima ha predisposto un service di assistenza per la realizzazione di skill per Amazon Echo (lo smart speaker governato dall’intelligenza artificiale Alexa) e di action per Google Home (pilotato da Assistant), dichiara per voce del suo CEO Gianluca Busi a riguardo dell’interesse della radiofonia (e non solo) verso gli smart speaker: “Entro la fine di questo anno saranno venduti circa 60 milioni di device; il doppio del 2017 (nel 2016 erano 5 milioni). In occasione del Twenty Twenty (2020-2022) saranno 175 milioni in oltre 75 milioni di appartamenti americani. In Brasile, Cina e India entro dicembre 2018 gli smart speaker serviranno un terzo della popolazione residente. Gli smart speaker arriveranno al 50% della popolazione americana in meno di 5 anni”.
“Per darvi un esempio, i telefonini hanno impiegato quasi 7 anni, la TV circa 13, la radio 20. Ed è proprio la radio a pagare il prezzo più alto, perché chi utilizza gli smart speaker passa il 40% di tempo in meno sulle stazioni FM. Un cambiamento radicale, probabilmente quello che influirà più pesantemente sul nostro comportamento perché agirà sul fattore esperienziale, sulla comodità di utilizzo e sulla precisione delle risposte alle nostre domande. Oltre ad allontanarci dalle stazioni radiofoniche, gli smart speaker ci “riporteranno” ad un utilizzo più consapevole di ascolto proprio perché ci consentiranno di vivere un’esperienza differente dal solito”, ribadisce il portale Billboard.it.
Che ricorda che “il 34% degli utenti che utilizzano Amazon Echo o Google Home passa più di quattro ore al giorno ascoltando musica, contro il 24% degli utenti “comuni”, anche se poi la qualità audio non influisce più di tanto sulla scelta dell’amplificatore: solo il 7% dei possessori ha fatto una scelta in base alla purezza del suono, mentre il 14% ha fatto la sua scelta in base all’accuratezza del riconoscimento vocale. Ci guadagneranno i servizi di streaming, perché il 48% dei possessori degli smart speaker si iscrivono a Spotify, Deezer e altri Digital Service Provider. E ci guadagnerà anche la nostra “salute digitale” perché dialogare con Alexa, Cortana o Siri ci farà usare meno lo smartphone (- 34%), la TV (- 30%), il tablet (- 27%) e il computer (- 26%, dati Edison Research per NPR)”.
Gli svizzeri hanno capito bene la rivoluzione in arrivo e stanno avvertendo utenza ed operatori a cavalcarla.
Da noi, purtroppo, si opera ancora nella convinzione che la tv digitale terrestre e la radio analogica (FM) saranno eterne. (M.L. per NL)