Il superamento dell’ascolto radiofonico digitale sull’analogico non è più un tabù nemmeno nel nostro paese. Se ne comincia a parlare. Ed è giusto che lo si faccia, per non essere presi in contropiede.
Partiamo da due dati di cui spesso abbiamo discusso su queste pagine in tema di ascolto radiofonico: quello relativo alla fruizione delle trasmissioni nell’indoor (case, luoghi di lavori ed esercizi commerciali) e nell’outdoor (essenzialmente automobili).
Il primo caso
Nel primo caso, l’ascolto analogico (FM) è vincolato alla presenza dei ricevitori ormai crollati a circa 1/4 delle abitazioni. In altri termini, solo in una casa su quattro è presente un ricevitore FM. Con una considerazione importante: si tratta di una media, che vede il nord Italia con una penetrazione ancora inferiore (tra 1/4 e 1/5) ed il Sud in situazione superiore (circa la metà, ma con una progressione alla riduzione molto rilevante).
E il secondo
Nel secondo caso, l’ascolto analogico tiene pressoché ovunque, visto che la presenza di ricevitori digitali (DAB+ e device IP, in testa lo smartphone in mirrorlink) non lo rimuove, ma al limite lo affianca.
Comportamento dell’utente in auto
Va però detto che, a livello comportamentale, la disponibilità di sorgenti digitali marginalizza quella analogica.
FM ai margini con l’abitudine al digitale
Chi ascolta in DAB+ e IP generalmente non utilizza più la FM (o comunque ne riduce fortemente l’impiego).
Il confronto inglese
Sulla base di queste premesse, cerchiamo di verificare se quanto accaduto in UK, dove l’ascolto digitale ha superato quello analogico, è replicabile in Italia in un lasso di tempo di circa 5 anni.
Il superamento UK
I dati del rilevatore UK sull’ascolto radiofonico, RAJAR, pubblicati nei giorni scorsi e relativi il primo trimestre del 2022, hanno confermato un gradimento molto alto delle trasmissioni radiofoniche (un vero e proprio record) con oltre 37,2 milioni di ascoltatori a settimana.
Metro
Dato che, tradotto in percentuale, conduce all’89% della popolazione che ascolta stabilmente le trasmissioni radiofoniche.
Trend costante
Il trend è costante, visto che il precedente tetto del 36,8 milioni era relativo al terzo trimestre del 2021.
Più tempo per la radio
Aumentata anche la quota del tempo di ascolto per la radio commerciale salita al 48,4%, dal 48% del trimestre precedente.
Superamento del digitale sull’analogico
Ma il punto più interessante è che l’ascolto digitale totale (DAB, tv digitale, IP nelle sue forme variegate: smartphone, smart speaker, pc, tablet, smart tv) è ora pari 67,9% di tutto l’ascolto radiofonico e coinvolge il 75% della popolazione.
Merito soprattutto del DAB
Ciò è dovuto principalmente al DAB che pesa per il 41,1%, ossia oltre il 60% dell’ascolto digitale.
Ma anche gli smart speaker aiutano
RAJAR in questo trimestre, peraltro, per la prima volta ha registrato separatamente gli smart speaker, che rappresentano quasi la metà dell’ascolto online con quasi il 10% dell’ascolto totale. La conclusione del caso UK è pertanto che il digitale fa bene alla radio, avendone rafforzato l’ascolto complessivo.
Il superamento nostrano
Il quesito che ora ci poniamo ovviamente non è se il superamento dell’ascolto digitale sull’analogico avverrà anche da noi, essendo un’evoluzione normale del medium. La domanda, semmai è: in quanto tempo accadrà?
Break even entro il 2025
Secondo Eugenio La Teana, head of innovation presso RTL 102.5, membro dello Steering Board di WorldDAB e Country Manager di Radioplayer, recentemente intervistato da NL, il “break even potrebbe arrivare tra due o tre anni (2025 NDR)”.
10 mln di ricevitori DAB+
La valutazione di La Teana si basa anche e soprattutto sul fatto che i ricevitori DAB+ si stanno avvicinando “ai 10 milioni”.
Informazione e cultura DAB+
“E’ un dato che ci arriva dai ricevitori venduti più l’immatricolato. Stiamo anche lavorando per sensibilizzare gli ascoltatori sul DAB, visto che con i ricevitori in auto a volte l’utente neppure sa di ascoltare in digitale.
La curva
La curva è in costante crescita, proporzionale alla vendita delle nuove vetture“, ha spiegato a NL La Teana.
La risposta alla domanda
Anche assumendo a riferimento il trend evolutivo della radio in UK, mercato digitalmente più evoluto di quello italiano, ma non così distante, in questa prospettiva è pertanto possibile rispondere affermativamente alla domanda iniziale.
Ma non confondiamo i piani
Sebbene va detto che il superamento dell’ascolto digitale sull’analogico non deve indurre a pensare che la modulazione di frequenza possa essere oggetto di disimpegno al giro di boa.
Switch-off FM/DAB+ sarebbe follia
“Uno switch off, sarebbe una follia. Priveremmo ancora tante persone della possibilità di ascolto”, aveva sottolineato La Teana.
Est modus in rebus
Ma se difendere la FM è un diritto/dovere degli editori radiofonici, altrettanto va detto della promozione dell’ascolto digitale.
Valorizzazione e coltivazione
La fruizione numerica deve essere valorizzata e coltivata proprio perché è un passaggio ineludibile della crescita del medium radiofonico.
Troppo poco, impegno per favorire il superamento
Un lavoro di incentivazione che va svolto sia da parte del regolatore e del legislatore che degli stessi operatori, i quali stanno indubbiamente facendo veramente troppo poco per consolidare presidi strategici della fruizione digitale.
Dashboard, smart speaker e tv
A partire dal dashboard delle auto (dove il ritardo rispetto agli over the top dello streaming audio on demand è evidente) per passare dagli smart speaker e giungere sul device primario dell’indoor: la televisione.
Rallentare per difendere non è una buona strategia
Perché rallentare l’affermazione dell’ascolto digitale nel tentativo di difendere il presidio della FM – come più d’uno sembra fare – significa solo regalare un vantaggio competitivo ai concorrenti della radio. Come Spotify. (M.L. per NL)