Radio. Dopo la cattiva pagella (per la maggior parte degli editori nazionali) le buone nuove di FCP: a giugno raccolta pubblicitaria a +6,9%

giugno, 2018

L’Osservatorio FCP-Assoradio (FCP-Federazione Concessionarie Pubblicità) ha raccolto i dati relativi al fatturato pubblicitario realizzato dagli operatori radiofonici nazionali nel mese di Giugno 2018.
Il fatturato pubblicitario (nazionale) del mezzo Radio ha registrato nel mese di Giugno 2018 un dato pari a +6,9 rispetto al corrispettivo 2017, corrispondente ad un fatturato totale di € 35.621.000,00, secondo un percorso in costante e rilevante ascesa ormai dal 2014, anno considerato di uscita dalla crisi economica mondiale per il medium radiofonico.
“A Giugno, ad oggi il mese col fatturato più alto nell’anno, la Radio riprende il suo percorso di crescita che prosegue pressoché ininterrottamente dalla fine del 2014 – ha commentato il Presidente di FCP-Assoradio Fausto Amorese  – L’Osservatorio FCP-Assoradio rileva infatti un progresso del +6,9% sullo stesso mese del 2017 e addirittura del +16,4% rispetto al 2016.

Il fatturato dei primi sei mesi arriva a segnare un incremento del +6,8% rispetto all’anno precedente. Sia nel mese che nel semestre segnaliamo inoltre una sostanziale tenuta, e in alcuni casi un aumento, delle tariffe. Tutti indicatori che stanno a significare da parte di chi investe una consolidata e crescente fiducia nel mezzo e nei risultati che produce”.
Il risultato positivo sul piano commerciale compensa i deludenti risultati conseguiti dalla maggior parte degli editori nazionali nel primo semestre 2018 nell’indagine del Tavolo Editori Radio (TER), che, tra l’altro, ha accertato che poco meno di un milione di ascoltatori della radio si sono dedicati alla fruizione di altri contenuti (si suppone streaming on demand).
Sulle motivazioni delle scarse performance del medium (in alcuni casi addirittura delle importanti retrocessioni) come rilevato dal TER si stanno interrogando un po’ tutti, analizzando il problema sia sotto il profilo dei cambiamenti delle abitudini del pubblico che dell’avvicendamento tecnologico molto rapido, passando per l’eccessiva omogeneità dell’offerta radiofonica italiana, quantomeno nazionale. (E.G. per NL)

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